giovedì 29 settembre 2011

Capitolo 53


Capitolo 53 – Francies





L’alba mi colse impreparata quando aprendo gli occhi ritrovai il suo volto che riposava sereno accanto a me. La sua pelle aderiva al mio corpo come l’aria che ci avvolgeva ed era una sensazione di piacere assoluto…tenero…dolcissimo, appariva fragile.

Le palpebre chiuse tremolavano un po’ per i sogni che in quell’istante attraversavano la sua mente e inconsapevolmente sperai in quelle immagini di esservi anch’io. Sulle labbra un lieve sorriso, un’espressione di benessere…era un bel sogno. Non osai svegliarlo e mi lasciai distrarre …attratta dalla luce offuscata che traspariva dalle sottili tende che coprivano a drappo la grande vetrata. Uno strano bagliore dorato sembrava ovattare la stanza che riluceva di un colore caldo, creato ad arte dal drappo che abbelliva le finestre e che fungeva da filtro, trasformandola in un riflesso dal colore acceso… l’atmosfera era rilassante.

Conoscevo bene quella casa e apprezzai nuovamente l’innegabile classe che contraddistingueva Louis  nelle sue scelte…era un uomo meraviglioso…ed un amico ineguagliabile.

 Immaginai fosse opera sua la comparsa improvvisa di Robert la sera precedente ed anche se in principio mi ero ripromessa di ucciderlo non appena ne avessi avuta l’occasione…ora …non potevo che rendergli merito per avergli permesso  di raggiungermi e di sciogliere ogni dubbio mi ponessi inutilmente.

Tornai ad osservare il volto dell’uomo che amavo…era splendido.

Ogni volta che accarezzavo le linee del suo viso mi sembrava di non poter più respirare…e quasi mi commosse ripercorrere ogni curva che univa insieme le sue sembianze…stupendomi ancora di quanto fossero semplicemente perfette.

L’amore ammanta ogni piccolo difetto trasformandolo in pregio, ridonando agli occhi di chi guarda una immagine che lascia senza speranza a bocca aperta…..

Non resistetti e sfiorai con la punta del dito le sopracciglia  un po’ arruffate…  la mano scivolò tra i capelli…e lento vidi sorgere un sorriso…su quel volto indiscutibilmente perfetto.

-                     Ciao. – Gli occhi chiusi…mi cercò stringendomi a sé.

-                     Ciao.-  Gli sussurrai sulle labbra schiuse, coprendole con le mie.


Mi accoccolai tra le sue braccia e respirai l’odore intenso di uomo che sprigionava la sua pelle…profumo di casa, la mia casa.

Scivolai lentamente fuori dal letto sentendo le sue dita cercare di trattenermi.

-                     Dove scappi? – Mugolò mezzo addormentato.

-                     Torno subito…dormi. – Sorrisi mentre Rob si accoccolava al cuscino brontolando quasi addormentato, mancava si mettesse il pollice in bocca e il quadretto era completo. Quasi scoppiai a ridere pensando all’immagine e mettendomi la mano davanti alla bocca raccolsi il copriletto blu notte scivolato a terra e me lo avvolsi intorno dirigendomi al bagno.

In quella stanza non vi erano tendaggi a coprire la visuale all’esterno e proprio in quel momento il sole stava sorgendo, cercando un varco tra la fitta coltre di foschia che copriva il cielo, senza grande successo.

Mi sistemai un pochino e guardandomi allo specchio vidi riflessa una nuova espressione del mio volto…più distesa…serena…e senza osare troppo avrei detto felice.
Lo stomaco brontolava sottolineando che non toccavo cibo dal pranzo del giorno precedente. Ricordai quel profumo di torta che mi aveva accolto la sera prima e uscendo silenziosa dal bagno diedi una sbirciatina al grande letto dove Robert dormiva profondamente come un bambino e mi diressi in cucina…tenendomi stretto il grande telo che mi avvolgeva e che trascinavo per il corridoio dove giacevano ancora abbandonati a terra alcuni indumenti che ci eravamo tolti di dosso nella foga d’amarci.

