Capitolo 10 - Robert
Mi ero infilato un paio di scarpe da tennis senza lacci…odiavo sentire il piede costretto nella scarpa e a ancora mezzo bagnato e con addosso soltanto i pantaloni, ero sceso a vedere di prepararle qualcosa per cena.
L’eccitazione di poco prima mi si era attaccata addosso e non riuscivo a calmare quel fuoco che avevo dentro. Non era stato facile mantenere il controllo con lei nuda e maledettamente eccitante che mi sfiorava senza pudore, mentre cercavo di rimetterla in piedi. Mi ero un po’ spaventato quando l’avevo vista cedere sulle gambe e senza volerlo…mi ero cacciato nei guai.
Misi della musica di sottofondo per creare un po’ d’atmosfera e l’intera casa fu avvolta dal suono flautato del sax di Kenny G….la musica perfetta.
Scossi la testa per dare una sistemata ai capelli e alcune gocce mi colarono sugli occhi scendendo veloci sulla bocca…tirai fuori la lingua e la passai sulle labbra bevendo il sapore di lei che non riuscivo a togliermi dalla testa.
“Dio quanto mi piace”…. pensai tirandoli indietro con entrambe le mani.
Li strinsi forte tra le dita e buttando fuori tutta l’aria dai polmoni cercai di allentare quella tensione che insisteva a stringermi nei pantaloni… dovevo pensare alla cena.
Dolores era un’ottima cuoca e aveva già pensato a lasciare per me alcune pietanze pronte.
Sollevando la leva del frigorifero rosso anni ‘50 scoprii che questa volta aveva dato il meglio di sé.
“ Io quella donna l’adoro…” Era una cena completa per due e vicino al tavolo trovai un biglietto dove mi lasciava le istruzioni per come gestire la cosa.
Preparai vicino al caminetto acceso, le vetrate al tramonto offrivano uno scenario naturale senza pari e anche se il tempo non era dei migliori…la furia del mare rimaneva pur sempre uno spettacolo affascinante…anche se mai quanto lei.
Mi costrinsi ad allontanare quel pensiero… almeno per un po’, non sapevo ancora come sarebbe andata la serata, ma osavo sperare in un lieto fine.
Non riuscivo a togliermi di dosso la sensazione di eccitamento e più ci provavo…piu’ aumentava.
Buttai le mani sotto al getto d’acqua fredda gettandomela in faccia per raffreddare i bollori e in qualche modo la cosa aiutò.
Mi girai cercando tentoni lo straccio che solitamente era appeso lì a fianco e tastai qualcosa di morbido …e caldo.
- Intendi asciugarti col mio vestito? - La sua voce suadente fu come musica… e mi emozionai.
- Beh l’idea non sarebbe male …ti scoccia? - Cercavo di essere spiritoso e disinvolto, ma vederla sorridere a quel modo, con quei lunghi capelli setosi che le incorniciavano il volto rilassato e sereno, avvolta in quell’abito bianco…semplice …che le fasciava il corpo mettendone in risalto le forme… fu troppo e dovetti distrarmi, distogliendo lo sguardo da lei.
Cercai lo straccio costringendomi a non pensare al suo seno generoso che avevo visto nudo e morbido sotto a quell’abito sottile portato sulla pelle.
- Dai che ti do una mano…umm che meraviglia, ma sei tu l’artefice di questo manicaretto? - La vidi affondare il dito nel sugo piccante che accompagnava il piatto messicano di carne di pollo e portarlo alle labbra succhiandolo avidamente.
Mi guardò sorpresa per la mia faccia incantata, mentre lo faceva scivolare fuori lentamente…leccandosi poi le labbra…e ancora.
Non riuscivo a credere che una cosa così innocua mi eccitasse a tal punto….dovetti sedermi per nascondere l’entusiasmo che il mio corpo esibiva senza ritegno e cambiando discorso mi schiarii la voce…e sorrisi come un cretino.
-Ho preparato i piatti accanto al fuoco, ti va di aiutarmi a portare il resto? - Osservavo la sua bocca ancora unta…rapito.
Ricordai l’ultima raccomandazione di Dolores a completamento dell’opera e ne approfittai per indossare il grembiule da cucina a disegni floreali che trovai lì vicino…almeno mi sarei potuto alzare.
Misi le patate sul fuoco e vi versai la salsa che aveva lasciato da parte.
- Senti…intanto che porti sul tavolo questi vassoi, mi dedico al tocco finale..ok? - La vidi raccogliere i capelli con gesto veloce e pinzarli …raccogliere tre vassoi contemporaneamente con estrema facilità e appoggiarli al braccio come una cameriera esperta e poi guardarmi e farmi l’occhiolino…con due sottili ciuffi che le ricadevano ai lati del viso.
- Eh? Visto che roba? Sono una maga a servire al tavolo. Ho preparato cene per eserciti di persone in passato e come vedi qualcosa ho imparato! - Sorrideva …splendida…ed io mi avvicinai approfittando del fatto che avesse le mani occupate.
- Vediamo quanto brava sei…- Raccolsi il suo volto tra le mani e la baciai delicatamente
staccandomi subito dopo… per evitare disastri.
- Eh si….sei davvero brava. - Era bastato un attimo per riaccendere le mie fantasie e lessi nei suoi occhi lo stesso fuoco che bruciava dentro di me…..bellissima.
