Capitolo 48 – Robert
Rivedere la mia famiglia al completo fu molto più piacevole di quanto mi aspettassi. Mio padre in poche ore si era ripreso e il medico che lo aveva seguito lo lasciò tornare a casa per poter trascorrere l’ultimo giorno insieme a tutti i suoi figli.
Vicky ed io avevamo fatto pace…anche se continuava a rinfacciarmi di essere stato sgradevole, ma in fondo aveva le sue ragioni per continuare a ripeterlo e le chiesi scusa tutte le volte che mi veniva richiesto.
La sera prima della partenza per Vancouver, richiamai il conducente dell’auto che aveva accompagnato Lizzy e me all’aeroporto e dopo essersi scusato infinite volte per l’accaduto, mi disse che il mio telefono era probabilmente scarico e non riusciva ad accenderlo…cosa che non mi sorprese, vista la mia abitudine di non metterlo mai sotto carica. Lo scongiurai di trovare il modo di rimediare alla cosa e di richiamarmi al mio nuovo numero non appena fosse riuscito a farlo.
Non ne comprendevo la ragione, ma quel silenzio tra me e Francies non mi preoccupava più quanto il giorno precedente, quasi fossi oramai certo che Lei avrebbe capito .
La sera, dopo la cena con la mia famiglia, avevo incontrato i miei amici più stretti, quelli con i quali il mio rapporto dopo il grande successo non era cambiato affatto e gli unici che mi facessero sentire il Robert che ero sempre stato ed eravamo andati in un Pub di Soho, gestito da un nostro vecchio amico…Garret, nel quale si faceva della buona musica dal vivo e dove un tempo, con la mia piccola Band, avevo suonato anch’io.
Avevamo raggiunto il locale con l’auto di Tom, amico mio da sempre e cercando di non dare troppo nell’occhio eravamo entrati dal grande portone in legno…simbolo del locale, il cui nome era appunto“ Old wooden door”.Non c’era molta gente a quell’ora tarda, ma la cosa non mi dispiacque affatto. Cercavo sempre di nascondere il mio volto sotto a berretti molto scuri e a cappucci calati sopra la testa, ma quella sera non fu necessario, perche’ gran parte dei presenti mi conosceva bene e quando mi videro in compagnia dei vecchi amici non ne furono affatto sorpresi. Londra era uno dei pochi posti dove potevo muovermi senza particolare timore di essere braccato dai fans…e la vita era più facile…e normale.
Mi avvicinai al bancone per ordinare le solite birre scure e per salutare Garret che di solito se ne rimaneva dietro al tavolone del bar a chiacchierare con i clienti . Nonostante fosse vietato fumare, nell’aria aleggiava una leggera nuvola profumata di tabacco e di erba buona…quell’aroma di Pub che non sentivo se non a Londra…la mia città del cuore.
Seduta Sul piccolo palco allestito nell’angolo poco lontano dal bar, una ragazza carina stava suonando un pezzo molto triste con la sua chitarra appoggiata alle ginocchia e sembrava lontana con la mente, come se quelle parole la riconducessero ad un passato che quel testo le ricordava..
Aveva dei lineamenti che mi erano familiari, ma non riuscivo a ricordare dove l’avessi già vista.
Teneva la testa bassa e non potevo vedere bene i suoi occhi così mi avvicinai con la bottiglia in mano, curioso di guardarla meglio e scoprire chi fosse.
Terminato il pezzo sembrò quasi trasformarsi e il suo viso si aprì in un sorriso che avrebbe contagiato chiunque ed immediatamente la riconobbi…
Anche lei mi vide e alzandosi mi venne incontro come se avesse visto un vecchio amico, sbracciandosi con ancora la chitarra a tracolla dietro la schiena.
- Non ci posso credere…com’è possibile che ti incontri in ogni dove….ciao Robert, conciato così quasi non ti riconoscevo. –
L’accento del sud rendeva la sua parlata ancora più divertente e inconsapevolmente allargai le braccia per accoglierla e baciarle la guancia.
- Erika…non riesco proprio a capire…sei proprio tu?-
Era strano rivedere quella ragazza buffa all’altro capo del mondo dopo soli tre giorni e mi venne spontaneo farle un simpatico interrogatorio.
