giovedì 7 luglio 2011

Capitolo 50

Capitolo 50 – Robert



Soffocato dal desiderio di rivederla, tanto intenso da sentirmi quasi mancare, correvo senza fiato verso quell’enorme uccello di metallo che, come un Gargoyle ingabbiato nella più splendente delle armature, sembrava accovacciato sulla pista in attesa che balzassi sopra di lui per spiccare il suo volo verso il cielo plumbeo… per riportarmi da lei.
Sulla spalla stringevo il mio borsone nero da viaggio, unico leggero bagaglio in mio possesso, che mi avrebbe permesso di uscire immediatamente dall’aeroporto una volta atterrato a New York e nella mano, ripiegata con cura,  quella lettera di lei che gelosamente avevo conservato nel mio cuore come il più prezioso dei tesori, ossigeno necessario a superare il trascorrere del tempo che, in quei brevi giorni di sua assenza, sembrava cristallizzarsi attorno alle mie labbra….impedendomi di parlare coerentemente.
    Fino alla sera precedente ero riuscito a confondere me stesso, imponendomi di credere che lei fosse tranquillamente in attesa di un mio cenno, senza porsi inutili domande sul motivo del mio silenzio…ma una volta avuto il suo numero di telefono tra le mani, finalmente estratto da quella maledetta scatola infernale del mio cellulare morto sul sedile del taxi…avevo composto le poche cifre con le dita tremanti e la mente in fermento, pronto finalmente a sentire le note della sua voce che la mia mente aspettava di ingoiare come un tossicodipendente in crisi d’astinenza.
   All’ultimo numero rimasi esitante…e prima di premerlo imboccai la mia ultima sorsata d’aria, trattenendo poi il fiato in attesa del verdetto.
    Pochi istanti che apparvero interminabili…distintamente scanditi da suoni intermittenti e lontani e poi la voce metallica e impersonale di un messaggio registrato che mi diceva, senza concedermi alcun diritto di replica, che il suo apparecchio era spento…o irraggiungibile…

Perché?

Pensai di aver confuso le cifre e riformulai con più attenzione quella breve serie di numeri che improvvisamente sembravano confondersi davanti ai miei occhi, mescolandosi uno all’altro irrimediabilmente.
    Imprecai più volte e alla fine riuscii nell’intento…rimanendo nuovamente in attesa.
    Ancora quella voce neutrale….inesorabile…definitiva.
    Lo sconforto e il senso di rifiuto mi si spalmarono addosso impedendomi quasi i movimenti e solo una doccia caldissima e una notte insonne a dire a me stesso quanto fossi soltanto un visionario, mi avevano convinto che non poteva essere reale il suo rifiuto…non dopo quello che era nato tra noi in quei brevi ed intensi giorni insieme.
   Avevo salutato la mia famiglia con l’urgenza di raggiungere al più presto quel volo, temendo in cuor mio di perdere quella provvidenziale opportunità di rivederla o di arrivare con irrimediabile ritardo al mio appuntamento col destino.
   Le ore del volo mi erano servite a mettere un po’ di ordine nei miei pensieri e a trovare le parole giuste da dirle nel momento in cui mi sarei trovato di fronte alla sua persona. Il cielo al di fuori dell’oblò lentamente sembrava svanire, pennellarsi di colori accesi e poi di lutto, mentre trafiggendo il tappeto d’acqua sotto di noi, il vento increspava l’oceano sconquassandolo quanto lo era lo stomaco dentro di me. Non avevo immaginato quanto mi costasse starle lontano…non potermi nutrire della sua voce…del suo respiro…della stessa aria che il movimento del suo corpo faceva volteggiare intorno a lei. Non avevo mai pensato a quello spazio trasparente come a qualcosa da invidiare…solo perché la poteva contenere in sè molto più del mio abbraccio e arrivare dentro di lei attraverso quelle labbra che mi rubavano il respiro. Volevo pensare a cose semplici da dirle, ma  la mia mente spaziava altrove, sbattendo i miei pensieri come palle da biliardo colpite da una stecca appena gessata.
   Allungai le gambe sulla poltrona della prima classe del volo che mi avrebbe riportato in America, incrociando le braccia dietro la nuca sentendo quanto fossero indolenziti i muscoli del mio corpo, nello sforzo di mantenersi calmi.
   Faticavo a pensare ad altro che non fosse lei…ormai entrata ad alimentare le mie ossa, come il Sole penetra nelle foglie verdi delle piante a regalare la vita.
   Era diventata la mia acqua…il mio Sole, la mia terra umida sulla quale radicare e la lontananza stava inaridendo quel germoglio di benessere, donato al suo arrivo.
 Le persone attorno a me mi guardavano talvolta curiose …altre completamente ignare di chi io fossi…ed ogni volta che ripensavo alla sensazione angosciante che avevo provato ad ognuno di quegli sguardi, prima di incontrare lei, mi accorgevo di quanto tutto avesse cambiato forma e fosse inevitabilmente mutato .
Imparare a guardare attraverso i suoi occhi era stata la cosa più naturale del mondo e pur cercando di ricordare l’esatto istante nel quale mi ero accorto che succedesse…proprio non vi riuscivo. Era stato un cambiamento silenzioso…discreto…indolore e senza rendermene conto le rughe che mi segnavano la fronte erano state sostituite da quelle che i sorrisi strappati da lei producevano intorno ai miei occhi…come una sottile rete, che sosteneva la mia gioia rendendola più evidente anche all’immagine che vedevo riflessa nello specchio.


