lunedì 21 marzo 2011

capitolo 22

Capitolo 22 - Francies



C’era stato un tempo in cui avevo creduto di potercela fare a vivere in quel modo…ma era durato poco più di un mese…dopo il quale ero fuggita dalle telecamere e mi ero rifugiata in casa…lasciando che il mondo di fuori…mi credesse morta.

Mio padre aveva lasciato nelle mie mani le redini di un impero che aveva costruito dal niente e che aveva assicurato a me e alle mie sorelle la sicurezza economica che ci avrebbe permesso di scegliere il nostro futuro…decretando però anche la sua fine…quando il suo cuore aveva ceduto sotto lo stress di un impegno troppo gravoso per chiunque.

Il marchio dell’azienda di famiglia aveva popolato le vetrine di mezzo mondo, vestendo i figli di molte generazioni, dando lustro alla creatività di una donna straordinaria qual’era mia madre.

Passerelle…
Inaugurazioni di boutique…
e alta moda….
 erano all’ordine del giorno, ma come ultima arrivata di tre figlie ne ero stata tenuta ai margini fino alla maggiore età, seguendo le gesta di mio padre come fosse il mio eroe delle favole.
Uomo affascinante e dinamico aveva saputo gestire la “grande macchina” che aveva costruito, con eleganza e determinazione…consapevole che ogni cosa un giorno sarebbe passata nelle nostre mani ed era questa la ragione che lo spingeva a mettere in essa tutte le sue energie.
Dopo la sua morte… mia madre, distrutta dalla perdita, aveva abbandonato il suo posto lasciandolo a mia sorella Polette che l’aveva seguita fin dal principio…ricalcando le orme ormai consolidate da anni vissuti al suo fianco.

Claire, la mia sorella maggiore, si era sempre occupata dei collaboratori che ruotavano intorno all’azienda..senza i quali non sarebbe stato possibile assolvere alle enormi responsabilità alle quali bisognava far fronte.

Il mio compito era quello di continuare a far gareggiare la grande macchina…in quel fangoso mondo popolato di squali …chiamato commercio.

Gli occhi erano tutti puntati su di me, curiosi di scoprire se fossi o meno all’altezza di mio padre e pur avendoci seriamente messo tutto il mio impegno….avevo fallito.

In meno di due anni ogni cosa era stata distrutta e di quel grande impero…era rimasto solo il grande marchio in bronzo raffigurante il nostro panda …che mio padre aveva voluto fortemente fosse impresso nella cancellata della villa che fungeva da centro direzionale della nostra grande azienda.
Segnata dal fallimento avevo lasciato la mia città…New York… e con quel pò di denaro che mi restava avevo ricominciato la mia vita e pian piano… a sognare di nuovo.

Per gioco avevo iniziato a creare piccoli gioielli e man mano che passava il tempo, un paio d’anni o poco più, quel gioco era diventato una grande passione, fino a sfociare in un business di successo…quasi che tutto ciò che mio padre mi aveva trasmesso col suo esempio fosse venuto fuori di colpo…e riveder nascere nuovamente tutto ciò in cui aveva creduto… mi aveva ridato speranza.
Avevo lasciato alle spalle il mio passato, coltivando nuove amicizie e vivendo la mia vita in modo semplice, rifuggendo tutto ciò che nel lavoro comportasse la mia presenza e delegando ad altri gli oneri delle relazioni con clienti e fornitori.
 Nessuno sapeva chi fosse Francies Cullen…ed anche se questo avrebbe deluso mio padre…non ero intenzionata a cambiare la cosa.

Per tutti questi motivi comprendevo bene quali fossero le ansie di Robert e come il panico lo afferrasse alla gola quando il mondo si aspettava da lui grandi cose…lo avevo provato anch’io…molto tempo prima di lui.
Ora che il mio volto era uscito allo scoperto mi sarei dovuta sentire minacciata, ma non era così…e ne ero piacevolmente sollevata.
Con lui al mio fianco tutto sembrava differente…meno grigio…meno doloroso..più facile, come se la sua presenza ne determinasse il colore.

Luce…era questa la mia vita con lui a fianco…una calda e splendente luce che toglieva dal mio mondo le ombre sinistre che prima la popolavano.

Ero terrorizzata all’idea che potesse tornare quel buio dentro di me…e se Robert fosse ritornato alla sua vita dimenticandomi…sarei nuovamente sprofondata nell’ombra…a rimirare il Mio Sole nella pallida luce di un video.
Avevo ricevuto in dono l’occasione di vivere quei giorni al suo fianco ed anche se la tentazione di fuggire da un eventuale dolore di perdita mi aveva fatto compiere gesti assurdi…ora ero serena e non avrei voluto essere altrove per nessuna ragione al mondo.
Avevo stretto il suo volto tra le mani non appena eravamo rimasti soli in automobile…ed avevo lasciato che le mie emozioni trasparissero a pieno dagli sguardi nei quali mi ero persa in lui…e mi trattenni a stento dal dichiarargli tutto il mio amore…certa che se mi avesse guardata veramente…lo avrebbe capito ugualmente.

2 commenti:

dany ha detto...

ora si comincia a scoprire l'identità di francies.........

Andrè ha detto...

ECCO HO LETTO ...... MI SONO AGGIORNATA.....STO MEGLIO, CHE BELLO QUESTO SOGNO....