Capitolo 7 - Francies
Il vento soffiava attraverso la trama del mio maglione facendomi rabbrividire e imprecai per non essermi portata niente di più pesante, ma non era quella la cosa che mi faceva soffrire di più. Trattenevo le lacrime quasi a soffocarmi, per essere stata tanto scema da illudermi da sola.
Cosa volevo provare con il mio comportamento? Che tutto al mondo era possibile?
IL mondo del cinema era anni luce distante dal mio…Rob era lontano da me anni luce. Continuavo a ferire il mio orgoglio con tutte le mie energie , ma nel mio cuore sentivo che non era quella la verità.
Robert Pattinson non era un uomo che viveva il suo lavoro a trecentosessanta gradi, aveva una vita propria che teneva gelosamente nascosta agli occhi del pubblico dove era semplicemente un ragazzo con la sua chitarra che amava le cose semplici e stare con gli amici…ed io avevo avuto la fortuna di farvi parte e di conoscere quel lato di lui …e mi era piaciuto ancor più dell’altro che già amavo alla follia.
Camminavo senza una meta, sfogando la rabbia verso me stessa colpendo l’aria con i pugni e i sassi con calci a vuoto, mentre le lacrime pian piano presero a rigarmi il viso bagnandomi la camicia.
Dovevo smetterla di compiangermi e di combattere contro me stessa, dovevo tornare alla realtà…anche se non era certo una vita da sogno.
Avevo avuto il mio angolo di Paradiso e potevo solo compiacermene…ora era il momento di tornare nel purgatorio della vita vera. Cercai di asciugare il viso con la manica del maglione. Non me ne fregava niente di impiastricciarmi tutta…non mi fregava più niente di niente e camminavo...camminavo….accorgendomi pian piano che intorno non vi era anima viva e che guardando l’orizzonte non vi erano abitazioni o altre strutture.
L’unico rifugio che riuscii a scorgere fu una di quelle torrette da bagnino alla Bay watch che si vedevano nei telefilm e completamente congelata mi diressi verso il mare che impetuoso continuava a riversare sulla spiaggia le sue enormi fauci quasi a volermi divorare.
Mi lasciai prendere dalle mie fantasie mentre raggiungevo a fatica quel provvidenziale riparo e senza volere rividi il suo volto appena sveglio la mattina….il suo sorriso contagioso che illuminava tutto…l’espressione che aveva mentre facevamo l’amore…e il cuore mi si strinse .
Portai le mani al petto mentre le lacrime ricominciarono a riempirmi gli occhi.
Non lo avrei rivisto più…e la consapevolezza di questa realtà mi spezzò ogni difesa… e cadendo in ginocchio sulla sabbia lasciai che tutto il dolore che avevo dentro sfogasse per potermene liberare. Stringendomi il volto tra le mani piansi tutta la rabbia contro me stessa…il dolore per il senso di perdita…il mio sogno infranto…e non riuscendo a reggermi in piedi rimasi lì, sferzata dal vento gelido che incessante soffiava sollevando la sabbia che mi si posò addosso come un velo pietoso.
“ Basta” pensai …dovevo reagire.
Mi misi carponi aiutandomi con le braccia a sollevarmi da terra e rivolta verso il mare urlai a pieni polmoni tutta la mia frustrazione, cercando con le dita di togliemi la sabbia che si era attaccata al viso bagnato, rimanendo poi a fissare l’orizzonte.
- Ti senti meglio? - Mi girai di scatto su me stessa e qualche metro da me c’era lui che mi guardava con aria smessa.
- Si… - Riuscii soltanto a dire, mentre il cuore prese a martellarmi in petto.
Sembrava in imbarazzo e aveva l’aria colpevole, ma era bellissimo col vento che gli scompigliava i capelli. Si avvicinò lentamente, raccogliendo da terra la sacca che avevo lasciata cadere poco prima.
- Si congela qui fuori…ti prego…torniamo a casa. – Quella frase banale, detta con quel tono di supplica e con quegli occhi sofferenti mi stesero.
Riuscii soltanto a fare un cenno con la testa e uno in fianco all’altra ad occhi bassi tornammo verso la strada dove Rob aveva accostato l’auto…
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