giovedì 31 marzo 2011

capitolo 33

Capitolo 33 - Robert



Lasciammo l’albergo in tutta fretta, trascinandoci dietro un paio di fotografi che armati di obiettivi macro tentavano di rubare immagini compromettenti, ma non mi importava nulla perchè oltre lei…non esisteva niente.
La carriera…le mie fans…la paura…..non appena guardavo Francies negli occhi… non esistevano più.
Era come se l’angoscia fosse improvvisamente svanita e avesse spazzato via quel dolore sordo che mi attanagliava il cuore, liberato del peso di quella sofferenza che trascinavo stancamente dalla lungo tempo.
Ogni istante vissuto inghiottivo quel che rimaneva della mia vera essenza, temendo un giorno…forse…di non esistere più.
Osservavo la mia vita scorrermi accanto, inseguendola per non perdere il contatto con la realtà, ma non avevo entusiasmi…o mete…o una vera casa….niente.
La fatua consistenza dei personaggi che interpretavo mi dava l’illusione di poter provare emozioni che nella realtà non avevo mai vissute e attraverso loro trovavo conforto, continuando a recitare la felicità che non provavo…finchè per caso avevo incontrato lei che, senza clamori, aveva aperto l’uscio del mio cuore e vi si era stabilita con naturalezza…finalmente a casa propria.
La guardai mentre si sistemava l’ampia gonna per non sgualcirla e le sue mani accarezzavano la seta che frusciante ricadde sulla mia mano posata accanto a lei.
- Sei davvero bellissima con quest’abito lo sai?...Fatico a credere che tu abbia rinunciato alla tua vita di un tempo, sembri nata per questo. Ti ho osservata mentre eravamo da Tiffany e devo dire che sono rimasto rapito dalla tua innata eleganza e padronanza di te. Ti pensavo fragile e indifesa…e invece sei un vortice di sorprese…una donna fantastica e sicura di sé. Mi piaci. –
 Feci scorrere le dita sulla sottile stoffa…raggiungendo la sua mano e stringendola nella mia.
 Lei sorrise.
- Non sono esattamente come credi tu, ma quel che sono non lo so più nemmeno io ormai. Hai stravolto la mia vita in pochi giorni….o forse nell’attimo in cui mi hai sfiorata. Non ho voluto che accadesse…è successo e basta. –
 Rimase ferma al suo posto, ma fu come se si fosse gettata tra le mie braccia tanto era forte l’energia tra di noi.
 Sospirai perdendomi nel suo sorriso che colmava ormai ogni residuo di vuoto che c’era in me, mentre l’auto riduceva la velocità in prossimità della meta.
- Sei pronta ad affrontare la serata? -
 - Non lo so…dovrei preoccuparmi? -  Sembrava sorpresa.
- Sarà più facile di quanto pensi. I musicisti sono molto più alla mano degli attori e sanno soprattutto come divertirsi…vedrai. Quella che mi preoccupa è Lizzy…da lei c’è da aspettarsi di tutto…tieniti pronta. –
Scoppiò a ridere pensando che scherzassi, ma non conosceva mia sorella e forse…era meglio così.
La macchina accostò fuori dalla villa lungo un grazioso vialetto finemente curato e una volta sceso feci il giro dell’auto per aiutare Francies a non inciampare sui tacchi.
Era terrorizzata di non riuscire a sostenerli dopo tanto tempo che non li portava, ma ero sicuro, dopo averla vista camminare disinvolta, che la sua fosse solo suggestione.
 Erano appena un paio le auto parcheggiate sul prato…quindi eravamo in orario…o quasi.
Feci appena in tempo a pensarlo che fatto un passo dentro la villa Lizzy mi accolse a suo modo…come sempre.
- Ti avevo detto di essere qui alle sette e invece sei in ritardo. –
Le guance troppo truccate o forse le vampate di rabbia la fecero sembrare ridicola e invece di arrabbiarmi scoppiai a ridere.
- Ti senti bene sorellina? Hai l’aria di una che è stata appena inseguita da un cane rabbioso…Ti ha morsa per caso?.Attenta …guarda..Hai la bava alla bocca...Mio Dioo!-
 E le tolsi dalle labbra la saliva inesistente al fine di provocarla.
- Metti giù le mani, sei un mostro. - Mi prese il polso e finse di mordermi.
- Io sono qui che tremo per l’agitazione e tu mi prendi in giro?…Sei senza cuore.-
 Mi mise il broncio in attesa che la pregassi di perdonarmi…era sempre stata così…e non sarebbe cambiata adesso.
- Ci siamo quasi ammazzati per arrivare qui in tempo, il mio angelo è con me …la vuoi conoscere? –
 Si accese di curiosità, dimenticando subito il litigio.
Francies stava lasciando che le incaricate del guardaroba le togliessero la stola dalle spalle e non si accorse dello sguardo che avevamo puntato su di lei.
Sorrideva a tutti e si muoveva con innata eleganza...era splendida.