   Pochi fuggevoli istanti…racchiusi nel tempo che impiegavano il Sole e la Luna a rincorrersi e riacciuffarsi…avevano per sempre cambiato la mia vita e niente, a parte lei…mi permetteva di poter godere di quel continuo divenire….che nemmeno volendo avrei potuto fermare .
   Dispiegai quel foglio di carta ormai quasi sgualcito, assaporando ancora una volta quel profumo di lei che sgattaiolava tra le pieghe per riposare su di me e farmi soffrire. Come un gatto si stendeva sul mio viso…e riscaldandomi gli occhi leggeva e respirava insieme a me…le sue parole.
   Le lessi ancora …e ancora…come se potessero improvvisamente staccarsi dal foglio e trasformarsi in lei…..

Ho sorvolato paesaggi che non credevo esistessero ed ho respirato profumi che non potrò mai dimenticare, perché  la tua essenza è come un balsamo per la mia anima…perduta e sola…ora che sei lontano.

Ero io quello perduto e solo…brancolante nel buio della sua assenza spietata…incapace di reggere ancora una sola volta il ricordo di quel dolcissimo sorriso che lei aveva creato appositamente per me…


Hai risvegliato emozioni che credevo perdute e le hai rese reali…intense…uniche, mi hai fatta volare in alto, oltre le mie paure…e adesso…con te vicino…non ho più timore di nulla.

    La paura di aver tagliato di netto le sue speranze, alimentando nuovi timori che graffiassero la sua pelle di miele sciolta in quel sorriso indimenticabile, mi faceva sentire una bestia, ed anche se non avevo volutamente permesso che accadesse, mi sentivo terribilmente responsabile e mi punivo istante dopo istante…ricordando quanto fosse apparsa falsa la mia promessa ….quando mi ero allontanato da lei.


         Abbi cura di te …e del mio cuore… che affido alle tue grandi mani.


    Mi sembrava quasi di sentirlo pulsare tra le dita ogni volta che leggevo quella frase…e di averlo pugnalato col mio silenzio…ed ora morente aspettasse di esalare l’ultimo respiro. Temevo si fermasse….e non riuscivo a smettere di accarezzarlo con la mente…con la reale paura che se fosse accaduto…anche il mio lo avrebbe seguito…fedelmente.

                         Ti amo tanto                  


                                      Il tuo Angelo         Francies

   Il mio angelo…ali d’amore intenso… che mi avevano avvolto dolcemente, regalandomi il Paradiso.

           “Francies…ti prego aspettami.”


Mi addormentai col sapore di quelle parole sulle labbra…e sconfinai nella nebbia dei ricordi, dove l’essenza delle cose viene travolta da luci ed ombre…diventandone un tutt’uno…

Lei … in piedi davanti al grande camino …le linee della sua morbida figura leccate dalle calde lingue del fuoco acceso e scoppiettante che accentuavano i colori bronzei della sua pelle ambrata, facendola apparire come un essere ultraterreno… tra l’angelico e il demoniaco…che mi attraeva inesorabilmente in quella trappola per le labbra…che era per me la sua bocca.



