Capitolo 33 - Robert
Lasciammo l’albergo in tutta fretta, trascinandoci dietro un paio di fotografi che armati di obiettivi macro tentavano di rubare immagini compromettenti, ma non mi importava nulla perchè oltre lei…non esisteva niente.
La carriera…le mie fans…la paura…..non appena guardavo Francies negli occhi… non esistevano più.
Era come se l’angoscia fosse improvvisamente svanita e avesse spazzato via quel dolore sordo che mi attanagliava il cuore, liberato del peso di quella sofferenza che trascinavo stancamente dalla lungo tempo.
Ogni istante vissuto inghiottivo quel che rimaneva della mia vera essenza, temendo un giorno…forse…di non esistere più.
Osservavo la mia vita scorrermi accanto, inseguendola per non perdere il contatto con la realtà, ma non avevo entusiasmi…o mete…o una vera casa….niente.
La fatua consistenza dei personaggi che interpretavo mi dava l’illusione di poter provare emozioni che nella realtà non avevo mai vissute e attraverso loro trovavo conforto, continuando a recitare la felicità che non provavo…finchè per caso avevo incontrato lei che, senza clamori, aveva aperto l’uscio del mio cuore e vi si era stabilita con naturalezza…finalmente a casa propria.
La guardai mentre si sistemava l’ampia gonna per non sgualcirla e le sue mani accarezzavano la seta che frusciante ricadde sulla mia mano posata accanto a lei.
- Sei davvero bellissima con quest’abito lo sai?...Fatico a credere che tu abbia rinunciato alla tua vita di un tempo, sembri nata per questo. Ti ho osservata mentre eravamo da Tiffany e devo dire che sono rimasto rapito dalla tua innata eleganza e padronanza di te. Ti pensavo fragile e indifesa…e invece sei un vortice di sorprese…una donna fantastica e sicura di sé. Mi piaci. –
Feci scorrere le dita sulla sottile stoffa…raggiungendo la sua mano e stringendola nella mia.
Lei sorrise.
- Non sono esattamente come credi tu, ma quel che sono non lo so più nemmeno io ormai. Hai stravolto la mia vita in pochi giorni….o forse nell’attimo in cui mi hai sfiorata. Non ho voluto che accadesse…è successo e basta. –
Rimase ferma al suo posto, ma fu come se si fosse gettata tra le mie braccia tanto era forte l’energia tra di noi.
Sospirai perdendomi nel suo sorriso che colmava ormai ogni residuo di vuoto che c’era in me, mentre l’auto riduceva la velocità in prossimità della meta.
- Sei pronta ad affrontare la serata? -
- Non lo so…dovrei preoccuparmi? - Sembrava sorpresa.
- Sarà più facile di quanto pensi. I musicisti sono molto più alla mano degli attori e sanno soprattutto come divertirsi…vedrai. Quella che mi preoccupa è Lizzy…da lei c’è da aspettarsi di tutto…tieniti pronta. –
Scoppiò a ridere pensando che scherzassi, ma non conosceva mia sorella e forse…era meglio così.
La macchina accostò fuori dalla villa lungo un grazioso vialetto finemente curato e una volta sceso feci il giro dell’auto per aiutare Francies a non inciampare sui tacchi.
Era terrorizzata di non riuscire a sostenerli dopo tanto tempo che non li portava, ma ero sicuro, dopo averla vista camminare disinvolta, che la sua fosse solo suggestione.
Erano appena un paio le auto parcheggiate sul prato…quindi eravamo in orario…o quasi.
Feci appena in tempo a pensarlo che fatto un passo dentro la villa Lizzy mi accolse a suo modo…come sempre.
- Ti avevo detto di essere qui alle sette e invece sei in ritardo. –
Le guance troppo truccate o forse le vampate di rabbia la fecero sembrare ridicola e invece di arrabbiarmi scoppiai a ridere.