 I capelli le incorniciavano a meraviglia quel volto fresco e appena truccato…mi persi a guardarla. Lizzy scoppiò a ridere non appena si accorse dell’espressione che avevo dipinta in faccia…e non si trattenne dal farmela notare.
- Sembri un allocco…sai quegli stupidi uccelli col becco sempre aperto? Ecco, uguale proprio. –
 Ridacchiava senza ritegno, felice ancora una volta di potersi prendere gioco di me.
- Sappi che stasera non abbocco a nessuna delle tue provocazioni Darling….sono troppo felice per farlo. - E tornai a posare gli occhi sulla splendida donna che disinvolta si stava dirigendo verso di noi.
- Ciao. - Era radiosa mentre sollevando e sistemandosi la gonna si era rivolta a Lizzy, la quale piacevolmente colpita non riuscì a nascondere uno sguardo di ammirazione.
- Lascia che ti presenti Francies Cullen. –
 Feci un accenno di inchino e sollevai la sua mano per sfiorarla con le labbra.
- Felice di conoscere la creatura che ha finalmente fatto del mio fratellino un uomo…sei la benvenuta…io sono la sorella cattiva… Lizzy. –
 Risero entrambe con naturalezza, come se avessero già segretamente trovato l’intesa.
- Grazie dell’invito, immagino tu sia molto emozionata. E’ un giorno importante ho saputo. –
Sembravano due amiche che confabulano…e la cosa non poteva che piacermi.
- Credo che se continuerò ad agitarmi in questo modo non riuscirò ad arrivare al matrimonio, mi sentirò male molto prima…povero Steve. - Si guardò intorno per controllare che non fosse nei paraggi.
- Lui è di sopra che parla al telefono di contratti ed io devo occuparmi di tutto il resto. Non sono sicura di fare un affare..ah ah..quasi quasi ci ripenso. -
- La villa è strepitosa, incantevole per una serata come questa. –
Lizzy la prese sotto braccio e facendomi cenno con la mano di farmi da parte la condusse verso il grande terrazzo che dava sul mare, dove era stato allestito un buffet all’aperto per i fumatori e per chi non voleva perdersi lo spettacolo delle onde argentate dell’oceano, accarezzato dal profilo delle palme che si stagliavano come ombre scure a frastagliarne i contorni.
 La luna era velata da nuvole di passaggio e creavano un susseguirsi di cambi di luce…come riflettori naturali nella notte.
Lasciai che discutessero tra loro e mi avvicinai al tavolo degli aperitivi, dove una fanciulla molto giovane si occupava del servizio. Era carina e mi fissava con un sorriso stampato…decisamente imbarazzata.
- Buonasera…Rob. –
 Rimasi sospreso di sentirmi chiamare per nome e fissandola sorrisi al suo saluto.
- Rob!!… Buonasera a te….em -
 - Erika…mi chiamo…Erika. –
 Continuava a sistemarsi i capelli e gli occhiali che le scivolavano sulla punta del naso, era deliziosa e lasciai che mi esibisse tutto il repertorio di smorfie di cui fu capace.
Era da molto tempo che non mi divertivo a stuzzicare una ragazza.
 - Desidera qualcosa da bere? Alcolico o analcolico? - Non stava più  nella pelle e se le avessi chiesto di attraversare il tavolo passandoci sopra…credo lo avrebbe fatto.
- Tu cosa mi consigli? Due fammeli pure leggeri o rischiamo di far ubriacare la futura sposa e uno invece bello forte….ne ho proprio bisogno per affrontare l’intera serata. –
 La vidi armeggiare con i lunghi bicchieri in cristallo e urtandone uno lo fece quasi cadere, ma fu veloce e riuscì ad afferrarlo al volo.
 - Oh santo cielo, c’è mancato poco, hai visto? –
Era decisamente divertente e visto che le mie donne se ne stavano uscendo a guardare il panorama senza di me, mi intrattenni a chiacchierare con lei.
- Non sembri essere del mestiere o mi sbaglio? –
La guardai sorridendo e lei si perse a guardare le mie labbra, balbettando frasi senza molto senso.
- Beh …no no…sono bravissima credimi…soltanto che stasera sono un po’ distratta dal …diciamo…”panorama”. -
Allungai la mano per afferrare il bicchiere colmo di spumante fino all’orlo che mi porgeva…e le si rovesciò addosso traboccandole sulle mani.
- Scusami tanto…o mio Dio sono un disastro, non so che mi succede, ora te lo cambio ok?...ci metto un attimo. –
 Era dolcissima e le stavo per rispondere quando si presentò al mio fianco un ragazzo davvero particolare che non conoscevo.
 Mi girai dalla sua parte invitandolo con lo sguardo a dire qualche parola.
- Rovesciare il vino dicono che porta bene…quindi mi sembra che tu abbia iniziato la serata alla grande. –
 Aveva una voce calda e profonda, molto diversa da come me l’aspettavo considerando il suo aspetto fisico asciutto e slanciato.
 Sorrideva mettendo in mostra una dentatura perfetta e sorprendentemente candida…in netto contrasto coi capelli corvini che piuttosto lunghi portava tutti all’indietro.
