sabato 2 aprile 2011

capitolo 35


Capitolo 35 - Robert



Ero ancora frastornato quando mi avviai verso la sala per raggiungere Thomas e gli altri ragazzi del gruppo…Francies ed io non avevamo finito il nostro discorso, ma dentro di me ero già giunto alla mia decisione…e mi piaceva, mi sentivo bene…eccitato e felice.
Lo stato d’animo mi diede l’entusiasmo per affrontare quello che avevo intenzione di organizzare per Lizzy…e se fosse andato tutto come avevo pensato, sarebbe stato memorabile.
Thomas stava suonando il sax senza troppo entusiasmo e quando mi vide arrivare spedito  disse due parole al bassista accanto a lui e mi raggiunse.
- Che c’è amico…qualcosa non va?-
 Era in gamba, lo avevo capito subito…sapevo con certezza che avrebbe potuto aiutarmi.
- Senti Thomas…ho assolutamente bisogno che tu mi dia una mano ad organizzare una cosa. Hai voglia di far sentire a questa gente un po’ di vera musica?-
 Mi guardò sorpreso e un mezzo sorriso gli crebbe all’angolo della bocca, mentre le dita delle mani giocavano coi tasti dello strumento che teneva appeso al collo.
- Non dirmi che capirebbero e poi non è quello che mi è stato chiesto di fare, sei sicuro di quello che dici? –
 Mi avvicinai perchè potesse sentirmi soltanto lui.
- Lizzy ha deciso di stupire il suo uomo e chi meglio di noi potrebbe farlo? C’è solo un particolare…Ci spostiamo giù in piscina…è tutto predisposto, che ne dici? -
- Dico che sei pazzo e quindi….mi piace….ci sto. –
 Aveva messo in mostra il suo irresistibile sorriso perfetto e l’occhio scuro ed intenso brillava per l’allettante prospettiva.
- Per favore allora occupati tu di tutto…gli strumenti, le casse…sai meglio di me come fare, ma bisogna fare in fretta. –
 Avevo già in mente un’altra cosa che poteva aiutare a creare la giusta atmosfera e sapevo anche chi mi avrebbe aiutato.
- Fidati di me, lascerò qui quasi tutto…nel furgone abbiamo altrettanti strumenti che teniamo per i casi eccezionali e questo mi sembra uno di quelli. –
 Gli diedi una pacca sulla spalla.
 - Perfetto allora…ti mando qualcuno per farti vedere dov’è quello che ti serve ok?...e grazie…sei un amico. –
 Fece soltanto un cenno con la testa e tornò dai ragazzi per dare la notizia.
 Diedi uno sguardo intorno cercando di incontrare gli occhi di Francies, ma non la vidi e nemmeno Lizzy…non me ne diedi pensiero e continuai a camminare verso il tavolo dei coctail, dove Erika stava servendo degli aperitivi raccogliendo il liquido rosato da una grande ciotola di cristallo dalla quale intingeva sapientemente servendolo nei bicchieri.
Mi avvicinai e la vidi subito aprirsi in un sorriso che non lasciava dubbi sul cosa pensasse di me…mi piaceva il suo sguardo sveglio e le sorrisi a mia volta.
- Ciao Erika…- Chiamarla per nome ebbe il suo effetto.
- Ciao Rob…- Si era distratta e aveva rovesciato nuovamente il bicchiere che teneva in mano.
- Avresti un po’ di tempo per me? –
 Rimase interdetta e mi guardò come se avesse visto un angelo volare accanto a lei. Mi venne da ridere, ma ero abituato a reazioni del genere e continuai a spiegarle quello che desideravo fare…senza darle modo di rispondere.
- Allora?...Che ne dici? Puoi dedicarmi qualche minuto? -
- Anche tutta la vita…-
 Rise insieme a me, era al settimo cielo e mi seguì verso l’uscita.
Organizzai ogni cosa senza difficoltà e nel giro di una mezz’ora eravamo quasi pronti.
Quel tocco di magia dato dalle candele accese avrebbe fatto il suo effetto…ed Erika era della stessa opinione.