Mi venne ancora da ridere e raccogliendo quel che rimaneva del mio reggiseno feci una corsetta raggiungendo il grande salone.

Aumentai il passo e facendo la curva che dava alla cucina mi trovai davanti un uomo di spalle che frugava in un cassetto. Spaventata a morte portai entrambe le mani sulla bocca quasi urlando e il telo cadde a terra lasciandomi nuda e in una posa ridicola col reggiseno appeso alle dita. Louis, che si muoveva di soppiatto, si voltò  spalancando gli occhi e rimase per un momento impalato a guardarmi.


Mi resi conto solo dopo qualche istante dell’imbarazzante quadretto e in fretta raccolsi un lembo del copriletto..tornando a coprirmi.

-                     Tesoro sei splendida stamattina, dormito bene? O dormito affatto?-

-                     Togliti quel risolino dalla bocca e dimentica quello che hai appena visto per favore. E smettila di ridere! – Ero in imbarazzo da morire.

-                     Come potrei…non mi ero mai accorto di quanto fosse giunonico il tuo seno, davvero invidiabile. – Sussurrava con fare cospiratore e la cosa sembrava divertente. Louis era l’ultima persona che pensavo mi avrebbe mai vista nuda, ma mi resi conto anche come la cosa non lo avesse minimamente toccato. Avere un amico gay era la cosa più bella e rilassante del mondo.

-                     Non dire scemenze e piuttosto…che ci fai qui a quest’ora,  Robert è sul tuo letto che dorme. –

-                     Appunto cara, il mio letto…non mi ci far pensare che mi eccito… casa mia. Vi ho lasciati soli più che ho potuto, ma, mia cara fanciulla, stamattina alle 10.00 devo essere negli studi di una importante rete televisiva per girare un’intervista alla quale avresti dovuto esserci tu  e mi sembrava inopportuno presentarmi con gli stessi abiti della sera dell’inaugurazione, tu che dici? Stavo cercando i miei gemelli d’oro bianco…che stanno da Dio con l’abito Blu che devo mettere. – E continuò a frugare nel cassetto alzando poi la mano tenendo tra le dita il trofeo delle sue ricerche.

-                     Eccoli…lo sapevo. Hai fame tesoro? Lolita mi ha lasciato la sua famosa torta ai lamponi in cucina…è  sublime…vuoi assaggiarla? – Era innegabilmente un amore quell’uomo e con quegli occhioni dolci non riuscivo mai a dirgli di no. Lanciai un’occhiata in direzione della camera…

-                     Non preoccuparti cara…Morfeo se la sta spassando col tuo Adone e dopo questa notte “ de fuego” Robert non avrà nemmeno la forza di difendersi.-

-                     Ma che dici? Oh sei terribilmente volgare quando ti ci metti! – Mi abbracciò teneramente baciandomi la fronte e mi condusse verso cucina.

-                     Lo so, ma non sono io quello che lo ha distrutto stanotte…purtroppo… aggiungerei. –

-                     Non ti azzardare a far pensieri su di lui eh? Non lo potrei sopportare dal mio migliore amico. –

-                     - Certo, certo…soltanto per quello. Siediti che ti servo io. Vuoi del caffè veramente buono? Me lo faccio arrivare dalle piantagioni di mio padre…non so nemmeno quali, ma so che è favoloso. – Armeggiava in cucina con la sua solita sicurezza, agile e veloce in meno di due minuti avevo  allestito un buffet degno di uno chef.

Sorseggiavamo la bevanda calda da due grandi tazze in porcellana bianca, come se fosse una cosa che facevamo tutti i giorni. Amavo la compagnia di Louis perché sapeva sempre dire la cosa giusta al momento giusto e mi insegnava ad amare la vita…suggerendomi con grande entusiasmo come assaporarne i doni che offriva. Non avevo mai indagato sulla sua vita sentimentale e sapere che viveva solo mi rattristava, anche se dal suo viso sempre sorridente non traspariva alcun disagio a riguardo. Di certo non era un recluso quanto lo ero stata sempre io….quindi non avevo motivo di preoccuparmi della sua vita sociale.

-                     Grazie Louis per tutto quello che fai per me…non potrò mai ripagarti abbastanza. – Lui sorrise guardandomi negli occhi.

