lunedì 19 settembre 2011

Capitolo 52


Capitolo 52 – Robert


   Quasi avesse il peso di un’armatura medievale mi ero finalmente tolto dal cuore l’assenza di lei ed ora …leggero e assetato del suo elegante profilo…attendevo con ansia che scendesse la sera per incontrarla.
   La registrazione dello show era in perfetto orario e dopo meno di un’ora ero  corso veloce sulla via che mi avrebbe condotto all’evento in Fifth avenue.
   Ero in anticipo rispetto all’appuntamento  fissato da Stephanie , ma non riuscivo a tenermi lontano dalla mia fonte di energia e una volta sceso dall’auto avevo percorso lentamente quell’insolito tappeto rosso, sapendo per certo che l’arrivo di Francies sarebbe avvenuto come di consueto in coda a tutti gli altri. Mi fermavo a rispondere alle ripetute domande che giungevano da quel muro di flash come ero solito fare nelle mie interviste che mai come quella sera mi erano state  indifferenti e mentre davo risposte sfuggenti alle futili domande dei giornalisti, mi accorsi del cambiamento del brusio di fondo.


Molti dei volti che avevo davanti erano stati attratti da qualcosa che giungeva alle loro spalle e lentamente mi ritrovai ad essere quasi trasparente…come se a nessuno importasse più di me. Ne approfittai per avvicinarmi all’entrata, dove avrei avuto una migliore visuale e dal fondo dell’ampia via vidi brillare una lussuosissima limousine che si fermò a pochi passi da me…nascosta quasi subito da un gruppo di fotografi che erano usciti dalle loro postazioni per non perdersi il momento culminante.

 Arretrai per riuscire a vedere meglio fino ad incontrare col tallone un paio di scalini un po’ nascosti…vi salii e rimasi in attesa.

Un uomo affascinante aveva aperto lo sportello dell’auto sorridendo compiaciuto ai flash che lo accolsero al suo passaggio e tendendo la mano pronunciò brevi parole che non riuscii a sentire, sovrastate dalle voci della folla che attendeva ai lati del marciapiede.
    Come se fosse un sogno che prende forma dal nulla…la sua mano comparve esitante…posandosi leggera sulle dita di lui che l’accolse come una regina.
Desiderai che quella mano fosse la mia e che le braccia che la accolsero non fossero per lei un riparo così evidente. Apparve come quando il Sole si fa spazio tra le nuvole e per un attimo i nostri sguardi si incrociarono …per poi riperdersi nella confusione del momento.
 Come raggi di luce che si inabissano nel mare vincendo lo specchio d’acqua e portando la vita, così i suoi occhi avevano raggiunto il mio cuore, ossigenando la speranza di poterla amare ancora  in esso riposta.
     Ebbi un fremito…ma nessuno lo vide.
    Rimasi nell’ombra ad osservare quella creatura che aveva cambiato tutto in me…e la vidi impaurita e fragile aggrapparsi al braccio di quello sconosciuto che sembrava avere particolare cura di lei. Rimasi in silenzio….spettatore di un momento così importante e che sentivo il bisogno di condividere con la donna che amavo...piuttosto che solo in un angolo .
    Quante cose erano cambiate dopo il nostro primo incontro…che risaliva solamente a qualche giorno prima…eppure sembrava così lontano.
    Tutto appariva diverso senza il mio angelo accanto…inutile, effimero, vuoto e sebbene fossi consapevole delle difficoltà alle quali andavamo incontro stando insieme non potevo nemmeno pensare  di rinunciare a provarci.
   A pochi metri, nascosta dal muro di fotografi, sentivo la sua voce flebile, seguita sempre da quella dell’uomo che la accompagnava e che continuava a stringerla più del dovuto.
   Mi chiesi chi fosse…
   Lei non mi aveva parlato di nessun uomo nella sua vita…non poteva avermi mentito, non la credevo capace.
   Scivolavo lento lungo il percorso che conduceva all’interno, mentre Stephanie mi attendeva con il volto stupito…chiedendosi cosa mi passasse per la testa.
  Le sorrisi appena e tornai a volgermi verso Francies, sulla quale tutti gli sguardi erano puntati.
  Era splendida in quell’abito rosso corallo che metteva in risalto la sua pelle ambrata, scendendo ad accarezzare le sue curve morbide…il seno premeva sulla sottile stoffa ad ogni respiro ed io mi persi nel movimento fluido del suo corpo perfetto. I lunghi capelli lasciati liberi come amava lei, riflettevano ad ogni flash come se scintillassero.
Lisci e setosi…mi sembrò di sentirli tra le dita.