- Ti lascio come esperta di coctail a Malibù e ti ritrovo come cantante nel cuore di Londra? Tu sei una donna piena di risorse…sono veramente stupito.-
Scoppiò a ridere senza nascondere l’agitazione che quell’abbraccio le aveva procurato. Sapevo con certezza che avesse un debole per me, me lo aveva confessato lei stessa, mentre insieme, qualche sera prima, accendevamo la miriade di candele lungo la piscina della villa di Lizzy. Era stata generosa e davvero gentile con me, senza mai essere invadente o pretendere nulla in cambio ed io senza il suo aiuto non avrei potuto realizzare ciò che era stato fatto quella sera.
- Sono partita il giorno dopo per venire qui a Londra, era già in programma da tempo e quel lavoro mi serviva proprio per trovare i soldi per il viaggio…ma mai avrei pensato di incontrare te per due volte di seguito. –
Si agitava tutta e mentre parlava intrecciava le dita tra loro in posizioni incredibili.
– Non sono ancora sicuro... sei una cantante...o una barista.?..aiutami a capire! -
– Direi entrambe le cose...il mio sogno è cantare, ma per vivere devo arrangiarmi in qualche modo e la barista è l'ideale per rimanere a stretto contatto con locali come questo...Garret è davvero una persona meravigliosa, mi ha lasciata suonare senza nemmeno avermi sentita prima...lo adoro. E tu?...il tuo angelo? - Sorrideva cordiale e sincera e nei suoi occhi c'era davvero una luce speciale. Le risposi sinceramente.
– Sono tornato di fretta perché mio padre ha avuto un incidente e sono solo...come vedi. Lei non è potuta venire. -
– Ah...Allora sei un single stasera...libero di fare follie?! -
Non so come facesse, ma quella ragazza mi metteva il buonumore e stare con lei era davvero divertente. Ci sedemmo sopra agli sgabelli allineati lungo il bancone, mentre i ragazzi amici miei si erano spostati su di un tavolo che praticamente era riservato sempre a loro.
– La canzone che hai cantato prima non l'ho mai sentita...di chi è? -
La vidi oscurarsi in volto e abbassare lo sguardo, come se le mie parole l'avessero ferita. Attesi la sua risposta sentendomi responsabile del suo cambiamento repentino.
– E' mia...l'ho scritta tanto tempo fa, quando vivevo ancora ad Albany in Georgia, con mia madre e....-
Si sistemò sullo sgabello sollevando le spalle e riprendendo il sorriso da dove lo aveva lasciato.
- ...Non e' una storia interessante, ma la canzone è nata lì. Ti piace? -
Le brillavano gli occhi di miele e senza trucco ne altro, era semplicemente stupenda.
- Molto...sono sempre più curioso di scoprire che altro mi nascondi. -
Non insistetti sulla storia della sua vita ...non avevo bisogno altro che di trascorrere una serata serena e tranquilla...e lei era la persona giusta.
– Vuoi che ti presenti ai miei amici? Alcuni di loro suonano in un gruppo, potrebbero tornarti utili per realizzare il tuo sogno...o mal che vada potrebbero rimediarti qualche lavoretto nei locali dove suonano anche loro...vuoi? -
– Volentieri. Sono qui da soli due giorni e non conosco nessuno tranne Garret e il personale del locale, quindi in ogni caso...mi fa davvero piacere.-
Ci alzammo insieme e come l'avessi sempre fatto le cinsi le spalle con il braccio, appoggiando la mia mano sulla spalla minuta di quella ragazza che sprizzava energia da tutti i pori. Ebbe un fremito e così la strinsi contro di me per darle conforto e tranquillizzarla. Ci guardammo per un momento sorridendo e in quel momento mi resi conto di aver trovato un'amica...con la quale avevo avuto subito una simpatia a pelle e che non riuscivo a fare a meno di adorare. I suoi occhi erano limpidi e sinceri e le sue parole sempre dirette e divertenti...insomma l'amica ideale.
- Ragazzi questo splendore si chiama Erika...e come un fiore va trattata. Mi ha salvato la vita qualche giorno fa...e stasera è nostra ospite ok? -
– Ciao a tutti!! -
Tom e gli altri si erano alzati per stringerle la mano e in meno di due minuti era come se fosse sempre stata una dei nostri. Non c'era malizia tra di noi, soltanto una gran voglia di ridere e una simpatia spontanea e incontrollabile che mi fece davvero bene al cuore.
– Avete sentito che la ragazza sa cantare?...potrebbe essere una di voi...non dicevate sempre di cercare una voce femminile per allargare il repertorio? - Mi girai verso di lei e le feci l'occhiolino...lei sorrise.