- Ti senti bene sorellina? Hai l’aria di una che è stata appena inseguita da un cane rabbioso…Ti ha morsa per caso?.Attenta …guarda..Hai la bava alla bocca...Mio Dioo!-
E le tolsi dalle labbra la saliva inesistente al fine di provocarla.
- Metti giù le mani, sei un mostro. - Mi prese il polso e finse di mordermi.
- Io sono qui che tremo per l’agitazione e tu mi prendi in giro?…Sei senza cuore.-
Mi mise il broncio in attesa che la pregassi di perdonarmi…era sempre stata così…e non sarebbe cambiata adesso.
- Ci siamo quasi ammazzati per arrivare qui in tempo, il mio angelo è con me …la vuoi conoscere? –
Si accese di curiosità, dimenticando subito il litigio.
Francies stava lasciando che le incaricate del guardaroba le togliessero la stola dalle spalle e non si accorse dello sguardo che avevamo puntato su di lei.
Sorrideva a tutti e si muoveva con innata eleganza...era splendida.
I capelli le incorniciavano a meraviglia quel volto fresco e appena truccato…mi persi a guardarla. Lizzy scoppiò a ridere non appena si accorse dell’espressione che avevo dipinta in faccia…e non si trattenne dal farmela notare.
- Sembri un allocco…sai quegli stupidi uccelli col becco sempre aperto? Ecco, uguale proprio. –
Ridacchiava senza ritegno, felice ancora una volta di potersi prendere gioco di me.
- Sappi che stasera non abbocco a nessuna delle tue provocazioni Darling….sono troppo felice per farlo. - E tornai a posare gli occhi sulla splendida donna che disinvolta si stava dirigendo verso di noi.
- Ciao. - Era radiosa mentre sollevando e sistemandosi la gonna si era rivolta a Lizzy, la quale piacevolmente colpita non riuscì a nascondere uno sguardo di ammirazione.
- Lascia che ti presenti Francies Cullen. –
Feci un accenno di inchino e sollevai la sua mano per sfiorarla con le labbra.
- Felice di conoscere la creatura che ha finalmente fatto del mio fratellino un uomo…sei la benvenuta…io sono la sorella cattiva… Lizzy. –
Risero entrambe con naturalezza, come se avessero già segretamente trovato l’intesa.
- Grazie dell’invito, immagino tu sia molto emozionata. E’ un giorno importante ho saputo. –
Sembravano due amiche che confabulano…e la cosa non poteva che piacermi.
- Credo che se continuerò ad agitarmi in questo modo non riuscirò ad arrivare al matrimonio, mi sentirò male molto prima…povero Steve. - Si guardò intorno per controllare che non fosse nei paraggi.
- Lui è di sopra che parla al telefono di contratti ed io devo occuparmi di tutto il resto. Non sono sicura di fare un affare..ah ah..quasi quasi ci ripenso. -
- La villa è strepitosa, incantevole per una serata come questa. –
Lizzy la prese sotto braccio e facendomi cenno con la mano di farmi da parte la condusse verso il grande terrazzo che dava sul mare, dove era stato allestito un buffet all’aperto per i fumatori e per chi non voleva perdersi lo spettacolo delle onde argentate dell’oceano, accarezzato dal profilo delle palme che si stagliavano come ombre scure a frastagliarne i contorni.
La luna era velata da nuvole di passaggio e creavano un susseguirsi di cambi di luce…come riflettori naturali nella notte.
Lasciai che discutessero tra loro e mi avvicinai al tavolo degli aperitivi, dove una fanciulla molto giovane si occupava del servizio. Era carina e mi fissava con un sorriso stampato…decisamente imbarazzata.
- Buonasera…Rob. –
Rimasi sospreso di sentirmi chiamare per nome e fissandola sorrisi al suo saluto.
- Rob!!… Buonasera a te….em -
- Erika…mi chiamo…Erika. –
Continuava a sistemarsi i capelli e gli occhiali che le scivolavano sulla punta del naso, era deliziosa e lasciai che mi esibisse tutto il repertorio di smorfie di cui fu capace.
Era da molto tempo che non mi divertivo a stuzzicare una ragazza.
