mercoledì 16 marzo 2011

Capitolo 16

Capitolo 16 - Francies


Non potevo credere di andare ad una festa tra i vip…io…Francies Cullen.
   Stare con Robert mi veniva naturale adesso, ma pensare di incontrare la sorella alla sua festa di fidanzamento, con chissà quali invitati, in abito da sera…mio Dio era impensabile.
Robert era stato dolcissimo e mi aveva coinvolta senza nemmeno porsi il problema, ma ero convinta che lo stesse facendo soprattutto per me.
 Sapevo che le feste non gli piacevano e che se era in quella casa era proprio per evitare di sentirsi i riflettori addosso, ma in fondo era sua sorella ed era evidente quanto fossero legati.
Sul divano, a gambe incrociate, fissavo le fiamme del camino, mentre lui al piano superiore si stava vestendo per uscire. Non ero mai stata a Los Angeles e non vedevo l’ora di vedere finalmente con i  miei occhi quelle sfavillante città che tutto il mondo ammirava.
Ero eccitata.
Mi chiesi che cosa lo stesse facendo tardare così e alzai automaticamente la testa per  cercarlo con gli occhi.
Lo vidi al telefono che parlava a voce bassa gesticolando…la musica di sottofondo che si diffondeva per tutta la casa copriva la sua voce e mi chiesi chi altri avesse chiamato.
Non avevo il coraggio di affrontare argomenti che riguardassero la sua vita privata…non ne avevo il diritto…e non mi restava altro quindi che sperare non fosse una donna.
Mi diedi un colpo sulla fronte ricordando che il mio telefono era ancora spento nella borsa e che forse qualcuno mi aveva cercata….difficile dirlo…non mi chiamava mai nessuno.
Mi alzai e stavo salendo le scale quando Robert aveva chiuso la comunicazione e si era voltato a guardarmi sorpreso.
- Dimenticato qualcosa? - Sembrava essere stato colto in fallo.
- Non proprio, ma sai…da quando sono qui ho tagliato anch’io i ponti col resto del mondo e volevo controllare che nessuno mi avesse cercata al telefono.-
Mi resi conto solo in quel momento che nemmeno lui sapeva realmente niente di me…non mi aveva chiesto nulla del mio lavoro…della mia famiglia…a parte i racconti di cui io stessa l’avevo reso partecipe non sapeva altro.
Misi questa sensazione negativa assieme alle altre che si stavano accatastando una sull’altra via via che passavano i giorni. Avrei voluto liberarmene, ma quella sensazione mi perseguitava e di tanto in tanto si faceva strada da sola nella mia testa.
- Certo, hai ragione! Vado a controllare un paio di cose e poi ce ne andiamo ok? La macchina arriverà tra venti minuti.- Lo guardai con aria interrogativa…e lui mi sorrise.
- Certo, la macchina. E’ impensabile per me andare a Los Angeles senza essere accompagnato. Non riuscirei a fare nemmeno un passo fuori  dall’auto che mi salterebbero tutti addosso. Non spaventarti. Lo faccio proprio per stare più tranquillo e per muovermi meglio.Ti dispiace? - Lo guardai come se lo vedessi per la prima volta.
Quella versione di lui ancora non la conoscevo.
- Scusami.  E’ che non me l’aspettavo…a volte dimentico chi sei. -
- Per fortuna. E’ la cosa che mi piace di più di te.-  E mi sorrise convinto di aver detto una cosa carina …invece per me non lo era affatto.
Allontanai i cattivi pensieri… per non rovinarmi la giornata.
Rovistai in quel che restava della mia sacca malconcia e trovai il mio telefono sepolto sul fondo. Schiacciai il tasto di accensione e attesi quei pochi secondi perché  trovasse campo.
Il display si accese non segnalandomi alcuna chiamata…come sempre.
Il fatto che nessuno mi telefonasse dipendeva soltanto dal fatto che io stessa non cercavo mai nessuno…se non per lavoro.
Stare al telefono non mi piaceva, ma sentirlo squillare ogni tanto non mi sarebbe dispiaciuto.
 Lo infilai in tasca e rinunciai a portarmi la borsa che giaceva a terra tutta sporca di sabbia…ero proprio un disastro.
Andai davanti allo specchio del bagno per darmi una sistemata e dopo giorni di assenza…rividi il mio viso. Mi avvicinai allo specchio per guardarmi meglio e fissai negli occhi la mia immagine riflessa per qualche istante.
Sembravo diversa e stentavo a riconoscermi.
Nonostante il lieve pallore dovuto alla stanchezza mi sembravo più bella… I capelli erano più lucidi e lisci…i denti mi sembravano ancora più bianchi…e gli occhi mi brillavano di una luce nuova.
Sorrisi a me stessa….ero follemente innamorata e mi si leggeva in faccia, ma lui?
Cosa sentiva veramente lui?
A volte lo sentivo così vicino da confondermi….altre lontano mille miglia.