 Il forte accento italiano mi incuriosì.
- Se fosse vero quel detto mi ci farei il bagno nel vino…non credi? Sono Robert…il fratello di Lizzy. –
 Gli tesi la mano che strinse forte e deciso, quasi a farmi male.
- Sono Thomas e non sono un ospite dei proprietari della villa, ma soltanto un musicista. Faccio parte del gruppo che stasera allieterà l’evento…spero di non essere inopportuno, ma avevo voglia di farmi un goccetto. Mi sa che la serata sarà lunga e ne ho proprio bisogno. –
 Rimasi colpito dal suo fare disinvolto… era molto a suo agio in quell’ambiente.
 Teneva il bicchiere in una mano e l’altra dentro la tasca dei pantaloni.
 Non era in abito classico come quello che indossavo io, ma piuttosto un eccentrico impiego di vari pezzi differenti tra loro che però nell’insieme davano un effetto particolare…Kitsch.
Lo vidi guardarsi intorno e una volta focalizzato il terrazzo girarsi di nuovo verso di me.
- Vieni a farti una sigaretta? - Aspettava una mia risposta.
- Certo, volentieri…ne ho proprio bisogno. –
 Ci avviammo lenti e in silenzio tra la gente che cominciava a formare piccoli gruppi un po’ dappertutto.
 L’aria era fresca, ma gradevole per l’assenza di umidità e passando accanto a Francies la sfiorai appena con le dita….passando oltre… senza guardarla.
 A qualche metro da lei ci fermammo appoggiando i gomiti sulla balaustra che si affacciava sulla splendida spiaggia.
 Il vociare sommesso degli ospiti non riusciva a coprire il canto del mare che lento e regolare come un respiro, riversava costante le sue onde sulla riva.
 Accettai la sigaretta che mi porse sfilandola dal pacchetto e l’accesi col suo stesso fiammifero…prima di gettarlo al vento.
- E’ da molto che fai musica? - Gli rivolsi la domanda senza guardarlo, attratto dallo sguardo del mio angelo che non mi staccava gli occhi di dosso…le sorrisi…e lei a me.
- Dipende cosa intendi. Faccio musica da quando sono al mondo, ma non mi sono mai esibito fino ad un paio di anni fa.-
- Ah…e cosa ti piace suonare? –
 Quel tipo era davvero interessante e mi rivolsi a lui per osservarlo meglio.
- Adoro il Jazz, ma non quello che si sente nei soliti locali, quello lo lascio ai turisti ignoranti che non hanno idea di cosa sia la vera musica. –
 Non aveva davvero peli sulla lingua e la sua schiettezza era disarmante.
- Sono d’accordo con te. Quando cominciai a suonare il pianoforte avevo circa quattro anni e credo di averlo deciso subito dopo aver sentito un vecchio musicista nero che suonava per strada nel centro di Londra. Tutti lo guardavano come fosse un pazzo….io rimasi incantato per più di un’ora, mentre mia madre mi tirava per le braccia per portarmi via. Era una bomba e le sue dita su quella tastiera malconcia volavano in modo incredibile…me lo ricordo ancora. –
 Sorrisi al ricordo, mentre Thomas finiva la sua sigaretta spegnendola sul posacenere lì di fianco.
 Si sollevò diritto e si girò dalla mia parte.
- Sono cresciuto in Italia fino all’età di quattordici anni, in un piccolo paese vicino a Perugia, in Umbria. Di solito non si pensa all’Italia come alla patria del jazz…e di certo non lo è, ma a volte in quel piccolo paese venivano i più grandi jazzisti della storia, per veri appassionati …come lo era mio padre…e come lo sono io. Dopo la prima volta che l’ho sentita suonare, quella musica è diventata la mia vita….e visto che c’ero…l’ho fatta diventare il mio lavoro. –
 Poche parole avevano raccontato uno stralcio della nostra vita.
Continuavo a guardare verso Francies che senza togliere l’attenzione a mia sorella che la sommergeva di futili discorsi…riusciva a lanciarmi sguardi che mi ossigenavano il cuore.
Thomas aveva appena detto qualcosa, ma distratto da lei non avevo seguito il discorso e mi girai un po’ a disagio.
- Che hai detto? - Il suono profondo della sua risata mi fece eco nelle orecchie e la pacca sulla spalla che ricevetti fu davvero imbarazzante.
- Tranquillo, non ti voglio distrarre da quella splendida ragazza, ora devo andare. E’ stato un piacere…davvero. -
- Lo è stato anche per me….divertiti. - e battendomi il pugno si allontanò verso il salone dove la band stava cominciando a suonare le prime note.
 Adoravo l’ambiente della musica e rimanevo sempre affascinato da quei personaggi strani che la popolavano, rappresentavano parte di ciò che avrei voluto essere…e che forse….un giorno…
- Hai deciso di abbandonarmi per tutta la sera? L’avevo detto che così vestito saresti stato una tentazione anche per gli uomini, ma non pensavo accadesse così in fretta. –