Il gesto inutile di imprigionare un sottile ciuffo di capelli dietro l’orecchio…che inesorabilmente scivolava nel medesimo posto dal quale lo voleva liberare…. Il manto di seta dei suoi capelli…che scendeva lucente, assimilandosi alle  curve generose di quel tempio che mi aveva riportato alla luce. Amavo la sua carne morbida…amavo l’infinita dolcezza nella sua voce e l’armonico linguaggio del suo corpo che incantato quanto me da quel flusso di seta...seguiva le sue parole…come un cobra il suono del flauto del suo padrone.
    Il primo contatto delle nostre pelli accaldate dalle risate…la morbida rotondità della sua spalla nuda…quando il lembo di quel sottile abito era scivolato esaudendo la mia preghiera…e donandomi la gioia di un suo sospiro sorpreso.
A nulla era valso il mio sforzo di rimanerle lontano per non turbarla…il suo richiamo era troppo forte per potervi mettere freno…e sciogliendo i nodi immaginari che mi legavano al suolo ero fluttuato verso di lei….perdendomi tra le pieghe della sua pelle di velluto…allontanandomi dal mondo reale per sprofondare negli abissi della sua anima limpida e dissetante.
   Scivolare nel calore del suo corpo acceso…lento e profondo da non volervi fare più ritorno…mi aveva finalmente riportato a casa. Ritrovata la parte di me che mi completava, non sarei stato più in grado di sentirmi intero…nulla avrebbe potuto sostituirsi a lei….e nella nebbia densa che precede il risveglio provai un fremito di piacere che mi fece gemere…e ridestarmi di soprassalto….sudato e impudicamente appagato.

La luce al di fuori di quella prigione di metallo era cambiata, ma la pressante esigenza di lei era invariata… ed implacabile si era impadronita ora anche del mio corpo….che si accendeva ogni volta che le immagini di quel sogno ….tanto limpido da sembrare reale….sfioravano le intime necessità di un  uomo …innamorato follemente della sua donna.
   Mi ricomposi quando la voce del capitano annunciò l’approssimarsi della discesa verso la meta….New York…la città del mio angelo.
    Fremetti quando le ruote del carrello sfiorarono il nero asfalto della pista d’atterraggio e la frenata brusca che mi catapultò in avanti mi diede l’impulso a balzare fuori dalla cintura stretta intorno a me e ad alzarmi in piedi prima di averne realmente il permesso.
   Non diedi ascolto alle lamentele delle hostess e fui il primo a scendere a terra sulla ripida scaletta , dove un auto accesa mi stava già aspettando per condurmi in un’area privata per sbrigare le incombenze del controllo dei documenti. Fu veloce e indolore e in meno di un’ora ero al mio albergo…solo….come sempre…in attesa di istruzioni.

-Stephanie dove sei? –

Nemmeno il tempo di oltrepassare quella soglia che agguantai il telefono cercando di scoprire cosa sarebbe accaduto quel giorno….dovevo sapere…per prendere quel che rimaneva del mio tempo …e cercare LEI.

- Sto arrivando…calmati. Com’è andato il viaggio? Sei riuscito a dormire?-

- Si certo, come un bambino…ma dimmi un po’ il programma di oggi per favore. Ancora non so cosa mi aspetta e non ho nemmeno niente da mettere addosso. I miei bagagli?- Ero agitato in modo inconsueto e la mia manager se ne accorse ancor prima di me.

- Le tue cose sono in arrivo…al più tardi le troverai in albergo all’ora di pranzo. Che hai oggi? Sembri euforico. –

Catalogavo lentamente le possibilità di fuggire prima del suo arrivo…ma mi costrinsi ad essere ragionevole…anche se le mie gambe sembravano avere vita propria, divorando il pavimento con lunghe falcate nervose.

-                     Niente di particolare…sto bene. –

Le nascosi la ragione di tanta insolita parlantina…e rimandai il dialogo al momento del nostro incontro.

-                     Pochi minuti e sono da te. –

Il click dentro al buio del telefono mi isolò nuovamente.
Dovevo parlare con Francies, cercare di spiegarle quello che era accaduto in quei giorni…senza che pensasse fossero soltanto futili scuse protese a nascondere dell’altro.
   Ripresi il telefono in mano e ricomposi quel numero preziosamente salvato col nome di lei…limpido come l’acqua di un ruscello di montagna, sgorgava dalla mia bocca quasi scivolandovi sensualmente…

Francies Cullen…

Immediata la mia mente si mise mescolare le lettere di quel nome con altre che scendevano spontanee nella pellicola dei miei pensieri…incastrandosi alle sue come un gioco…dove i tasselli potevano comporre mille parole differenti…Le vidi sciogliersi e volteggiare per poi ricomporsi in un quadro che io stesso stentavo a ricordare di aver mai pensato….