Pettinai i capelli legandoli indietro in una coda stretta e aggiunsi al mio look improvvisato un paio di orecchini con un piccolo brillantino che mi aveva regalato il mio ex fidanzato e che avevo conservato come ricordo.
 Il mio lavoro era quello di disegnare gioielli ed ero anche piuttosto brava, ma i marchi prestigiosi per i quali lavoravo non mi avevano mai vista di persona e non potevano sapere che solitamente non indossavo nessuna delle mie creazioni…forse perchè avendoli tutto il giorno sotto agli occhi il solo pensiero di metterli mi dava la nausea.
Forse non ero normale, tutte le donne amavano i gioielli, mentre io preferivo gli abiti…anche se vestivo molto semplice…ero affascinata dall’alta moda e dallo stile ” donne manager” che col loro incedere elegante e disinvolto conquistavano le alte vette della società…impavide e fiere di essere donne.
Non era il mio caso…non più.
- Francies…l’auto è già qui…pensi di farcela?- Com’era antipatico quando voleva…ero proprio indispettita dai suoi continui cambi d’umore.
- Sto arrivando…un secondo!- Tardai apposta…per dispetto.
Scesi le scale con calma e lo vidi attendermi vicino alla porta d’ingresso.
- E’ uscito anche il Sole nel frattempo…siamo fortunati…andiamo dai. –
 Mi fece strada e giunti alla macchina lasciò che l’autista ci aprisse lo sportello salendo disinvolto…prima di me.
Lo seguii e mi girai a fissarlo per un attimo….stava dando istruzioni riguardanti la meta e intanto aveva indossato un berretto di lana e degli occhiali neri che gli coprivano mezza faccia.
- Ma che hai oggi? Sembri diverso. - Notai nella mia voce una nota petulante e ne fui disturbata…non ero mai così.
- Sono soltanto un po’ nervoso, ancora non so quanti giorni potrò rimanere qui…e non ho voglia ancora di tornare a Vancouver…sto meglio dove sto.-
Non menzionava la mia presenza…come non esistessi…o fossi soltanto un piacevole diversivo.
- Dovrò rientare anch’io tra qualche giorno…le mie vacanze stanno terminando. –
Si voltò verso di me, ma non potevo leggere la sua espressione nascosta dietro le lenti scure…sembrò voler dire qualcosa, ma all’ultimo rinunciò, abbassando la testa e volgendosi poi dalla parte del finestrino.
- Quale sarà il tuo prossimo impegno?- Gli chiesi. Sbuffò e rispose senza voltarsi.
- Una pagliacciata che sono costretto a fare perchè la produzione impone le sue regole…sempre. -  Scuoteva la testa e l’umore si rabbuiava sempre di più.
Decisi di cambiare argomento.
- Lo sai che non sono mai stata a Los Angeles? E’ da una vita che ci voglio andare. - Sorrise…per fortuna.
- Davvero? Uh allora devi vedere tutto…sai che ti dico? Cambiamo programma e ti porto a Beverly hills e Rodeo Drive…è uno spasso, a passeggio ci sono dei personaggi che non trovi da nessun’altra parte , nemmeno a Londra …e con questo ho detto tutto. -
- Dici che possiamo? E se ti riconoscono? - Fece una pausa…e poi mi sorrise.
- Farò come al solito. - E non disse nulla di più preciso.
Non riuscivo a comprendere bene le sue reazioni senza poterlo guardare negli occhi, ma il mio istinto mi diceva che la cosa non gli andasse troppo a genio.
Si rivolse nuovamente all’autista per dare nuove disposizioni e poi mi circondò le spalle attirandomi a sé e baciandomi la fronte.
Cercai di rilassarmi e gli sorrisi.
Continuavo a chiedermi che cosa gli passasse per la testa, ma senza risultati.
- Penso che dovremmo fare un regalo di buon augurio ai novelli fidanzati…che ne dici? Dalle mie parti si usa…anche se però non li conosco e non saprei cosa prendere. -
- Lizzy ne sarebbe felice…lui non lo conosco, ma mi sembra un’idea carina. - Il poco entusiasmo che dimostrò mi deluse un po’…non era proprio giornata.
 Freddo e assente.
Cercai di non pensare alle sensazioni negative che continuavano a perseguitarmi….e guardando dal finestrino cominciai a pensare alla serata che l’indomani mi attendeva.
Presi la sua mano che pendeva sulla mia spalla e la baciai incrociando poi le mie dita sulle sue, lui mi sistemò meglio sul suo petto e mi avvolse con entrambe le braccia, stringendomi a sé.
- Stai tranquilla-… mi sussurrò all’orecchio …- sarai la più bella domani sera. - Ma non era quello il pensiero che mi affliggeva.
 I giorni passavano veloci e presto saremmo dovuti tornare alle nostre vite…e mi si strinse il cuore in petto al pensiero di allontanarmi da lui…dal calore delle sue braccia intorno a me…dai suoi sguardi. Non dovevo pensarci…non adesso.
“ Carpe diem…cogli l’attimo ”
Ma dentro di me avrei voluto che quell’attimo…durasse per sempre…

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