- Desidera qualcosa da bere? Alcolico o analcolico? - Non stava più nella pelle e se le avessi chiesto di attraversare il tavolo passandoci sopra…credo lo avrebbe fatto.
- Tu cosa mi consigli? Due fammeli pure leggeri o rischiamo di far ubriacare la futura sposa e uno invece bello forte….ne ho proprio bisogno per affrontare l’intera serata. –
La vidi armeggiare con i lunghi bicchieri in cristallo e urtandone uno lo fece quasi cadere, ma fu veloce e riuscì ad afferrarlo al volo.
- Oh santo cielo, c’è mancato poco, hai visto? –
Era decisamente divertente e visto che le mie donne se ne stavano uscendo a guardare il panorama senza di me, mi intrattenni a chiacchierare con lei.
- Non sembri essere del mestiere o mi sbaglio? –
La guardai sorridendo e lei si perse a guardare le mie labbra, balbettando frasi senza molto senso.
- Beh …no no…sono bravissima credimi…soltanto che stasera sono un po’ distratta dal …diciamo…”panorama”. -
Allungai la mano per afferrare il bicchiere colmo di spumante fino all’orlo che mi porgeva…e le si rovesciò addosso traboccandole sulle mani.
- Scusami tanto…o mio Dio sono un disastro, non so che mi succede, ora te lo cambio ok?...ci metto un attimo. –
Era dolcissima e le stavo per rispondere quando si presentò al mio fianco un ragazzo davvero particolare che non conoscevo.
Mi girai dalla sua parte invitandolo con lo sguardo a dire qualche parola.
- Rovesciare il vino dicono che porta bene…quindi mi sembra che tu abbia iniziato la serata alla grande. –
Aveva una voce calda e profonda, molto diversa da come me l’aspettavo considerando il suo aspetto fisico asciutto e slanciato.
Sorrideva mettendo in mostra una dentatura perfetta e sorprendentemente candida…in netto contrasto coi capelli corvini che piuttosto lunghi portava tutti all’indietro.
Il forte accento italiano mi incuriosì.
- Se fosse vero quel detto mi ci farei il bagno nel vino…non credi? Sono Robert…il fratello di Lizzy. –
Gli tesi la mano che strinse forte e deciso, quasi a farmi male.
- Sono Thomas e non sono un ospite dei proprietari della villa, ma soltanto un musicista. Faccio parte del gruppo che stasera allieterà l’evento…spero di non essere inopportuno, ma avevo voglia di farmi un goccetto. Mi sa che la serata sarà lunga e ne ho proprio bisogno. –
Rimasi colpito dal suo fare disinvolto… era molto a suo agio in quell’ambiente.
Teneva il bicchiere in una mano e l’altra dentro la tasca dei pantaloni.
Non era in abito classico come quello che indossavo io, ma piuttosto un eccentrico impiego di vari pezzi differenti tra loro che però nell’insieme davano un effetto particolare…Kitsch.
Lo vidi guardarsi intorno e una volta focalizzato il terrazzo girarsi di nuovo verso di me.
- Vieni a farti una sigaretta? - Aspettava una mia risposta.
- Certo, volentieri…ne ho proprio bisogno. –
Ci avviammo lenti e in silenzio tra la gente che cominciava a formare piccoli gruppi un po’ dappertutto.
L’aria era fresca, ma gradevole per l’assenza di umidità e passando accanto a Francies la sfiorai appena con le dita….passando oltre… senza guardarla.
A qualche metro da lei ci fermammo appoggiando i gomiti sulla balaustra che si affacciava sulla splendida spiaggia.
Il vociare sommesso degli ospiti non riusciva a coprire il canto del mare che lento e regolare come un respiro, riversava costante le sue onde sulla riva.
Accettai la sigaretta che mi porse sfilandola dal pacchetto e l’accesi col suo stesso fiammifero…prima di gettarlo al vento.
- E’ da molto che fai musica? - Gli rivolsi la domanda senza guardarlo, attratto dallo sguardo del mio angelo che non mi staccava gli occhi di dosso…le sorrisi…e lei a me.