Francies Pattinson Cullen.

Ero sconcertato da quell’immagine vivida che sembrava lampeggiare nella mia testa come una scritta al neon…non accorgendomi che il telefono all’altro capo suonava libero…in attesa di una mano gentile che premesse il tasto di accettazione di chiamata.
    Pochi secondi, sembrarono eterni...come formiche una avanti all’altra disegnavano  il sentiero della mia disperazione…quando la segreteria telefonica spense le mie speranze recitando le solite fredde parole, impedendomi di lasciarvi un qualsiasi stupido messaggio vocale. Non volevo mi sentisse in quel modo dopo così tanto silenzio…non avrebbe capito…e le avrei dato ragione.
    Non sapevo come fare a mettermi in contatto con lei…ma dovevo escogitare qualcosa. Probabilmente non era sua abitudine rispondere a numeri che non conosceva sull’apparecchio personale che portava sempre con sé…era da Francies…ed anche da me.
   Stavo elaborando le ipotesi più svariate quando bussarono alla porta della mia stanza e mi avvicinai velocemente per aprirla al rumoroso ospite dall’altra parte.

-                     Ciao Robert…sei ancora vivo vedo, me ne compiaccio. E’ un onore poterti parlare di persona…quasi non ci credo. –

-                     Stephanie…non essere spiacevole, ho già avuto una settimana pesante e non ho proprio voglia di discutere. –

    Mi avvicinai e le sfiorai la guancia in modo frettoloso. Lo avevo sempre fatto e mi venne spontaneo sporgermi verso di lei, appoggiata alla spalliera del morbido divano bianco che troneggiava al centro della stanza riccamente arredata.

-                     Si lo so…Malibù…il tuo segreto…e poi tuo padre. Approposito come sta? Mi auguro che non ci siano state complicazioni. –

L’interesse di Stephanie era puramente professionale e scansionare le profondità del mio stato d’animo le serviva per  procedere ad organizzarmi la vita nel giusto modo.

-                     Per fortuna non era niente di grave…anche se mia sorella non ha esitato a darlo per moribondo solo perchè aveva la testa fasciata. Sarebbe stata perfetta per le parti melodrammatiche…le vengono naturali. Dovresti farle un provino. –

   Sorrise, sfilandosi lentamente i guanti di pelle nera un dito dopo l’altro, lasciando che si afflosciassero improvvisamente svuotati.

-                     Un membro della tua famiglia mi basta e avanza, non credo riuscirei a sopportare la versione femminile di te…non ora almeno. –

Sollevai le sopracciglia fingendomi meravigliato…anche se sapevo benissimo come la pensasse del mio modo di essere….speciale. L’unica ragione che la costringeva ancora ad occuparsi di me era la fama che mi precedeva ad ogni apparizione pubblica…premiere o altro che fosse…quando le folle di genere femminile si assiepavano ai bordi delle strade per potermi vedere anche solo un istante. Ancora rimanevo stupefatto di tanto clamore e in cuor  mio sapevo che il tempo non sarebbe servito a nulla per farmici abituare.

-                     Allora occupati di me…e dimmi cosa ci faccio nella Grande Mela. Sono volato qui quasi senza sapere cosa mi aspettasse…allora? –

Accavallò platealmente le gambe, sedendosi comodamente al centro del grande divano di piuma e appoggiando borsa e guanti al suo fianco, pose entrambe le mani sopra al ginocchio.

-                     Ci sono due manifestazioni alle quali vorrei tu partecipassi, ma una soltanto è stata pubblicizzata dalle reti televisive e quindi decisa e si tratta del “David Letterman Show”…ti ricordo che oltre a parlare di te dovrai mettere al corrente il pubblico dell’inizio delle riprese di Water for Elephant…alla fine di Gennaio. –

-                     Ho avuto modo in passato di partecipare al suo show…sarà piacevole…è molto divertente. Quando? –

-                     Nel pomeriggio alle 18.00. Sarà una cosa breve e te la caverai in fretta. Hai ancora quasi sei ore per riposarti, poi dovrai prepararti ed essere lì almeno 10 minuti prima dell’intervista. –

-                     Ok non c’è problema…ci sarò. –

-                     L’altra cosa non credo ti piacerà…conoscendoti…ma ritengo sia un’opportunità di pubblicità diversa dal solito e che dovresti quindi prenderla in considerazione. –

-                     Dimmi di che si tratta allora?-

Fece una plateale pausa, lisciando con le mani pieghe immaginarie… su quell’abito azzurro polvere che le fasciava il corpo come una seconda pelle.