-                     Lo stai facendo…sorridendo in quel tuo modo speciale. Voglio che tu sia felice e che ritorni a vivere…il resto è solo lavoro. Tu sai che potrei starmene tranquillamente a Bali a godermi il Sole, ma non è ciò che voglio. Adoro quello che riescono a creare le tue mani e mi rende felice rendere partecipe il mondo di questa tua dote speciale. Davvero.-

-                     Sei un amore. – Dissi addentando la fetta di torta e impiastricciandomi la faccia di marmellata.

-                     Lo so…è  più  forte di me! – Rispose ironizzando come sempre e facendo altrettanto.

Stavamo assaporando quella delizia quando sulla soglia della cucina Robert si presentò nudo con i boxer infilati in testa a modi berretto che cade di lato e il perizoma mio che faceva roteare sul dito come una girandola.

Voleva essere divertente, ma non appena si accorse di Louis rimase come paralizzato, con gli occhi spalancati e immobile a bocca aperta.

-                     Che figura di merda…- Disse sereno prima che tutti e tre scoppiassimo a ridere quasi soffocando per la torta che ancora avevamo in bocca.

-                     Buongiorno Robert, vedo che sei in gran forma anche tu stamattina…ti unisci a noi? Il caffè è caldo e la tua fetta di paradiso sarà subito sul piatto. Siediti…non ti far problemi, non sei l’unico oggi ad aver fatto lo show.-

-                     Porca miseria…era dai tempi del liceo che non facevo una cosa del genere. Mi sento proprio un cretino. – Si sedette accanto a me infilandosi disinvolto le mutande che aveva prima in testa.

-                     Ciao Amore mio. – Mi salutò sfiorandomi le labbra con un bacio.

-                     Se vuoi ringraziare anche me con un bacio dimmelo…non mi offendo. –

-                     Louis non dirlo due volte…non sarebbe la prima volta che bacio un uomo…e anche se mi fa un po’ strano…non è poi così terribile. – Fingeva di volerlo fare e lo fermai afferrandogli il braccio.

-                     Ma che dici? Ora scopro che sei qui per Louis e non per me…Santo cielo che giornata. Hai altre sorprese in programma? – Giocavo e lui fece altrettanto.

-                     Anche se fosse non te lo direi…stanne certa. Oggi sono felice e quindi aspettati di tutto…D I  T U T T O!!!!-  Gli occhi sprizzavano gioia e, uniti al viso ancora mezzo addormentato che aveva e ai capelli che sembravano litigare tra loro, erano davvero buffi e spettacolari. Quel verde unico dalle sfumature marine…parlava da sé.

-                     Immagino che dovremmo lasciare libera la casa…tu che dici Francies? –

Improvvisamente si sentiva di troppo, come se avesse approfittato abbastanza del buon cuore di Louis che prontamente intervenne alzando le mani.

-                     Non lo dire nemmeno per scherzo. Non sarei passato se non avessi avuto un impegno importante. Mi faccio una doccia al volo..mi cambio in due minuti e riparto. Oggi è domenica e quindi potete rimanere quanto vi pare…io ho da fare ….altrove diciamo. –

-                     Sei sicuro che non disturbiamo Louis….davvero?- Gli feci eco poco convinta.

-                     Certamente…ora voi finite qui che io intanto mi preparo in fretta. –

E si dissolse con elegante disinvoltura come sempre.

-                     Che voleva dire prima dicendo che non sono l’unico che ha fatto lo show stamattina?- Rimasi un po’ interdetta…bocca con espressione da allocco.

-                     Beh…che ne so!. Tu non lo sai, ma Louis è un po’ matto.-

-                     Guarda che ti ho sentito eh? – La voce lontana di Louis che frugava nella cabina armadio di là della parete.

-                     Scusamiiii…ti adorooo. - Urlai forte perché  mi sentisse. Sospirò in modo plateale.

    La situazione era alquanto strana…mi sentivo come una liceale in casa con i coinquilini matti…una sorta di “Friends” dal vivo.