Era perfetta.
Era Francies.
   
   Li vidi scambiarsi un sorriso che poteva dire molte cose e poi…
   Quell’uomo l’aveva baciata.
  Mentre gli scatti infiniti della fotocamere immortalavano quell’attimo, la mia mente elaborò il timore di perdere quel prezioso gioiello che la vita aveva messo sulla mia strada e che ora sembrava svanire tra le braccia di un altro.
   Si aggrappava a lui come se non potesse reggersi senza e non capivo… lento il fiato mi venne meno…sospeso …a chiedermi se quello che provavo fosse paura, gelosia o forse entrambe.
   Non poteva vedermi, nascosto com’ero da alcuni pannelli pubblicitari posti all’interno dei locali, ma io sì.
   Rimanere ad osservarla, mentre si avvicinava inconsapevole della mia presenza era una sofferenza.
   Ad un tratto quell’uomo l’aveva presa in disparte, proprio dietro al pannello che avevo di fronte e le aveva parlato.
   Riuscii a cogliere solo alcuni tratti delle loro voci, coperte dalla musica che faceva da sfondo all’evento.

-                     Come ti senti gioia, sei splendida...- Mi parve di soffocare.
    Poi si perse la voce nel brusio.
-                     Se…- Lei.
 Ancora suoni confusi.
-…ti avrei già sposato. – La risata di entrambi…la terra svanire sotto ai miei piedi.

Non può essere vero…no!

Raccolsi quel che rimaneva del  mio orgoglio ferito e rimettendo insieme i pezzi di un sogno che sentivo infranto uscii allo scoperto per affrontare l’inevitabile realtà dei fatti.
Mi aspettavo di vederli abbracciati, mentre uccidevano irrimediabilmente quel che di più bello avessi provato nella mia vita….invece…li vidi allontanarsi per poi separarsi.
    L’uomo si era spostato all’altro capo della boutique per accogliere alcuni invitati, mentre il mio angelo sorrideva,  incantata ad osservare lo scintillio di quel regno del lusso.

La raggiunsi titubante, osservando il profilo della sua figura di schiena.

Non potevo andarmene senza averle parlato, senza sapere, senza risentire la sua voce pronunciare il mio nome.

-                     Ciao angelo mio. – Attesi immobile.

Sembrò che il tempo si fosse dissolto in gocce, formando ai nostri piedi…una nuvola d’acqua che a malapena ci sosteneva.
   La pelle di seta era un  richiamo forte, mi dovetti trattenere per non abbracciarla davanti a tutti.
   Attesi per un attimo che si voltasse, sperando forse che sentire la mia voce l’avrebbe rallegrata e che mi avrebbe poi accolto tra le sue braccia, ma non avvenne.
   Lenta abbassò il capo, lasciando che i capelli le accarezzassero le spalle, scoprendo quel piccolo neo nascosto alla base del collo, uno dei mille splendidi difetti di lei che mi faceva impazzire.
   Non resistetti ed esistante cercai la sua mano, intrecciandola delicatamente alla mia, come se non riuscissi più a trattenere il contatto.
   Risentire il calore della sua mano che si abbandonava alla mia e il profumo unico della sua pelle fu come ritornare a casa dopo lungo tempo e ritrovare intatte le emozioni vissute tra quelle mura nel tempo.
   Tutto ciò che avevo provato riemerse incontenibile ed  invitandola a voltarsi, cercai di farle comprendere con lo sguardo quanto mi fosse mancata.
    Rimasi incantato a guardarla, mentre mi portavo la sua mano alle labbra e ne respiravo la delicata essenza.

-                     Ciao Robert. - La sua voce fredda….distaccata.