 Risi di gusto e prendendole la mano l’attirai verso di me.
- Che c’è…sei gelosa? Quel tipo è davvero affascinante non credi? –
 Stavo al gioco perchè vederla con quella espressione sospresa era davvero uno spasso.
- Ecco lo sapevo…il primo che passa ti fa gli occhi dolci….e ti perdo. –
Il suo tentativo di trattenere la risata naufragò miseramente e ci ritrovammo uno tra le braccia dell’altro, con le lacrime agli occhi.
Stavo per baciarla quando un ragazzo scuro di pelle e  alto come un armadio si avvicinò e pose le mani sopra gli occhi del mio angelo che sorpresa vi appoggiò sopra le proprie per proteggersi.
 L’intrusione mi infastidì oltremodo e la tenni ancor più stretta tra le braccia per sottolinearne il possesso.
- Ehi Francies…indovina un po’? Mi riconosci? –
Vidi dipingersi sul suo viso un sorriso immenso, prima di pronunciare quel nome che avrebbe forse rovinato la mia serata…………..
-         Diego Oliveira…sei tu?aaahhhhh>…si voltò buttando le braccia al collo di quel personaggio invadente che in pochi istanti era riuscito ad andarmi di traverso.
- Ma che ci fai qui? O mio Dio…sono secoli che non ti vedo. –
 C’era complicità tra i due e mi chiesi quale fosse il legame che li univa.
 Rimasi in disparte…in attesa di scoprirlo.
- Ma sentilo…l’ultima te ne sei andato da Portland senza neppure salutarmi…non te l’ho perdonato sai? Saranno almeno cinque anni che non ti vedo. –
 Non l’avevo mai vista così allegra e spensierata e un moto di gelosia mi costrinse ad allontanarmi per non fare o dire sciocchezze.
- Ah! adesso è colpa mia….tua madre e le tue sorelle….quelle arpie…mi dissero che eri già partita…-
 Le loro voci concitate mi giungevano chiare, aggiungendo altro nervosismo a quello già accumulato. Non  riuscivo a stare fermo e mi accesi un’altra sigaretta.
- Ma trovati una scusa migliore dai…- Era bellissima…ed io uno stupido.
- Lasciati guardare, sei una favola…sembra impossibile considerando lo sgorbio che eri. -
- Uno sgorbio eh? E’ per questo che mi rincorrevi ovunque pur di starmi vicino? -
- Te n’eri accorta?...ahahaha…pensavo di essere furbo…aaahhh…che bello rivederti…una boccata d’aria fresca. -
- Tu non sei cambiato per niente, a parte il fatto che sei diventato una montagna, ma che hai fatto? Ti sei mangiato una mandria intera? –
Si tenevano entrambe le mani…dondolando le braccia come bambini….ero una belva in gabbia, ma nascosi a dovere quello che provavo.
- No…solo mi sono allenato un po’…diciamo. –
 Era solare quel personaggio…e troppo bello per passare inosservato.. mi sembrava anche di averlo già visto.
- Che cosa fai di bello …dai racconta. - Lo prese sotto braccio…venendo verso di me che attaccato alla sigaretta fingevo di guardarmi attorno distrattamente, dando le spalle alla spiaggia.
- Sono un giocatore di basball professionista…e non puoi non avermi visto…sono la star degli Yankee. -  Ecco dove lo avevo visto, la rabbia continuava a salire.
- Addirittura….ohh…allora devo congratularmi con te..ti ci vedo proprio a fare la star..ahaha. - Quando mi furono davanti mi raddrizzai gettando la sigaretta sul posacenere. Un sorriso stirato fu tutto quello che riuscii ad esibire.
- Diego…vorrei presentarti Robert…lui è… -
-… il suo fidanzato…- terminai la frase sorprendendo me stesso per la naturalezza con la quale mi venne alle labbra.
- Piacere di conoscerti Robert, sei un uomo fortunato. –
 Allungò la mano e me la strinse con delicatezza inaspettata da un uomo di quel calibro. Non vi era astio nei suoi occhi…anzi sembrava davvero contento.
L’ansia cominciava a placarsi e distratto non mi ero accorto che il mio angelo era rimasta a bocca aperta a guardarmi…non trovando più l’aria per continuare a parlare.
Diego si accorse dello sguardo sognante di entrambi e con discrezione fece in modo di lasciarci soli, promettendo di tornare a cercarla per un ballo come ai vecchi tempi.
La guardai negli occhi che cominciavano a velarsi… e tutto intorno a lei si dissolse.
Sollevò la gonna con entrambe le mani e il movimento diede vita alla melodia racchiusa nel cuore che teneva al collo…fece un passo verso di me fin quasi a sfiorarmi …allungò la mano appoggiandola sul mio volto….ed io vi poggiai la mia baciandole poi il palmo.
- Lo vuoi?...-…le sussurrai ad un soffio dal suo viso.
- E’ il mio sogno…-…alitò sulle mie labbra prima di farmi volare in Paradiso…
Il bacio fu lungo…intenso….e tra le sue braccia…..trovai la mia casa…..