– Potremmo anche provare adesso...Garret e' sempre disponibile agli esperimenti. -
Tom...al quale non era fuggito il nostro segno d'intesa... era intervenuto subito ed aveva lanciato la proposta.
– Siiii...ne sarei felicissima, senza impegno ragazzi...ci si prova e ci si diverte ok?-
Era un maschiaccio, dolcissima e senza pudori.
– Rob tu che fai? Chitarra, pianoforte o voce? - Tom aveva dimenticato che preferivo rimanere nell'ombra, ma lo vidi abbozzare un sorrisino di sfida e non seppi resistere...la raccolsi e risposi immediatamente.
– La chitarra la suona Eddy...mi metto al piano d'accordo? Se mi ricordo ancora come si fa. - Risero tutti della mia battuta.
– Vado a parlare col capo e torno subito...intanto preparatevi il pezzo da fare. – Tom si allontanò.
La discussione si accese sul tipo di musica da scegliere e mentre si dibatteva, il telefono nella mia tasca cominciò a vibrare.
Mi alzai in fretta per uscire da quel locale rumoroso e non appena mi trovai all’aperto…risposi emozionato e speranzoso a quel numero sconosciuto che vedevo lampeggiare sul display.
- Pronto? – All’altro capo del telefono c’era un silenzio tombale.
- Pronto chi parla?- insistetti. Un brusio e poi mi giunse chiara e forte la voce di Stephanie che urlò nell’orecchio il mio nome.
- Robert…ma dove sei finito? Ti cerco da un paio di giorni e solo ora scopro che sei addirittura a Londra? Ma dico, vuoi farmi morire?-
- Steph…calmati…ti posso spiegare tutto. –
- Non credo proprio mio caro, non puoi pretendere che mi occupi della tua carriera quando sembra che della stessa non ti importi proprio niente. Sono stanca di rincorrerti per il mondo senza sapere nè dove sei nè cosa tu stia facendo ok? Se vuoi che sia la tua manager mi devi avvertire dei tuoi movimenti…altrimenti come faccio a dirti che invece che a Vancouver domani devi essere a New York? Ti mando una lettera?...Mi farai impazzire, tu non lo vedi, ma ho il tic all’occhio da quando mi occupo di te…mi farai venire l’esaurimento….mi hai sentito? –
Rimasi ammutolito…New York… Francies.
- E come mai devo essere a New York?...Non capisco, ci sono in programma interviste o altro?- Ero eccitato all’idea di trovarmi nella sua città e di poterla forse rivedere.
- David Letterman ti vuole nel suo show e se ce la fai dovresti presenziare all’inaugurazione di un nuovo negozio di gran lusso…ancora non mi hanno detto di cosa si tratti , ma ci pagherebbero bene. Ci saranno molte personalità del mondo della moda e dello spettacolo ed è un ottima vetrina per te e il tuo futuro. Ci sarà la stampa e molti network stanno facendo a gara per l’esclusiva, si vedrà. Vuoi degnarti di tornare o devo disdire tutto?-
Feci una pausa…e poi sorridendo le dissi di prenotarmi il primo volo del mattino. Ci salutammo e feci ritorno nel Pub dove la band si stava sistemando per l’esibizione.
Mi diressi verso Erika che mi fissava con aria interrogativa.
- Che ti succede? Problemi? –
- Niente affatto…è tutto il contrario…- Le dissi avvolgendola in un abbraccio e schioccandole un sonoro bacio sulla fronte.
- Mi sa che sei tu a portarmi fortuna!…Domani torno dal mio angelo. –
- UUhh così presto? Lo vedi che hai fatto bene a non preoccuparti? Andrà tutto bene vedrai…- e mi diede il cinque a due mani, prima di agguantare il microfono e prepararsi a cantare.
8 commenti:
bello Fra!!!!! proprio bello!!
Finalmente!!! bello... questa Erika mi ricorda qualcuno!!! ihihhihi ;D
Francy e sempre bello leggere il ....SOGNO...^_^
Bello, scorrevole ed emozionante. Una versione di Robert molto carina .... e questa Erika ... troppo forte!! anche a me ricorda qualcuna... ma....
bel capitolo,tesoro!bravissima.baci ory cullen
Erika...uhm...mi piace poco.
E poi....
(sono in astinenza ndr).
E questa Erika che ricompare???? Creerà scompiglio?? Spero di no.....
Meraviglioso come sempre!!!! <3 Emma
Curiooooosooooo....
Bello come al solito!
Trilly
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