Tutto sembrò tingersi di grigio, mentre dalle sue labbra continuavano ad uscire frasi per me senza senso nelle quali sembrava incolparmi di cose assurde e incomprensibili.
   Cercai di mantenere la calma...anche se non ero a conoscenza di  risposte che  potessero calmare lei.
    Cercavo di capire, ma ogni sua affermazione mi feriva.
    Mi sentii morire quando mi voltò le spalle per fuggire via e cercai di raggiungerla sfiorando la soffice pelle della sua irresistibile schiena nuda..

-Ti prego aspetta!- Ero confuso , frustrato e il mio cuore non si dava pace.

Poi tutto accadde in fredda…lei non c’era più e al suo posto c’era quell’uomo che continuava a sommergermi di parole che faticavo a seguire, impegnato com’ero a cercare lei con lo sguardo tra la folla. Non lo volevo ascoltare, desideravo soltanto il mio angelo che sembrava ora essersi dissolto nel nulla.
    Le parole di Francies mi avevano sconvolto e sebbene cercassi di mantenere un certo controllo, dentro  me c’era l’inferno.

-                     Senti Robert, posso chiamarti così vero? – Non risposi e lasciai che continuasse, non mi importava nulla di quello che aveva da dirmi…nulla.

Cercai di andarmene per seguirla, ma la mano forte di quell’uomo mi trattenne.

-                     Lo farò lo stesso. Devo ringraziarti dal profondo del cuore per quello che hai fatto a Francies, quella donna aveva bisogno di tornare a vivere…e nonostante io ci abbia provato per anni, soltanto tu hai saputo ridonarle il sorriso perduto. –

-                     Ma che stai dicendo? – Ero sempre più sorpreso e mi voltai a fissarlo negli occhi con aria interrogativa.

-                     Quella folle creatura, che adoro più di ogni altra persona al mondo, ama te…e posso ora comprenderne il motivo. - Mi squadro' dalla testa ai piedi.
- Ma tornando a lei…ebbene… soffre,  perché teme tu l’abbia illusa per poi filartela. –

-                     Ma come le è venuto in mente e poi tu che ne sai di quello che c’è tra di noi? –

-                     Sono il suo migliore amico mio caro Robert, per non dire l’unico, accidenti!!! E in questo breve frangente nel quale sei scomparso nel nulla ho dovuto fare da balia alla sua anima ferita. Lo sai cosa significa? Non credo tu la conosca quanto me e non so nemmeno se augurarmi che questo accada, ciò nonostante quella donna ha bisogno di te quanto tu di lei a quanto vedo o mi sbaglio? –

Abbassai gli occhi, scosso e impotente, come se improvvisamente le energie mi avessero abbandonato, poi tornai a fissare lo sguardo in quegli occhi che sembravano sinceri...muto.

-                     Ecco, lo sapevo, non mi sbaglio affatto, quindi mio caro cerca di alzare il tuo famosissimo e per altro splendido di dietro e con disinvoltura esci da questo posto, recita quella parte che rese tanto celebre Shakespeare e che le donne adorano oltremodo. Non lasciare che le paure di Francies prendano spessore, aiutala a spezzare quella catena che la tiene legata al suo passato e riportala alla vita vera, quella che solo un amore pulito e sincero le può dare. Vuoi ascoltare questo splendido uomo…si fa per dire…che ti sta davanti? – Sorrisi…era davvero un attore nato, ma evitai di palesare i miei pensieri.

-                     Dov’è andata, tu lo sai? – Il cellulare che aveva in tasca inizio a squillare e lo vidi rispondere con un mezzo sorriso, chiedendomi di attendere un momento.

-                     Si Charles? Bene…Grazie di avermi avvertito. – Richiuse il piccolo cellulare riponendolo nella tasca.

-                     Ah le donne…creature prevedibili. Sta andando a casa mia, credendo forse di essere al sicuro…da cosa poi ? Lo sa solo lei. – Gesticolava sempre composto.

-                     Va da lei. Avvertirò Charles di attendere il tuo arrivo e di farti entrare nel mio appartamento, ma attento! Se la farai soffrire dovrai vedertela con me chiaro?Avrai tutto il tempo che vorrai, io mi sistemerò in albergo. -

Mi allungò un biglietto da visita con su scritto l’indirizzo e lo afferrai con entrambe le mani.