-                     La tua vita è più vivace di quanto immaginassi…questo è sicuro. E io che credevo che la mia fosse un delirio…ah ah…sei un fenomeno baby. –

-                     Baby?...Ma che ti prende stamattina…non ti allargare troppo “ baby”, non sono la tua pupattola ok? – Finsi di essere offesa, mentre alla porta comparve Louis vestito di tutto punto come appena uscito da una copertina di Vougue.

-                     Vi lascio bisticciare in santa pace piccioncini…non sfasciatemi la casa, ho visto che il letto è già sparso per il corridoio…nel caso vi servisse…ho un’altra camera grande…intatta.- Mi baciò la guancia di fretta sospirando e accarezzò la mano di Rob appoggiata sulle mie ginocchia, lanciandogli un bacio con le dita dell’altra mano.

-                     Fate i bravi….- E scomparve sbattendo la porta…così com’era venuto.

-                     E’ davvero uno spasso quell’uomo…accidenti quasi quasi lo baciavo davvero….è stupendo. – Voleva la guerra   e l’avrebbe avuta.

Mi alzai dallo sgabello fingendo di inciampare e lasciai scivolare il telo tra le dita…che cadde a terra ai miei piedi. Lenta e voluttuosa mi chinai per raccoglierlo….esponendo senza pudori il mio corpo alla sua vista…mi ci avvolsi girandomi a guardarlo. Nei suoi occhi lussuria e devozione….amore e fuoco. Vidi il suo corpo reagire spontaneo al richiamo che gli avevo lanciato e fingendomi spaventata fuggii ridendo verso la camera….inseguita da quell’uomo meraviglioso che aveva ridato un senso alla mia vita….


lunedì 19 settembre 2011

Capitolo 52


Capitolo 52 – Robert


   Quasi avesse il peso di un’armatura medievale mi ero finalmente tolto dal cuore l’assenza di lei ed ora …leggero e assetato del suo elegante profilo…attendevo con ansia che scendesse la sera per incontrarla.
   La registrazione dello show era in perfetto orario e dopo meno di un’ora ero  corso veloce sulla via che mi avrebbe condotto all’evento in Fifth avenue.
   Ero in anticipo rispetto all’appuntamento  fissato da Stephanie , ma non riuscivo a tenermi lontano dalla mia fonte di energia e una volta sceso dall’auto avevo percorso lentamente quell’insolito tappeto rosso, sapendo per certo che l’arrivo di Francies sarebbe avvenuto come di consueto in coda a tutti gli altri. Mi fermavo a rispondere alle ripetute domande che giungevano da quel muro di flash come ero solito fare nelle mie interviste che mai come quella sera mi erano state  indifferenti e mentre davo risposte sfuggenti alle futili domande dei giornalisti, mi accorsi del cambiamento del brusio di fondo.


Molti dei volti che avevo davanti erano stati attratti da qualcosa che giungeva alle loro spalle e lentamente mi ritrovai ad essere quasi trasparente…come se a nessuno importasse più di me. Ne approfittai per avvicinarmi all’entrata, dove avrei avuto una migliore visuale e dal fondo dell’ampia via vidi brillare una lussuosissima limousine che si fermò a pochi passi da me…nascosta quasi subito da un gruppo di fotografi che erano usciti dalle loro postazioni per non perdersi il momento culminante.

 Arretrai per riuscire a vedere meglio fino ad incontrare col tallone un paio di scalini un po’ nascosti…vi salii e rimasi in attesa.