I capelli biondi sembravano disegnati da un fumettista…e più di qualche volta aveva immaginato di sentirle pronunciare la battuta di Jessica Rabbit…”non è colpa mia se mi disegnano così! “…ma come sempre …anche questa volta non avvenne.

-                     Sembra che una giovane stilista  emergente abbia coronato il suo sogno di presentare la sua collezione di gioielli in un negozio aperto appositamente per lei da Tiffany. E’ la prima volta che accade… da sempre… e la notizia naturalmente ha fatto il giro del mondo…come uno scoop….-

Come se improvvisamente l’aria avesse acquistato sapore cominciai a nutrirmene e a farne parte. Questa donna non poteva che essere lei…che aveva risollevato le sorti in crisi della grande azienda…la quale per ringraziarla riteneva senza dubbio doveroso farle dono della visibilità del suo marchio.

-                     Conosci il nome di questa donna?-

 Non mi resi conto di aver alzato la voce e Stephanie alzò lo sguardo sorpresa e lievemente divertita.

Non mi importava nulla di cosa stesse pensando in quel momento…l’unica cosa che volevo sapere era…quel nome.

-                     Sembra che nessuno l’abbia mai incontrata e che di solito preferisca rimanere nell’ombra…forse per nascondere qualche segreto…comunque sta di fatto che in questa occasione farà il suo debutto e la curiosità generale è grande. Tutti i riflettori dei media saranno puntati su questo evento e ciò significa che darà luce anche alla tua presenza. –

Rimasi sconcertato dalla fortuna che mi stava regalando il destino e senza volere mi misi in ginocchio di fronte a lei come un fedele davanti all’altare.

-                     Quando?….dimmi quando avverrà questo evento?-

Cercai di mascherare l’incontenibile gioia della notizia, ma le mie labbra non collaboravano aprendosi da sole in un sorriso ebete e i miei occhi sfavillavano come se avessi uno spot di luce abbagliante puntato direttamente in viso.

-                     Mi sorprendi Robert…pensavo odiassi metterti in vetrina. –

-                     Rispondi alla mia domanda…è molto semplice. Quando? –

-                     Alle 20.00 ci sarà un coctail di benvenuto…e il resto della serata rimane ancora una sorpresa per tutti. –

-                     Certamente lo sarà…-

 Queste ultime parole mi erano scivolate di bocca involontariamente, inondando i miei pensieri di dolci promesse.

Avrei potuto rivederla…e chiarire ogni cosa.

Chiusi gli occhi sopraffatto dall’emozione e senza rispondere a nessuna delle domande con le quali Stephanie mi tempestò…mi rimisi in piedi…pronto a giocare le mie carte…e tutto il mio futuro con Francies.

Era il nostro momento….e lo avrei reso indimenticabile.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Splendido capitolo Francies, ricco di amore e romanticismo con un pizzico di sorpresa che rende tutto perfetto...
Trilly

Chastity ha detto...

AAAAAAAAhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!
Sul più bello? Noooooo!!!

MERY ROBERT ha detto...

NOOOOOOOOOOOOOO!!!! NN SI FA COSI FRA ...A QUANDO IL PROSSIMO PARTO???????????? SPERO SIA GEMELLARE!!!!!CAPITOLO MERAVIGLIOSO E INTENSO.BACI MERY

Anonimo ha detto...

Ogni volta mi sorprendi e mi laci con un sorriso stampato sulle labbra... questo è amore, puro e vero amore.... FAVOLOSO!!!

francies cullen ha detto...

lo amo.... dentro

Baby Cullen ha detto...

splendidooooooooo.. poesia allo stato puro....ma perchè mi lasci sempre col fiato sospeso??? ti prego continua in fretta non vedo l'ora di leggere il loro incontro!!!

Francies Cullen ha detto...

saranno brividi...e ghiaccio....fuoco e scottature...sara' unico....e indecente

Anonimo ha detto...

Fra.......meraviglioso!!!!! Intenso come sempre....mi hai lasciato con il fiato sospeso.....ti adoro!!!! Emma

Georgia ha detto...

omammasauraaaaaaaa...Fraaaaaaa non lasciarmi fuori da quella porta ad aspettare di andare all'inaugurazione...VOGLIO TUTTOOOOOOOOO...resto in trepidante attesa!!!! LOve You