-                     Buona fortuna Robert. -

-                     Grazie Louis. -
Fu tutto ciò che gli dissi prima di voltarmi e raggiungere quasi correndo l’uscita…dove ancora si accalcavano i molti curiosi attratti dall’evento.

Fui quasi travolto da un piccolo gruppo di donne urlanti che indossavano una maglietta nera con la mia immagine stampata sopra...le evitai con l’aiuto della guardia del corpo che mi si era affiancata non appena avevo messo piede fuori dalla boutique.
    Raggiunsi l’auto e diedi il biglietto all’autista.

-                     Portami qui più in fretta che puoi. – Partì immediatamente come già conoscesse il posto.
   Afferrai il telefono che tenevo nel taschino della giacca e provai a chiamarla, ma la linea era muta…e piombai nel panico.
Cosa le avrei detto per farle capire che si stava sbagliando?
Perché si ostinava a credere che nella mia vita ci fosse un’altra donna?
Cos’era accaduto di così terribile da portarla ad avere quell’atteggiamento scostante.
    Avevo bisogno di sentire le sue braccia strette intorno a me, le sue dita sfiorarmi il viso, di ritrovare il mio angelo e questa attesa mi logorava…assieme all’immagine di lei che si allontanava senza dirmi una parola.
    Allentai la cravatta aprendo un po’ la camicia e senza trovare pace  cominciai a tormentarmi i capelli, scoprendo che l’auto stava già  rallentando la corsa.
   L’autista accostò al marciapiede e scese per aprirmi lo sportello accorgendosi troppo tardi che lo avevo lasciato spalancato e che mi trovavo già all’altro capo della strada, dove avevo visto parcheggiata la limousine di Louis.
   Vidi uscire un uomo dal portone del palazzo di fronte e venirmi incontro.

-                     Mr Pattinson? –

-                     Sono io…lei dov'è? – Lo raggiunsi .

-                     Mi segua. –
    Faticavo a rimanere calmo di fronte a quell’uomo in livrea che sembrava non aver compreso l’urgenza dei miei passi e senza dire altro entrammo nell’ascensore. Lo vidi premere il pulsante più in alto, 36° piano.
   Veloce, come lo erano solamente i nuovi apparecchi dei grattacieli più recenti, quella lussuosa scatola di ferro ci portò subito a destinazione e non appena le porte si aprirono mi affacciai al corridoio sul quale vedevo un'unica porta.

-                     La prego, stia calmo, ora le aprirò  come mi è stato ordinato dal Senor Martinez…poi me ne andrò e lei avrà modo di stare solo con la signorina. Nessuno verrà a disturbarvi. –

-                     D’accordo, la ringrazio. – Accostò una tessera magnetica ad un sensore e la serratura scattò silenziosa.

Allungai la mano e lentamente scostai l’uscio.

La grande sala era immersa nel buio…profumava di dolce appena sfornato.
    L’unica cosa che i miei occhi misero a fuoco fu il profilo della donna che quasi sembrava fluttuare su New York addobbata a festa…teneva le mani appoggiate al vetro e lo sguardo perso in quell’orizzonte di luci…immobile.
    La parete di fondo dell’intero appartamento era in vetro e sembrava una enorme schermo sul quale veniva proiettata la sfavillante notte della più affascinante metropoli di sempre.
   Non aveva sentito il rumore dei miei passi, mentre cercavo di avvicinarla senza spaventarla.
   Mi sedetti dietro di lei, sul grande divano bianco che copriva gran parte dell’area centrale della stanza, mentre ad illuminare l’elegante figura di Francies, ancora ignara della mia presenza, c’era soltanto la flebile e calda luce del fuoco che scoppiettava nel singolare caminetto aperto…frutto senza dubbio della mente di qualche illustre designer di interni.
   Rimasi ad osservarla, mentre le sue dita scivolavano su quell’ampio strato d’aria compatta che sembrava faticare a sostenerla perchè non precipitasse nel vuoto. Non piangeva…non si muoveva…era come paralizzata da un dolore che sembrava toglierle la forza di reagire ed io ne ero in parte responsabile, anche se ancora non sapevo in quale modo.
    Sembrò risvegliarsi da un lungo sonno e abbassando lo sguardo girò su se stessa. Scorse l’ombra dietro di lei e si spaventò.