Un uomo affascinante aveva aperto lo sportello dell’auto sorridendo compiaciuto ai flash che lo accolsero al suo passaggio e tendendo la mano pronunciò brevi parole che non riuscii a sentire, sovrastate dalle voci della folla che attendeva ai lati del marciapiede.
    Come se fosse un sogno che prende forma dal nulla…la sua mano comparve esitante…posandosi leggera sulle dita di lui che l’accolse come una regina.
Desiderai che quella mano fosse la mia e che le braccia che la accolsero non fossero per lei un riparo così evidente. Apparve come quando il Sole si fa spazio tra le nuvole e per un attimo i nostri sguardi si incrociarono …per poi riperdersi nella confusione del momento.
 Come raggi di luce che si inabissano nel mare vincendo lo specchio d’acqua e portando la vita, così i suoi occhi avevano raggiunto il mio cuore, ossigenando la speranza di poterla amare ancora  in esso riposta.
     Ebbi un fremito…ma nessuno lo vide.
    Rimasi nell’ombra ad osservare quella creatura che aveva cambiato tutto in me…e la vidi impaurita e fragile aggrapparsi al braccio di quello sconosciuto che sembrava avere particolare cura di lei. Rimasi in silenzio….spettatore di un momento così importante e che sentivo il bisogno di condividere con la donna che amavo...piuttosto che solo in un angolo .
    Quante cose erano cambiate dopo il nostro primo incontro…che risaliva solamente a qualche giorno prima…eppure sembrava così lontano.
    Tutto appariva diverso senza il mio angelo accanto…inutile, effimero, vuoto e sebbene fossi consapevole delle difficoltà alle quali andavamo incontro stando insieme non potevo nemmeno pensare  di rinunciare a provarci.
   A pochi metri, nascosta dal muro di fotografi, sentivo la sua voce flebile, seguita sempre da quella dell’uomo che la accompagnava e che continuava a stringerla più del dovuto.
   Mi chiesi chi fosse…
   Lei non mi aveva parlato di nessun uomo nella sua vita…non poteva avermi mentito, non la credevo capace.
   Scivolavo lento lungo il percorso che conduceva all’interno, mentre Stephanie mi attendeva con il volto stupito…chiedendosi cosa mi passasse per la testa.
  Le sorrisi appena e tornai a volgermi verso Francies, sulla quale tutti gli sguardi erano puntati.
  Era splendida in quell’abito rosso corallo che metteva in risalto la sua pelle ambrata, scendendo ad accarezzare le sue curve morbide…il seno premeva sulla sottile stoffa ad ogni respiro ed io mi persi nel movimento fluido del suo corpo perfetto. I lunghi capelli lasciati liberi come amava lei, riflettevano ad ogni flash come se scintillassero.
Lisci e setosi…mi sembrò di sentirli tra le dita.

Era perfetta.
Era Francies.
   
   Li vidi scambiarsi un sorriso che poteva dire molte cose e poi…
   Quell’uomo l’aveva baciata.
  Mentre gli scatti infiniti della fotocamere immortalavano quell’attimo, la mia mente elaborò il timore di perdere quel prezioso gioiello che la vita aveva messo sulla mia strada e che ora sembrava svanire tra le braccia di un altro.
   Si aggrappava a lui come se non potesse reggersi senza e non capivo… lento il fiato mi venne meno…sospeso …a chiedermi se quello che provavo fosse paura, gelosia o forse entrambe.
   Non poteva vedermi, nascosto com’ero da alcuni pannelli pubblicitari posti all’interno dei locali, ma io sì.
   Rimanere ad osservarla, mentre si avvicinava inconsapevole della mia presenza era una sofferenza.
   Ad un tratto quell’uomo l’aveva presa in disparte, proprio dietro al pannello che avevo di fronte e le aveva parlato.
   Riuscii a cogliere solo alcuni tratti delle loro voci, coperte dalla musica che faceva da sfondo all’evento.

-                     Come ti senti gioia, sei splendida...- Mi parve di soffocare.
    Poi si perse la voce nel brusio.
-                     Se…- Lei.
 Ancora suoni confusi.
-…ti avrei già sposato. – La risata di entrambi…la terra svanire sotto ai miei piedi.

Non può essere vero…no!

Raccolsi quel che rimaneva del  mio orgoglio ferito e rimettendo insieme i pezzi di un sogno che sentivo infranto uscii allo scoperto per affrontare l’inevitabile realtà dei fatti.
Mi aspettavo di vederli abbracciati, mentre uccidevano irrimediabilmente quel che di più bello avessi provato nella mia vita….invece…li vidi allontanarsi per poi separarsi.
    L’uomo si era spostato all’altro capo della boutique per accogliere alcuni invitati, mentre il mio angelo sorrideva,  incantata ad osservare lo scintillio di quel regno del lusso.

