venerdì 11 marzo 2011

capitolo 2

Capitolo  2 – Francies





Ci preparammo raccogliendo le nostre cose ed io cominciai a sentire il dolore del distacco che sarebbe senza dubbio avvenuto molto presto e che come una serpe strisciante stava stritolando il mio stomaco...non lo volevo, ma non potevo evitare in alcun modo che accadesse.
-Ti piace il pesce? - Rimasi sorpresa della sua domanda , ma risposi comunque.
- Si certo...ma non credo che ci siano ristoranti aperti da queste parti. –
-Mmm… e dimmi, quand'è che ti aspetta la tua amica?- Lo guardai con un mezzo sorriso trattenuto con difficoltà ...sperando. Risposi sinceramente.
- Barbara mi ha detto che posso andarci in qualsiasi momento e il mio intento era quello di farle una sorpresa, non le ho detto quando sarei andata da lei di preciso. –
- Meglio così...ti porto con me! Lasciami fare una telefonata per sistemare le cose e poi...Ah… la tua auto è a noleggio vero?- Rimasi come una sciocca con la bocca aperta e risposi balbettando.
- Si certo, sto aspettando che la vengano a sostituire per continuare il viaggio. -
- Lascia fare tutto a me e rispondi solo ad una domanda con un si oppure un no...- fece una pausa ed io rimasi imbambolata a guardarlo.
- Vuoi venire a cena con me nel mio posto speciale?-
Lo guardai in quegli occhi limpidi e sconvolgenti  e inevitabilmente sorrisi...
- Si...direi che la risposta è si. –
- Allora ti prego di aspettarmi qui, mentre sistemo le cose e...volevo anche ringraziarti...sono felice che il caso ti abbia condotta qui, la tua presenza mi fa stare bene...non so ancora perché, ma intendo scoprirlo. -
 Mi lasciò sola per meno di dieci minuti, ma mi sembrarono un'eternità. Cominciavo ad abituarmi alla sua presenza e alla sua voce e quel vuoto che aveva lasciato allontanandosi già mi pesava.
 Com'ero sciocca... ma dopo tutto c'era qualcosa di magico in quello che mi stava accadendo e non volevo perderne nemmeno un istante.
Recuperai le mie cose nella mia stanza e cominciai a prepararmi cambiandomi d'abito...un jeans e qualche camicetta erano tutto quello che mi ero portata in valigia, assieme al grosso maglione di cashmere blu che mi accompagnava sempre, durante l'inverno, come una sorta di coperta di Linus.
Indossai ancora le mie All Star un po' consumate, maledicendomi per non essermi portata nulla di più carino...e in quel mentre lui entrò in camera.
- Sei pronta?-
- Certo. -  
- Allora andiamo. -
 Sorrise raccogliendo la mia sacca da viaggio e tendendomi l'altra mano.
 Era splendido nel suo giubbotto nero di pelle e i jeans un po' sdruciti e notai con piacere che indossavamo le stesse scarpe.
 Raggiungemmo l'esterno dell'albergo passando per un'uscita secondaria. L'auto era già pronta con i suoi bagagli caricati e non dovemmo fare altro che saltarci dentro e partire...verso una destinazione che non conoscevo e che ora ero curiosa di scoprire.
L'auto era un modello Corvette Cabrio del '65 che mi raccontò aver avuto in regalo dal padre che da sempre commerciava in macchine sportive d'epoca con gli States e che Robert aveva deciso di portarsi da Londra per spostarsi liberamente quando era solo.
Non mi accorsi nemmeno di che colore fosse...bevevo tutti i suoi racconti come un assetato nel deserto e niente fino a quel momento mi ero sembrato tanto interessante quanto tutto cio' che egli raccontava della propria vita vera...quella che pochi potevano dire di conoscere.
La capotta della macchina era chiusa vista la stagione e l'interno era un po' stretto, ma non mi dispiacque per nulla rimanere vicini e raccolti …a condividere i nostri pensieri.
-Ho un amico che vive vicino a Malibù che gestisce un piccolo ristorante sulla spiaggia...niente di eclatante come posto, ma si mangia il miglior pesce di tutta la costa. L'ho conosciuto molti anni fa a Londra e per qualche anno ci siamo anche frequentati...Mi ricordo che una volta mi fregò pure la ragazza...pensa..me l'ero proprio dimenticato..ahaha...beh! Un bel giorno decise di fare una vacanza qui in America e non è più tornato. Dice che la vita qui è più serena e che ciò che fa lo rende felice...e quando lo guardo negli occhi...leggo in lui la serenità che ancora io non ho trovato. -  
- Non credevo che la tua vita non ti piacesse, in fondo fare l'attore non è quello che avevi sempre sognato?- Mi girai a guardarlo, in attesa di risposta.
- Non è facile da spiegare, non è il tipo di lavoro che mi pesa...anzi...sono felice di recitare... che mi pesa è il non avere più una vita mia. –