-                     Perdonami… sono entrato senza dire una parola, ma quando ti ho vista  non ho trovato più fiato per dire nulla. Sei bellissima.– Feci per alzarmi.

-                     No, ti prego. Rimani dove sei. – Percorse quei pochi passi che la dividevano dal caminetto acceso e si sedette accanto al fuoco, torturandosi le dita delle delicate mani dalle quali non accennava ad alzare gli occhi. Rimasi in piedi...ad ammirare il suo profilo scuro sullo sfondo delle fiamme.

-                     Perchè sei tornato? – Cercava di controllare il tremito della voce, ma me ne accorsi ugualmente.

-                     E’ una domanda alla quale dovresti riuscire a rispondere da sola, lo sai che ti amo…credevo fosse così anche per te. – Un gemito le sfuggì…soffocato.

Mi costrinsi a rimanere fermo al mio posto per evitare di innervosirla e per darle modo di confessarmi ciò che la turbava a tal punto.

-                     Credevo di sapere tante cose prima che te ne andassi a Londra…ma ora…- Non finì la frase.

-                     Ma ora?...Che cosa è cambiato Francies? Non capisco. – Volevo delle risposte, ma ricevevo solo sordide allusioni su qualcosa che non riuscivo a comprendere.

-                     Hai la tua vita…non hai bisogno di me. – Si alzò incamerando aria…dopo una lunga assenza di respiro.

Tornò a guardare i grattacieli illuminati, sistemando dietro l’orecchio il lungo ciuffo di capelli che le copriva il viso. La sua mano tremava…la nascose in fretta nell’altra, stringendola al ventre.

-                     Sicuro che ne ho bisogno… così come l’aria che respiro…e…- Incapace di starle ancora lontano mi avvicinai, si girò di scatto arretrando di un passo.

-                     …E cosa? Stammi lontano! Hai intenzione di riportarmi in quel Paradiso che sai creare come un illusionista, per poi sparire di nuovo tra le braccia di un’altra? Non sono quel tipo di donna che accetta un trattamento del genere. Credevo l’avessi capito. Ma a quanto pare..la cosa non ti sfiora nemmeno. Hai solo perso del tempo con me…ti consiglio di cercare altrove le tue cavie…io non ci sto più. –
Attaccava…fiera e decisa a difendersi …da me che non desideravo altro che renderla felice.

-                     Calmati Cristo santo, ma che hai oggi? Cosa avrò mai fatto di male?-Avevo alzato la voce anch’io senza volere.

-                     Hai ucciso ogni istante di felicità che credevo ritrovata, hai insultato le mie buone intenzioni …riducendo quel che è accaduto tra noi ad una cosa sporca, senza sentimento...quasi …volgare direi. Ma perché mi hai portata con te quel maledetto giorno?…- Urlando scoppiò a piangere. – Non potevi lasciarmi alla mia monotona vita…no…dovevi distruggere quel po’ di buono che vi era rimasto. – Si avventò su di me colpendomi il petto…disperata e fuori controllo. Ero sconvolto da quella reazione violenta.

Le circondai le braccia impedendole i movimenti e la strinsi forte a me.

-                     Calmati tesoro… va tutto bene. –

-                     No…non va tutto bene…niente va bene. –

Non voleva arrendersi e mi strattonò fino a liberarsi.

-                Non c’è nessun’altra donna nella mia vita Francies…nessuna…davvero. – Respirava ansimando per lo sforzo e rimase ferma di fronte a me, fissandomi in silenzio. Le ombre che oscuravano le profondità dei suoi occhi sembrarono dileguarsi, mentre mi auguravo che l’amore profondo che provavo per lei mi si leggesse a chiare lettere in viso. Ero incapace di difendermi di fronte a quel sentimento così intenso e non trovavo la forza di separarmi da quella creatura unica al mondo nemmeno per un attimo…non più.