- Dipende cosa intendi. Faccio musica da quando sono al mondo, ma non mi sono mai esibito fino ad un paio di anni fa.-
- Ah…e cosa ti piace suonare? –
Quel tipo era davvero interessante e mi rivolsi a lui per osservarlo meglio.
- Adoro il Jazz, ma non quello che si sente nei soliti locali, quello lo lascio ai turisti ignoranti che non hanno idea di cosa sia la vera musica. –
Non aveva davvero peli sulla lingua e la sua schiettezza era disarmante.
- Sono d’accordo con te. Quando cominciai a suonare il pianoforte avevo circa quattro anni e credo di averlo deciso subito dopo aver sentito un vecchio musicista nero che suonava per strada nel centro di Londra. Tutti lo guardavano come fosse un pazzo….io rimasi incantato per più di un’ora, mentre mia madre mi tirava per le braccia per portarmi via. Era una bomba e le sue dita su quella tastiera malconcia volavano in modo incredibile…me lo ricordo ancora. –
Sorrisi al ricordo, mentre Thomas finiva la sua sigaretta spegnendola sul posacenere lì di fianco.
Si sollevò diritto e si girò dalla mia parte.
- Sono cresciuto in Italia fino all’età di quattordici anni, in un piccolo paese vicino a Perugia, in Umbria. Di solito non si pensa all’Italia come alla patria del jazz…e di certo non lo è, ma a volte in quel piccolo paese venivano i più grandi jazzisti della storia, per veri appassionati …come lo era mio padre…e come lo sono io. Dopo la prima volta che l’ho sentita suonare, quella musica è diventata la mia vita….e visto che c’ero…l’ho fatta diventare il mio lavoro. –
Poche parole avevano raccontato uno stralcio della nostra vita.
Continuavo a guardare verso Francies che senza togliere l’attenzione a mia sorella che la sommergeva di futili discorsi…riusciva a lanciarmi sguardi che mi ossigenavano il cuore.
Thomas aveva appena detto qualcosa, ma distratto da lei non avevo seguito il discorso e mi girai un po’ a disagio.
- Che hai detto? - Il suono profondo della sua risata mi fece eco nelle orecchie e la pacca sulla spalla che ricevetti fu davvero imbarazzante.
- Tranquillo, non ti voglio distrarre da quella splendida ragazza, ora devo andare. E’ stato un piacere…davvero. -
- Lo è stato anche per me….divertiti. - e battendomi il pugno si allontanò verso il salone dove la band stava cominciando a suonare le prime note.
Adoravo l’ambiente della musica e rimanevo sempre affascinato da quei personaggi strani che la popolavano, rappresentavano parte di ciò che avrei voluto essere…e che forse….un giorno…
- Hai deciso di abbandonarmi per tutta la sera? L’avevo detto che così vestito saresti stato una tentazione anche per gli uomini, ma non pensavo accadesse così in fretta. –
Risi di gusto e prendendole la mano l’attirai verso di me.
- Che c’è…sei gelosa? Quel tipo è davvero affascinante non credi? –
Stavo al gioco perchè vederla con quella espressione sospresa era davvero uno spasso.
- Ecco lo sapevo…il primo che passa ti fa gli occhi dolci….e ti perdo. –
Il suo tentativo di trattenere la risata naufragò miseramente e ci ritrovammo uno tra le braccia dell’altro, con le lacrime agli occhi.
Stavo per baciarla quando un ragazzo scuro di pelle e alto come un armadio si avvicinò e pose le mani sopra gli occhi del mio angelo che sorpresa vi appoggiò sopra le proprie per proteggersi.
L’intrusione mi infastidì oltremodo e la tenni ancor più stretta tra le braccia per sottolinearne il possesso.
- Ehi Francies…indovina un po’? Mi riconosci? –
Vidi dipingersi sul suo viso un sorriso immenso, prima di pronunciare quel nome che avrebbe forse rovinato la mia serata…………..