Si allontanò lasciandomi intravedere in controluce le sue curve morbide ed ambrate ed io sospirando mi voltai a terminare la mia opera…..era cotto…e lo ero anch’io.
La raggiunsi e ci sedemmo intorno al tavolo imbandito, sopra ad una montagna di cuscini che fungevano da soffici sedute.
La musica lenta e sensuale sembrava seguire il ritmo delle lingue di fuoco che crepitavano sulla legna ardente ed era affascinante lasciarsi catturare dalle immagini suggestive che suggeriva ad ogni danza. Il calore era gradevole e il profumo della legna aggiungeva quel tocco di esotico alle pietanze speziate che stavamo gustando.
- Raccontami di questa casa, ce l’hai da molto? - Formulò la domanda dopo aver sorseggiato dal calice di vino rosso che le avevo appena versato.
- In realtà no. Un amico, Kellan…lo conosci, l’aveva adocchiata tempo fa, ma dopo essersi reso conto che era un po’ troppo fuori mano ha deciso di cercarla altrove e mi ha chiesto se ero interessato ad averla io e così…eccomi qui. Ti piace? A parte le statue di legno si intende. - Sorrise illuminando il mio cuore.
- E’ molto bella si, ma mi chiedevo perchè fuori mano andasse bene a te….da cosa ti nascondi?-
Aveva colto nel segno e mi rabbuiai, ma per evitare altre gaffe finsi di non aver capito l’allusione.
- Ti sbagli, non mi nascondo da niente, solo amo la tranquillità e questa è la mia isola di pace. Non mi sembra una cosa insolita. - Raccolsi una coscia di pollo prendendola dall’osso e intingendola nella salsa piccante la portai alla bocca…staccandone la carne a morsi.
- Forse mi sbaglio…scusami.- Si era accorta del mio disagio, forse non ero poi così bravo come attore.
- E di che cosa? Forse di essere fuggita via spaventandomi a morte? Ti perdono solo se tu perdonerai me. L‘altra sera sono stato davvero arrogante senza motivo e me ne dispiace davvero…mi perdoni? - Fu lei questa volta a farsi buia in volto e deciso a chiarire la cosa…andai fino in fondo.
- C’e qualcos’altro che non mi hai detto? Dimmi…ti prego, non voglio più tensioni tra noi…coraggio! - Abbassò gli occhi e disse soltanto due parole.
- Quella donna…- All’improvviso mi fu chiara ogni cosa e non riuscii a non scoppiare a ridere.
- Hai visto Lizzy? Non credevo fossi sveglia. -
- Invece lo ero e vi ho visti… fuori…vicino all’auto. E’ molto …carina. - Balbettò a disagio.
- Certo che lo è…somiglia tutta al fratello. Lo dovresti vedere…un figo della madonna. -
- Non mi interessa. - Non ci arrivava, era buffissima.
- Invece dovrebbe…perchè sono io. - La vidi illuminarsi dalla sorpresa e via via arrossire come se l’avessi scoperta col dito nella marmellata.
- Dai…giura…che stupida non averci pensato. - La sentii sospirare di sollievo e mi fece tenerezza.
La sua gelosia così evidente riaccese le sensazioni da poco sopite e avvertii forte il desiderio di abbracciarla…non era il momento, volevo che prima fosse tutto perfetto.
Il suo sorriso era contagioso e il buon umore le ridava la luce che amavo tanto in lei. Era strano doverlo ammettere, ma averla a fianco mi faceva stare bene come non mi sentivo da tanto tempo…anche soltanto starla a guardare mi aiutava a dimenticare ogni altra cosa.
Rimasi a contemplare ogni suo piccolo gesto come se fosse al rallentatore…il modo di scostarsi i capelli dal viso…di gesticolare mentre parlava con estrema calma…il tono basso della sua voce calda e sensuale…non vedevo altro che lei, mentre la musica accompagnava ogni fotogramma imprimendolo nella mia memoria.
Le sorridevo senza abbandonare mai i suoi occhi, anche quando prendeva il cibo affondando le dita nel sugo, senza timore…era splendida.
- Oh…ci siamo dimenticati delle salviette di carta, vado a…-
- Non servono…- La interruppi sollevandomi sulle ginocchia e sporgendomi presi la sua mano tra le mie.
- Ah…noo? - Disse in un sussurro, a labbra appena schiuse. Era irresistibile.
L’avvicinai alle mie labbra e leccai una goccia che colava fino al palmo…lento…senza fretta.
Le uscì un gemito che faticò a nascondere e in me si accese immediato il desiderio, ma non volli cedervi e continuai la tortura succhiando e giocando su ogni piega della sua mano esile.
La guardavo accendersi via via di desiderio e rimasi sconvolto dalla carica erotica che traspariva dalle sue espressioni quando si eccitava. Tratteneva a stento il fiume di emozioni che stava vivendo e potevo quasi sentire la forza intensa della passione che la consumava.
Il calore si propagò nel mio corpo come un uragano e mi travolse…quando girando attorno al tavolino...l’ebbi così vicina da sentire il palpito nel suo petto…e rimasi senza fiato quando il suo seno eccitato e turgido ondeggiò sul mio petto sfiorandomi appena.
Ero perso …pazzo di lei….
1 commento:
O__O Divino.
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