martedì 29 marzo 2011

capitolo 32

Capitolo 32 - Francies


Milioni di volte avevo immaginato di udire quelle due semplici parole rivolte a me,ma mai avrei pensato di sentirmi così come mi sentivo ora.
 Il tempo improvvisamente si era fermato…e con esso anche il mio cuore che, colto da stupore… non trovava più ragione per palpitare dentro di me.
Mi ero persa nelle profondità dei suoi occhi…e tutto intorno a me improvvisamente parve avere un senso.
Avevo inseguito per tutta la vita il mio ideale di amore, ma la realtà superava di gran lunga la mia fantasia e mi ero resa conto che niente al mondo era paragonabile ad una emozione così intensa e appagante…niente…e mi lasciai travolgere senza più difendermi…finalmente sicura di ciò che desideravo.
Mi raccolsi tra le sue braccia assaporando quella pace che il profumo della sua pelle sapeva donarmi, lasciandomi cullare dalla sua voce calda e dolcissima che vibrava sul suo petto…e dentro di me.
- Lo sai…credo di non essermi mai sentita così bene in vita mia. -
 Era la verità…e me ne resi conto non appena udii le mie stesse parole uscirmi di bocca.
- Nemmeno io se devo essere sincero…e un po’ mi fa paura lo ammetto. Mi sento come se avessi aperto gli occhi in questo istante e guardandomi intorno riuscissi improvvisamente a scorgere cose che prima non potevo vedere….è tutto….così…bello. - La sua risatina somigliò più ad un sospiro…
- E’ incredibile. - Aggiunse..
- Bello è il modo in cui l’hai detto…starei ad ascoltarti per ore…Sai che hai una bella voce? -
- Davvero? Strano, la mia insegnante di recitazione al liceo mi diceva sempre che sembravo una checca. -
- Potresti fare l’attore,davvero…ne conosco uno bravo, se vuoi te lo presento. –
 Stavamo sorridendo tenendoci stretti, quando il cellulare di Robert diede segno di aver ricevuto un messaggio.
Allungò la mano sul comodino e lo raccolse premendo il pulsante di lettura.
< TI  PUNIRO’ SE OSERAI ARRIVARE IN RITARDO. >  Lesse ad alta voce.
- Lizzy.Accidenti sono le sei e mezza passate, dobbiamo prepararci o mia sorella mi ucciderà e credimi…lo farà. -
- Non ce la farò mai, mi devo anche truccare, maledetto orologio. –
…e presi dalla fretta ci catapultammo giù dal letto raggiungendo insieme gli abiti ancora impacchettati nel salone.
Non perdevamo occasione per sfiorarci e per baciarci…muovendoci veloci per la stanza, mentre le nostre “mise” per la serata prendevano forma e tra una risata e l’altra in meno di dieci minuti eravamo pronti per “andare in scena”…o quasi.
- Pensi davvero di metterti quel cravattino da notte degli Oscar? - Esclamai ironica mettendomi il rossetto davanti allo specchio.
- Non lo so…dici che sia troppo? -
 Mi guardava con aria interrogativa…e al tempo stesso perso, mentre scorreva ogni curva del mio corpo modellato sotto la sottile stoffa pregiata del mio abito da sera.
- Camicia aperta…capello ribelle…mani in tasca. Perdonami, ritiro tutto, saresti una tentazione troppo forte per chiunque, uomini compresi. - Completai l’opera con un filo di mascara.
- ah ah…Tu sei completamente pazza. -
 Si avvicinò fino a sfiorarmi e all’orecchio sussurrò
 - …ed è per questo che ti adoro…-
Mi voltai per baciarlo, ma mi fermò col dito.
- Ti rovinerai il trucco… - Mi disse sottovoce.
- Indelebile…- E lo baciai dolcemente, sentendomi a casa.
Ci staccammo entrambi col sorriso sulle labbra, pronti per affrontare la serata.
 Mi prese la mano e sollevando il braccio mi fece roteare su me stessa sollevando la lunga gonna che si riavvolse intorno a me nel momento in cui mi fermai.
- Sei uno schianto Francies Cullen, peccato però che non indossi nessuno dei tuoi bellissimi gioielli. - 
 Sembrava un rimprovero più che un’affermazione.
- L’unica cosa che ho portato con me sono questi brillanti che porto all’orecchio, non ho altro mi dispiace. -
 Alzai le spalle, senza in realtà preoccuparmi più di tanto.
- Ah….ma c’è una cosa che vorrei tanto tenessi sempre con te, chiudi gli occhi. –
 Ubbidii emozionandomi, ero sorpresa.
Sentivo le sue dita accarezzarmi la mano e baciarne il palmo prima di appoggiarvi un oggetto freddo al tatto, richiudendo le mie dita su di esso con le sue.
La sua voce tremava appena quando mi disse…
- Ora riaprili. –
Guardai lui, colmo di aspettative.
Abbandonò ogni riserva e lasciò che le parole scorressero, senza porvi alcun freno.
- Francies…può sembrarti assurdo, ma incontrare te mi ha cambiato la vita. Non riesco nemmeno a ricordare com’ero prima…e non credo di voler tornare ad essere quello che ero. Hai portato il Sole ed ora ogni cosa intorno a me è differente...più bella…più vera. Non so cosa tu mi abbia fatto, ma ti prego, non smettere di farlo. –
 Mi permise di aprire la mano e di scoprire cosa nascondeva…lo riconobbi subito.
- Metto il mio cuore nelle tue mani amore mio…e quando sentirò quella melodia che cela al suo interno…saprò che il mio angelo mi è accanto…saprò che tu sei con me…e potrò stare tranquillo. –
Raccolsi il cuore tra le dita ed emise subito quel titntinnio che adoravo…
la voce degli angeli…
mi aiutò ad indossarlo lasciando scorrere le dita sulle mie spalle nude….ero al settimo cielo.
- Sei un tesoro...-  Riuscii a pronunciare appena.