Raggiunsi nuovamente la sala con il desiderio di riavere il mio angelo tra le braccia e alzato lo sguardo verso la scala che conduceva al piano superiore la vidi scendere lentamente, sollevando il lembo della lunga gonna con una mano e con l’altra appoggiarsi al braccio del suo amico Diego, ridevano guardandosi negli occhi…lui vi poggiava sopra la sua….ed io mi sentii morire il fiato in gola…come se mi avessero rubato l’aria.
Rimasi in disparte…a guardarli mentre si muovevano verso il grande terrazzo, impegnati a discutere qualcosa di divertente,mentre lo stomaco mi si contorceva e istintivamente tastai la tasca della giacca in cerca delle sigarette.
 Lei era bellissima…e lui troppo vicino.
Non conoscevo quella forte sensazione di disagio che provavo e tanto meno sapevo come gestirla…non ero io.
Sollevai il coperchio delle sigarette e ne feci scivolare una portandola alle labbra…la lasciai spenta…tormentandola da un lato all’altro della bocca.
Mi appoggiai alla parete aprendo un paio di bottoni della camicia che all’improvviso sembrava soffocarmi e, in preda all’indecisione sul da farsi, cominciai a tormentarmi i capelli che ribellandosi mi caddero sugli occhi.


 Avrei voluto andare da lei, prenderla per mano e portarla via con me, ma non lo feci…perché sapevo quanto fosse sbagliato…perché non ne avevo alcun diritto e perché non era in quel modo che la volevo.
 Da quando le avevo aperto il mio cuore, poche ore prima in albergo, avevo cominciato a fantasticare sul nostro futuro e mi ero lasciato forse trascinare troppo dall’entusiasmo.
 Lei era una donna bellissima…di successo e ancora non conoscevo nulla o quasi… di ciò che aveva alle spalle del nostro incontro.
 Portai la mano sulla nuca lasciando cadere indietro la testa e chiusi gli occhi ripensando agli incredibili momenti che avevo vissuto insieme a lei…alla sensazione della sua pelle sulla mia….al profumo dei suoi capelli quando si addormentava su di me…e alla sensazione di infinita dolcezza che provavo ogni volta che poggiava la sua mano sul mio viso…e mi sentivo a casa.
 Immaginare di rinunciarvi mi faceva male da morire…ma non volevo costringerla a fare niente…avrei lasciato che decidesse da sola cosa farne di noi due.
“ Noi due”….solo pronunciarlo mi dava un’emozione intensa…come se senza di lei mi fosse impossibile concepirla…
Sorrisi come un cretino, mentre la tensione provata poco prima via via sbolliva…sgretolando quel castello campato in aria che mi ero costruito vedendola al braccio del suo amico.
Sospirai profondamente e mi avviai verso la piscina…per raggiungere Thomas e gli altri che avevano già cominciato a suonare un motivo che conoscevo bene e che amavo suonare al piano.
 Lizzy avrebbe realizzato il suo desiderio di stupire Steve…ed io avrei avuto modo di farlo con Francies.
Raggiunsi la band sedendomi al pianoforte che eravamo riusciti a portare lì perchè situato al piano terra. Intorno a noi la fluttuante luce soffusa di una miriade di candele accese accarezzate dal vento tiepido che accompagnava il canto del mare.
Lizzy era già al suo posto, in piedi…accanto a me, finalmente sicura  nel suo ambiente naturale e mi sorrise grata e pronta all’esibizione.
Alzai lo sguardo verso il terrazzo e incontrai i suo dolcissimi occhi puntati nei miei e quell’inconfondibile sorriso…che come sempre… mi riempì il cuore di gioia….e di amore….

2 commenti:

dany ha detto...

Che dire sei fantastica....... Capitolo bellissimo e traboccante d'amore

mery robert ha detto...

FRA mi fai volare...senza ali!!! brava