-                     Ti amo angelo mio, ti amo come non ho mai amato e non ho mai smesso di farlo dal momento in cui sei entrata nella mia vita. Posso averti delusa per non averti chiamata da Londra, ma credimi…ho fatto di tutto per mettermi in contatto con te…e la mia unica colpa è di non esservi riuscito.
Non voglio che tu ti senta tradita, non hai nessun motivo per pensare questo, ma ti chiedo perdono ugualmente per essere stato tanto cretino da dare per scontato che avresti capito ...che davanti a te c’è soltanto un uomo tanto innamorato da perdere la testa e dimenticare il telefono in un maledetto taxi. –

Strinse forte le mani sulle orecchie e voltandosi corse via lungo il corridoio.

-                     Basta! Non voglio sentire altre bugie. –

La raggiunsi veloce e abbracciandola forte la voltai verso di me. Puntai gli occhi nelle iridi infuocate di quella splendida creatura che mi portava all’inferno e in Paradiso con un battito di ciglia e senza il suo permesso la baciai.
Fu un bacio violento e profondo…spinto dalla necessità di risentire il sapore della sua bocca.
Non le lasciai modo di riprendersi e la costrinsi alla parete per poter godere a pieno del contatto con quel suo corpo afrodisiaco che riusciva a risvegliare la parte animale che risiedeva in me sopita. Fece resistenza ed io le afferrai i polsi portandoli in alto sopra le nostre teste, allacciate in una sfrenata ricerca della lingua dell’altro. Sentivo il calore dei nostri corpi aumentare, mentre pressante e sempre più  intenso il desiderio di unirci diveniva per entrambi incontrollabile.
   Liberai le mani per poterla toccare. Erano giorni e notti insonni che sognavo di riassaporare la sua pelle …il suo profumo mi ubriacava.

-                     Sai di buono…- Le sussurrai mordendole il lobo facendola gemere.

Le spalline dell’abito di sottili veli di organzino caddero sotto le mie dita, liberando il seno soffice che accolsi tra le labbra incurante dei lamenti poco convinti di lei. Il velluto caldo della sua pelle che scivolava sulla lingua mi fece quasi impazzire e con un impeto selvaggio la sollevai da terra avvolgendo le sue gambe ai fianchi e assaporai il mio rifugio ritrovato, strappandole sottili ed eccitanti gridolini di piacere, mentre perdevo il senso dello spazio e del tempo…e vivevo soltanto di lei.
   Sentivo le sue dita affondare tra i miei capelli quasi aggrappandosi e il suo respiro aumentare il ritmo fino a divenire un delizioso lamento…sorrisi vittorioso mordendole un seno e sollevai la testa per guardarla.

-                     Non ti azzardare mai più a trattarmi in questo modo…Sei mia come lo sono io di te e non ti lascerò mai più dire il contrario. Ti ho desiderata ogni istante fino a sentirmi male e ora voglio sentirti urlare che quel che hai detto…erano solo bugie. – Morsi il delicato frutto che sporgeva sull’aureola di cioccolato…e la feci urlare.

-                     Dillo che mi ami …che ti sono mancato…e che quel che hai blaterato prima erano solamente sciocchezze. – Sorrise lamentandosi.

-                     - Tu sei pazzo…- Cercò di scostarmi mettendomi la mano in faccia e spingendomi via, ma ripresi a morderla infilandomi le sue dita in bocca e si arrese.

-                     Ok ok…mi sei mancato. – La feci cadere di colpo liberando le gambe e afferrandola al volo la costrinsi ad un casquet.

-                     E?.....- Eravamo ad un soffio uno dall’altra…sudati…eccitati e con un’immensa voglia di fare l’amore, ma volevo sentirmi dire che mi amava…in quel delizioso modo che soltanto lei sapeva fare e le sfiorai le labbra provocandola, accarezzandole, facendo violenza anche a me stesso che scoppiavo dalla voglia di sentirla mia…di essere parte di lei…di respirare la stessa aria, l’unica in grado di rendermi felice davvero. La fissai con gli occhi dell’amore…e con quel sottile velo di follia che anima gli sguardi degli amanti irriverenti.

-                     Ti amo. - Sussurrò appena…non mi bastava.

-                     A..Ah…Non ho sentito…- E l’allontanai quando cercò lei di baciarmi.