Allungai la mano e raccolsi una rosa bianca che svettava tra le altre nella composizione sopra al tavolo.
 Ne respirai il profumo intenso e la avvicinai al suo viso.
- Lo senti com’è profumata?-  Un lieve cenno di assenso e continuai…
- Non è bella quanto una rosa rosso scarlatto, ma a renderla speciale è questo aroma intenso…irresistibile…che la distingue da tutte le altre. Senza di te io sono come questa Rosa senza il suo profumo, sei tu che rendi tutto speciale. -
Mi chinai per fare un passo verso di lui e il movimento fu sufficiente a liberare quel dolce suono e sorridemmo insieme.
  - Essenza e sostanza….l’una senza l’altra…non sono niente…Ti amo davvero tanto angelo mio. -
Il momento fu rotto dal rumore della mano che bussò alla porta.
- Grazie Phill, siamo subito da te. - Disse Robert a voce alta e il rumore si placò.
- Svelta tesoro, facciamoci coraggio e andiamo in scena. –
 Raccolse il soprabito e la sciarpa bianca, mentre io mi avvolgevo nella stola dello stesso tessuto dell’abito a proteggermi dall’umidità della notte.
Ci avviammo alla porta quando ricordai il regalo per Lizzy, realizzando di non averlo nemmeno scelto.
- Mio Dio il regalo…- e tornando indietro vidi le tre scatole già impacchettate.
 Non c’era più tempo e ne afferrai una a caso mettendola in mano all’autista che ci avrebbe scortati fino all’uscita..
Stavo richiudendo l’uscio alla mie spalle quando il telefono ricominciò a squillare in camera…mi fermai un istante…
- Non c’è tempo Francies….andiamo. - Mi fece eco Robert già fermo all’ascensore…
e col dubbio di chi fosse all’altro capo, chiusi la porta e lo raggiunsi……..

capitolo 31

Capitolo 31 - Robert



Ancora una volta quel maledetto telefono mi aveva interrotto.
 Non sapevo se avrei trovato ancora il coraggio di dirglielo ed ora era così intenso il desiderio di farlo che sbattendo il pugno sul muro lo pronunciai ugualmente.
 - Francies...io ti amo. – …e soltanto ora comprendevo quanto.
Ero sicuro che lei fosse nell’altra stranza…o così credevo.
Alle mie spalle udii scorrere la porta della doccia e voltandomi vidi lei…stupita…
 Aveva sentito tutto e mi guardava col timore di aver confuso le mie parole.
Non uscì una sola sillaba dalla sua bocca, ma timidamente vi nacque un sorriso che illuminò il suo volto sul quale vidi scendere una lacrima lenta e fugace che rincorsi con lo sguardo fino a vederla morire sulle sue dolcissime labbra che tremavano incerte se dare o meno spazio alla frase che non voleva uscirne.
 Non mi importava nulla di essere bagnato e gocciolante…feci quel passo che mi divideva dal suo abbraccio e la strinsi forte a me, sollevandola da terra e sorridendo felice insieme a lei.
- Si… è così angelo mio…Io Ti amo …ti amo, ti amo, ti amo…- e appoggiandola a terra la baciai non potendo più trattenere quel bisogno che avevo di sentire la sua bocca sulla mia…il dolce sapore che quelle labbra carnose racchiudevano …e che volevo soltanto per me.
Lei accarezzò il mio viso e il tocco delle sue dita fresche accese il mio corpo.
 Mi sentivo vivo…completo…e in un impeto di energia la presi di peso tra le braccia e la condussi in camera dove quel letto immenso sembrava messo lì apposta per noi.
L’adagiai e mi stesi al suo fianco nudo, rimanendo sopra di lei per poterla guardare.
- Non dici niente…mi spaventi. - Sembrava indecisa … stava zitta e mi guardava.
- Ti prego angelo mio dì qualcosa…- Avevo bisogno di sentire la sua voce.
- Robert…io...-
 L’espressione che lessi nei suoi occhi era ciò che di più bello, pulito e dolce avessi mai veduto e c’era tanto più amore racchiuso in quelle parole non dette e in quello sguardo, di quanto fosse possibile fare con un intero sonetto di Shakespeare.
- shhh…non importa - 
Rotolai sul fianco portandola sopra di me e tenendo vicini i nostri volti .
-Voglio solo che tu sappia che mi rendi felice…e che ho bisogno di te per sentirmi così come mi sento ora….Ti amo Francies…e volevo tanto lo sapessi anche tu. –
 Il suo volto si aprì in un sorriso radioso e la sua mano si pose leggera sul mio viso.
- Lo speravo…L’ho sempre sperato.. amore mio. - Disse in un soffio.
Appoggiai la mia mano sulla sua…ne baciai il palmo e contagiato come sempre….mi lasciai scivolare nel suo mondo…