- Facciamo così allora. - ...gli dissi sorridente …- oggi saremo solo Rob e Francies e non dovrai fare altro che dimenticarti per un po' il tuo cognome ok? Non credere che sia facile nemmeno per me farlo...Essere una persona comune è altrettanto faticoso per certi versi, credimi… ed essere ignorati del tutto può essere molto spiacevole. Ci stai?-
 Si volse verso di me e sorridendo nel suo modo strepitoso mi appoggiò la mano sul ginocchio.
- Sai che sei proprio strana ?- Appoggiai la mia sulla sua distrattamente e il contatto fu piacevole...quasi familiare.
- Non hai risposto!-
- Ok ci sto! Ma continuo a pensare che tu sia tutta matta. -
 Era dolce la sua voce e un po' più distesa...era sereno.
 Percorremmo la strada che ci divideva dalla meta chiacchierando un po' di tutto e man mano che si allentava quella tensione che prima mi inibiva uscì il pagliaccio che da sempre viveva dentro di me. Amavo fare battute e raccontare piccoli episodi divertenti della mia vita e vedere le persone intorno a me ridere di gusto fino alle lacrime.
 Lo facevo da sempre...ma non certo con lui di fianco.
Rise sereno togliendo quel berretto e quegli occhiali che usava sempre, gettandoli nel sedile posteriore come se non gli servissero più. Eravamo solo due ragazzi che vivevano la loro età.
 Le nuvole che al mattino coprivano il cielo si erano nel frattempo diradate e il sole rosso copriva l'orizzonte come una palla di fuoco incendiando il tramonto di mille sfumature vermiglio...il colore delle sue labbra.
Robert accostò l'auto sul ciglio della strada che costeggiava l'oceano, proprio nel momento in cui il Sole si tuffò nelle sue acque tingendole di luce abbagliante e di magia...
- Hai mai visto niente di piu' bello? - dissi rapita.
 - Si - rispose... - TE -
 Girai la testa verso di lui e lo ritrovai ad un soffio dal mio viso...sorrideva con le labbra appena schiuse e non staccava i suoi occhi da me. Il mio respiro si fece ansioso e dovetti costringermi a cercar l’aria …non feci in tempo a dire nulla.
 La sua bocca coprì la mia dolcemente …senza fretta…a piccoli e delicati morsi e il contatto mi provocò lunghi brividi lungo la schiena, mentre quegli occhi dalle ciglia lunghissime si perdevano nei miei lasciandomi senza fiato.
- Non dire niente...- pronunciò sulle mie labbra bagnate...- lascia che sia io a dirti di più. - ...e continuava ad accarezzare le mie labbra con le sue...leggero...facendomi impazzire.
- Hai acceso qualcosa in me… - continuò avvolgendomi tra le braccia - …e non riesco a darmi pace...- Tenevo gli occhi chiusi stringendo le mie dita tra i suoi capelli spettinati che mi solleticarono quando scese a baciarmi il collo.
 Sentii un calore crescere dentro di me e salire fino ad annebbiarmi la mente.
- Ti prego Rob...- gemetti...
- Shhhh...lasciati andare…- e annegai in lui.
La cosa che mi lasciava perplessa era la familiarià che trovavo nei nostri gesti più intimi, come se i nostri corpi si conoscessero da sempre e le nostre mani sapessero esattamente dove andare per dare piacere.
 Adoravo il calore dei suoi gesti mai invadenti e sempre dal tocco gentile.
 C'era quel rispetto che mi permetteva di non sentirmi usata, ma piuttosto coinvolta da un uomo che avevo mille volte accarezzato nei miei sogni più nascosti. Quando mi abbracciava e mi stringeva a sè era attento, delicato e infinitamente dolce....irresistibile. Teneramente lo accarezzai sollevandolo dal mio petto sopra il quale aveva trovato rifugio e gli regalai un sorriso.
- Si sta facendo buio, cosa ne dici se andiamo dal tuo amico?- Si sollevò sospirando.
- D'accordo...anche se sarei rimasto volentieri qui ancora un po'. -
 I finestrini dell'auto erano aperti e una folata di vento freddo proveniente dall'oceano fece vortice tra i miei capelli scompigliandoli e dandomi i brividi.
- Hai ragione tu...comincia a fare freddo, scusami. –
Sollevò  la mano e sfiorandomi la guancia con le dita mi sistemò una ciocca dietro l'orecchio.
- Sei davvero bellissima...non immagini quanto. - Il mio cuore prese il volo imporporandomi le guance e abbassai gli occhi un po' a disagio.
Avviò l'auto dirigendosi lungo un percorso parallelo alla via principale che finiva in una piccola pineta un po' in disparte...quasi nascosta...riparata dalla strada.
- Siamo arrivati, non eravamo lontani, ma valeva la pena fermarsi a godere del tramonto...non credi?-
Annuii ancora in imbarazzo per le parole di poco prima e mi voltai per vedere cosa si nascondesse al riparo dei pini...


2 commenti:

Perla ha detto...

Francies...è meraviglioso...poi come descrivi lui...

Anonimo ha detto...

bello...fluido...
(manu)