Liberò la mano posandola dolcemente sulla mia guancia…intrecciando i nostri sguardi in un vortice che risucchiò entrambi in un altro mondo…il nostro mondo…quello che ci isolava da ogni altra cosa e che proteggeva il nostro sentimento da qualsiasi pericolo.

-                     Ti amo alla follia dal primo istante che ti ho visto Robert Pattinson...ed ancor di più quando quei tuoi dolcissimi occhi verdi mi hanno sfiorata la prima volta. Ho lasciato che entrassi dentro di me come fa il vento quando spalanca le finestre…ed ora sono tua …finchè mi vorrai. –

La sollevai da terra facendola girare stretta tra le mie braccia, assorbito completamente dalla visione che avevo davanti…il mio angelo di nuovo sorridente, la gioia nelle sue risate…quegli occhi brillare per me soltanto.
   Percorsi quel corridoio buio finchè trovai la camera da letto.
   Non avevo fretta…non più, solo un gran bisogno di ritrovarmi in lei.
   I nostri abiti si erano dissolti in un attimo e i nostri corpi si intrecciavano come se finalmente si fossero ritrovati dopo lunga assenza.
Sciolsi ogni suo timore accarezzandola con infaticabile perseveranza e quando smise di tremare  sotto il tocco delle mie dita esperte la condussi in un’altra dimensione …a gemere…a chiedere di più…a supplicarmi perché la facessi mia.

 La sua pelle la mia unica dimora…

Arresa e umida era pronta ad accogliermi con pienezza e quando finalmente scivolai in lei non seppi più dov’ero, quale fosse il mio nome e dove iniziasse l’uno e finisse l’altra…il tempo senza sostanza…senza importanza...sospeso.
    Insieme raggiungemmo l’orgasmo….violento come lo sono tutte le cose che cambiano la nostra vita. Le nostre anime, come i nostri corpi, si erano fuse insieme, come se si fossero cercate da sempre e in altre vite avessero compiuto lo stesso identico tormentato viaggio al fine di ritrovarsi.
     Madidi di sudore…abbracciati e ansanti ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere di felicità e accoccolati uno all’altra, baciandoci dolcemente e senza sosta…ci abbandonammo a sogni che insieme ai ricordi di quella magica notte...non avremmo mai più scordato.


9 commenti:

mary robert ha detto...

Amore, un capitolo sofferto ma pieno d'amore un incontro ke solo tu potevi esporre con tanto trasporto. baci mery

Trilly ha detto...

Capitolo tanto atteso ed altrettanto strepitoso....sublime come al solito Francies fai sognare anche me....spero che continuerai!!!

Anonimo ha detto...

Wow Fra che capitolo intenso!!! Tormentato, disperato il loro incontro, spero che continuerai a farci sognare così...sei grande!!! <3 Emma

Francies Cullen ha detto...

Dio....quanto lo amo.

Anonimo ha detto...

Tesoro questo capitolo è un capolavoro, ha valso tutta quell'attesa. Bellissima la figura di Louis ed il loro ritrovarsi ... splendido!

Baby Cullen ha detto...

Strepitoso, emozionante dalla prima all'ultima parola, nessuno sa descrivere le emozioni come fai tu, e' valsa la pena aspettare tanto se il risultato e' questo!!!

Anonimo ha detto...

wow francy!è un sogno stupendo..sublime!...ory

Anonimo ha detto...

Ciao tesoro mio,
sono tornata qui a rileggere il capitolo.....sono tornata perchè ne avevo bisogno..... passione, dolore e tormento...... amore e dolcezza, erotismo e sensualità.....hai messo tutto non hai omesso niente, combattutti i sentimenti di lei, chiari e decisi quelli di lui, non le ha lasciato tregua, ha dissolto tutti i suoi dubbi con lo sguardo e con le paroleò. Con i gesti.
E' stata una lunga attesa, ma siamo state abbondantemente ripagate.
Grazie per condividere con noi questi tuoi sentimenti, è importante per me, sei importante tu per me!
Baci
Georgie

Francies Cullen ha detto...

Vi ringrazio tutte dal profondo del cuore...non restera' incompleto. Questa storia avra' vita...promesso.