domenica 27 marzo 2011

capitolo 30

Capitolo 30 - Francies




Seguita dal fattorino dell’albergo, che si era caricato gli abiti e tutto ciò che Melanie aveva pensato mi potesse servire, ero corsa verso l’ascensore con addosso una frenesia che mi metteva di buon umore.
Robert era già arrivato e morivo dalla voglia di rivederlo…
” Dio quanto mi sei mancato” pensai chiudendo gli occhi, sotto lo sguardo incuriosito del ragazzo che mi accompagnava…me ne accorsi e feci un risolino imbarazzato portando la mano davanti alla bocca.
Mi sentivo come un’adolescente al primo appuntamento, con i pro e i contro del caso…l’euforia da un lato e la mancanza totale di salivazione dall’altro.
L’abito era a dir poco favoloso e questo mi tranquillizzava, ma quei tacchi vertiginosi mi mettevano ansia… dopo anni di scarpe da tennis non ero sicura di riuscire ancora a portarli.
“ E se fossi caduta davanti a tutti?...che vergogna”…non ci dovevo pensare sarebbe andato tutto bene…
” Sono una Cullen”… dissi a me stessa, ma non servì a molto.
Giunsi alla porta della camera e bussai anche se avevo la chiave in mano, non mi andava di piombare in camera a sorpresa e dopo pochi istanti la vidi spalancarsi e il mio miracolo era lì… quasi nudo come un bronzo di Riace… con la faccia spalmata di schiuma da barba. Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere più che altro di felicità.
- Ecco la mia Dama…ciao tesoro, stavo giusto lucidando l’armatura. –
 E si fece da parte inchinandosi per farci passare.
Mentre entravo mi sfiorò la mano e mi girai un istante verso di lui per incontrare il suo sguardo.
- Ciao mio Cavaliere….ahaha..- Gli sussurrai camminando.
 Era eccitato come un bambino e ne fui felice… perchè anch’io mi sentivo così.
- Ho una montagna di cose…troppe…non ne userò nemmeno la metà! Melanie ci vizia…e mi ha detto di avvertirti che se osi mettere il calzino chiaro con le scarpe che ti ha dato, pagherà qualcuno per eliminarti….ahahah è pazza, ma simpatica. –
 Stavo frugando nella borsa per trovare qualche spicciolo per il fattorino, ma quando mi girai era già sparito e Rob era appoggiato alla porta che aveva appena chiuso alle sue spalle, le mani infilate tra i capelli bagnati e con un sorrisino nascosto dalla schiuma bianca che gli copriva la faccia.
 - Mmm…dove sei stata fino adesso? Sei in ritardo, lo sai? E quindi meriti una punizione. –
 Mi venne incontro deciso ed io risi come una pazza fuggendo, mentre cercava di afferrarmi e di baciarmi ed io lo respingevo, poco convinta, per non rovinare tutto il lavoro di Josephine.
Mi afferrò ai fianchi voltandomi verso di lui e tenedomi stretta rise insieme a me.
Dio com’era bello quando sorrideva a quel modo…da togliere il fiato.
Mi prese il volto tra le mani sollevandolo e protese le labbra per sfiorare le mie senza sporcarmi troppo.
- Mi sei mancata da morire…così tanto che se avessi tardato ancora due minuti sarei venuto io stesso a cercarti. –
 Mi puliva le labbra con le dita, mentre soffici ciuffi di schiuma bianca gli scendevano da tutte le parti.
- E pensavi di venirci così? –
- Ne ero tentato, ma la cameriera che ha portato gli asciugamani me lo ha sconsigliato. Dice che sarei…com’è che ha detto?..ah si… una tentazione…-
Continuava a dondolarmi tenendomi stretta e il calore della sua pelle nuda era confortante sotto le mie dita posate su di lui.
- La cameriera eh?...dovrei sentirmi gelosa? –
Si avvicinò con il volto ed io senza preavviso lo strinsi forte e lo baciai affondando la mia bocca sulla sua…sporcandomi tutta.
- Eh si…-  Gli dissi staccandomi e passando il dorso della mano sulle labbra per pulirmi.      
 - Devo darle ragione…sei proprio una tentazione…ahahaha..-
 Lui mi lasciò …stupito e ne approfittai per correre in bagno a lavarmi la faccia. Lui mi inseguiva per niente arreso.
- Dove pensi di andare adesso?...Ti faccio vedere io..-  Ci rincorrevamo per il bagno come due sciocchi innamorati ridendo e sghignazzando…liberi di essere noi stessi.
- Dentro la doccia…muoviti! o faremo tardi, io intanto proverò a farmi la barba. –
- Ma come faccio a non rovinarmi i capelli? -
Mi lamentai e Rob si mise a rovistare nel contenitore sopra ai lavandini e si voltò verso di me stringendo una cosa informe tra le mani.
- Ta.. Taaaa..Ecco la soluzione mia cara. -
Si avvicinò e mi infilò la cuffia di plastica trasparente come fosse un berretto, incalcandola fino agli occhi.
 Lo guardai storgendo la bocca come la rana Kermit del Muppets Show e lui scoppiò a ridere buttando indietro la testa e scuotendo il capo.
- Tu mi farai morire…in un modo o nell’altro mi ucciderai. -
- Quasi quasi, non sarebbe una cattiva idea. Vado a spogliarmi che è meglio dai o faremo tardi sul serio. Che ore sono? -
- Sono le sei e un quarto…e tu sei una lumaca, ti dovrei sculacciare. –
 Mossi due passi verso la camera…
- Ma sentilo…- Sussurrai ironica.
E lui da dietro mi diede un colpetto mettendo a segno il suo proposito.
Mi bloccai.
“ Impudente.” Pensai divertita.
Voleva la guerra e l’avrebbe avuta.
C’era una seggiola bianca proprio vicino alla doccia e cominciai a spogliarmi buttandovi sopra gli abiti, mentre lui aveva già iniziato a passare il rasoio sul viso.
“E ora vediamo chi di noi due è la tentazione. ” Pensai.
 Non si accorse subito di quello che stavo facendo, ma frugando tra le ombre dello specchio mi ero accorta che mi stava osservando in silenzio.
 Feci ogni movimento con studiata cura, esagerando un po’ perchè potesse godere dello spettacolo, rimanendo solamente con l’intimo addosso e la mia cuffia da Nonna Papera dentro la quale avevo raccolto i capelli.
 Mi allungai per aprire l’acqua ed entrai cercando di prendere il funghetto che, troppo alto per me, faticavo a raggiungere.
Vidi la sua mano precedere la mia e afferrarlo prima di me.
- Lascia,faccio io o finirai per fare dei danni. –
 Il suo volto si era addolcito e gli occhi brillavano inteneriti da quel mio sciocco tentativo di sedurlo…abbassai gli occhi vergognandomi un po’, mentre lui delicatamente, scivolando le dita sulla mia pelle, sciolse il gancio del reggiseno, facendolo scendere lungo le braccia e appoggiandolo alla sedia.
Sospirò visibilmente impacciato…ed io credetti di affogare sentendomi sopraffatta dalla sua presenza, mentre scossa da brividi desideravo soltanto rifugiarmi tra le sue braccia.
Il vapore cominciò a riempire il piccolo spazio.
- Beh..dovresti togliere il resto…così..posso…come dire…-
Gesticolava nervoso, quasi imbarazzato non sapendo bene dove mettere le mani..
   - Ma se preferisci…io esco e…-
- No, va bene. –
 Lo interruppi prima che se ne andasse.
 -Resta!... Ti prego. –
 Tolsi lo slip e rimasi nuda davanti a lui che deglutì a fatica prima di chiudere la porta a vetro dietro di sé.
- Hai ancora l’asciugamano…dovresti anche tu..come dire..-
 Gli sfuggì un risatina dolcissima e impacciata.
- Si…è vero...che sciocco…-
 Fermai la sua mano, senza abbandonare i suoi occhi.
- Lascia…faccio io… -
E sciolsi il lembo che lo sosteneva lasciandolo scivolare sui suoi fianchi, senza abbassare lo sguardo lo gettai insieme al resto dei vestiti facendolo volare al di sopra del vetro.
- Ecco…-
Rimasi sorpresa di vedere sul suo viso tutto quello stupore…era dolcissimo il suo sguardo intimidito e le sue buffe smorfiette erano per me come piccole fitte dolorose al petto… che mi trafiggevano dolcemente.
Allungai la mano incapace di trattenerla e lo accarezzai dolcemente sorridendo di meraviglia.