- Diego Oliveira…sei tu?aaahhhhh>…si voltò buttando le braccia al collo di quel personaggio invadente che in pochi istanti era riuscito ad andarmi di traverso.
- Ma che ci fai qui? O mio Dio…sono secoli che non ti vedo. –
C’era complicità tra i due e mi chiesi quale fosse il legame che li univa.
Rimasi in disparte…in attesa di scoprirlo.
- Ma sentilo…l’ultima te ne sei andato da Portland senza neppure salutarmi…non te l’ho perdonato sai? Saranno almeno cinque anni che non ti vedo. –
Non l’avevo mai vista così allegra e spensierata e un moto di gelosia mi costrinse ad allontanarmi per non fare o dire sciocchezze.
- Ah! adesso è colpa mia….tua madre e le tue sorelle….quelle arpie…mi dissero che eri già partita…-
Le loro voci concitate mi giungevano chiare, aggiungendo altro nervosismo a quello già accumulato. Non riuscivo a stare fermo e mi accesi un’altra sigaretta.
- Ma trovati una scusa migliore dai…- Era bellissima…ed io uno stupido.
- Lasciati guardare, sei una favola…sembra impossibile considerando lo sgorbio che eri. -
- Uno sgorbio eh? E’ per questo che mi rincorrevi ovunque pur di starmi vicino? -
- Te n’eri accorta?...ahahaha…pensavo di essere furbo…aaahhh…che bello rivederti…una boccata d’aria fresca. -
- Tu non sei cambiato per niente, a parte il fatto che sei diventato una montagna, ma che hai fatto? Ti sei mangiato una mandria intera? –
Si tenevano entrambe le mani…dondolando le braccia come bambini….ero una belva in gabbia, ma nascosi a dovere quello che provavo.
- No…solo mi sono allenato un po’…diciamo. –
Era solare quel personaggio…e troppo bello per passare inosservato.. mi sembrava anche di averlo già visto.
- Che cosa fai di bello …dai racconta. - Lo prese sotto braccio…venendo verso di me che attaccato alla sigaretta fingevo di guardarmi attorno distrattamente, dando le spalle alla spiaggia.
- Sono un giocatore di basball professionista…e non puoi non avermi visto…sono la star degli Yankee. - Ecco dove lo avevo visto, la rabbia continuava a salire.
- Addirittura….ohh…allora devo congratularmi con te..ti ci vedo proprio a fare la star..ahaha. - Quando mi furono davanti mi raddrizzai gettando la sigaretta sul posacenere. Un sorriso stirato fu tutto quello che riuscii ad esibire.
- Diego…vorrei presentarti Robert…lui è… -
-… il suo fidanzato…- terminai la frase sorprendendo me stesso per la naturalezza con la quale mi venne alle labbra.
- Piacere di conoscerti Robert, sei un uomo fortunato. –
Allungò la mano e me la strinse con delicatezza inaspettata da un uomo di quel calibro. Non vi era astio nei suoi occhi…anzi sembrava davvero contento.
L’ansia cominciava a placarsi e distratto non mi ero accorto che il mio angelo era rimasta a bocca aperta a guardarmi…non trovando più l’aria per continuare a parlare.
Diego si accorse dello sguardo sognante di entrambi e con discrezione fece in modo di lasciarci soli, promettendo di tornare a cercarla per un ballo come ai vecchi tempi.
La guardai negli occhi che cominciavano a velarsi… e tutto intorno a lei si dissolse.
Sollevò la gonna con entrambe le mani e il movimento diede vita alla melodia racchiusa nel cuore che teneva al collo…fece un passo verso di me fin quasi a sfiorarmi …allungò la mano appoggiandola sul mio volto….ed io vi poggiai la mia baciandole poi il palmo.
- Lo vuoi?...-…le sussurrai ad un soffio dal suo viso.
- E’ il mio sogno…-…alitò sulle mie labbra prima di farmi volare in Paradiso…
Il bacio fu lungo…intenso….e tra le sue braccia…..trovai la mia casa…..