Nemmeno nelle mie fantasie più azzardate avevo mai provato una sensazione forte come quella.
Si accostò di più ...tanto da poter sentire la sua eccitazione strusciare sul mio corpo che si accese all'istante...stordita dal suo profumo.
 Scese sul mio volto strusciandomi la punta del naso col suo e accarezzandomi  con le sue labbra soffici e le sue guance appena sbarbate.
 Quasi non mi toccava, ma era come se mi stesse facendo volare in alto nel cielo, avvolta da un turbine di emozioni incontrollabili.
Fece scivolare l’acqua calda lungo i nostri corpi e cominciò a lavarmi le spalle con tocco leggero delle sue mani gentili…scese lungo il corpo e quando mi sfiorò il seno non seppi più resistere e gli gettai le braccia al collo sfogando tutto il desiderio che avevo tenuto a freno fino a quell’istante.
Ci aggrappammo uno all’altro cercando quel conforto che il solo stringerci ci donava, mentre il funghetto della doccia sfuggitogli di mano piroettava intorno a noi schizzando l’acqua dappertutto.
Ci guardammo scoppiando a ridere di felicità e sospirando per il mancato respiro.
- Mi sembra di averla già vista questa scena, a te non sembra? –
 I nostri volti vicinissimi…la sua voce come una carezza.
- L’inferno? Mmm. A me sembra piuttosto il Paradiso...se ci sei tu con me. - Il sorriso gli morì lentamente sulle labbra eccitate e sembrò prendere fiato per dire qualcosa…ma si trattenne.
- Ho detto qualcosa che non va? –
 Lo guardai un po’ preoccupata, ma il suo viso esplose in un sorriso e mi strinse ancora più forte.
- Angelo mio non c’è niente in te che non vada bene, sei adorabile in ogni circostanza…il problema è che non riesco più a farne a meno. -
 Sembrava scherzare, ma vi lessi un fondo di verità che mi fece stare bene.
A rompere l’incanto udimmo il trillo del telefono dell’albergo che sempre più forte strillava in camera da letto.
- Lascialo suonare…- Mi disse impedendomi di uscire..- ogni volta c’è qualcuno che rompe. -
- Ma chi può essere? Non lo sa nessuno che siamo qua. –
 Ero incuriosita e slegandomi dolcemente dalle sue braccia uscii di corsa dalla doccia avvolgendomi in un accappatoio e corsi fuori chiudendomi la porta alle spalle.
Afferrai al volo la cornetta. - Pronto? –
All’altro capo non mi rispose nessuno…era caduta la linea.
Tornai nel bagno in silenzio e aprendo la porta sentii chiara e limpida la voce di Robert…e credetti di svenire…