La raggiunsi titubante, osservando il profilo della sua figura di schiena.

Non potevo andarmene senza averle parlato, senza sapere, senza risentire la sua voce pronunciare il mio nome.

-                     Ciao angelo mio. – Attesi immobile.

Sembrò che il tempo si fosse dissolto in gocce, formando ai nostri piedi…una nuvola d’acqua che a malapena ci sosteneva.
   La pelle di seta era un  richiamo forte, mi dovetti trattenere per non abbracciarla davanti a tutti.
   Attesi per un attimo che si voltasse, sperando forse che sentire la mia voce l’avrebbe rallegrata e che mi avrebbe poi accolto tra le sue braccia, ma non avvenne.
   Lenta abbassò il capo, lasciando che i capelli le accarezzassero le spalle, scoprendo quel piccolo neo nascosto alla base del collo, uno dei mille splendidi difetti di lei che mi faceva impazzire.
   Non resistetti ed esistante cercai la sua mano, intrecciandola delicatamente alla mia, come se non riuscissi più a trattenere il contatto.
   Risentire il calore della sua mano che si abbandonava alla mia e il profumo unico della sua pelle fu come ritornare a casa dopo lungo tempo e ritrovare intatte le emozioni vissute tra quelle mura nel tempo.
   Tutto ciò che avevo provato riemerse incontenibile ed  invitandola a voltarsi, cercai di farle comprendere con lo sguardo quanto mi fosse mancata.
    Rimasi incantato a guardarla, mentre mi portavo la sua mano alle labbra e ne respiravo la delicata essenza.

-                     Ciao Robert. - La sua voce fredda….distaccata.

Tutto sembrò tingersi di grigio, mentre dalle sue labbra continuavano ad uscire frasi per me senza senso nelle quali sembrava incolparmi di cose assurde e incomprensibili.
   Cercai di mantenere la calma...anche se non ero a conoscenza di  risposte che  potessero calmare lei.
    Cercavo di capire, ma ogni sua affermazione mi feriva.
    Mi sentii morire quando mi voltò le spalle per fuggire via e cercai di raggiungerla sfiorando la soffice pelle della sua irresistibile schiena nuda..

-Ti prego aspetta!- Ero confuso , frustrato e il mio cuore non si dava pace.

Poi tutto accadde in fredda…lei non c’era più e al suo posto c’era quell’uomo che continuava a sommergermi di parole che faticavo a seguire, impegnato com’ero a cercare lei con lo sguardo tra la folla. Non lo volevo ascoltare, desideravo soltanto il mio angelo che sembrava ora essersi dissolto nel nulla.
    Le parole di Francies mi avevano sconvolto e sebbene cercassi di mantenere un certo controllo, dentro  me c’era l’inferno.

-                     Senti Robert, posso chiamarti così vero? – Non risposi e lasciai che continuasse, non mi importava nulla di quello che aveva da dirmi…nulla.

Cercai di andarmene per seguirla, ma la mano forte di quell’uomo mi trattenne.

-                     Lo farò lo stesso. Devo ringraziarti dal profondo del cuore per quello che hai fatto a Francies, quella donna aveva bisogno di tornare a vivere…e nonostante io ci abbia provato per anni, soltanto tu hai saputo ridonarle il sorriso perduto. –

-                     Ma che stai dicendo? – Ero sempre più sorpreso e mi voltai a fissarlo negli occhi con aria interrogativa.

-                     Quella folle creatura, che adoro più di ogni altra persona al mondo, ama te…e posso ora comprenderne il motivo. - Mi squadro' dalla testa ai piedi.
- Ma tornando a lei…ebbene… soffre,  perché teme tu l’abbia illusa per poi filartela. –

-                     Ma come le è venuto in mente e poi tu che ne sai di quello che c’è tra di noi? –

-                     Sono il suo migliore amico mio caro Robert, per non dire l’unico, accidenti!!! E in questo breve frangente nel quale sei scomparso nel nulla ho dovuto fare da balia alla sua anima ferita. Lo sai cosa significa? Non credo tu la conosca quanto me e non so nemmeno se augurarmi che questo accada, ciò nonostante quella donna ha bisogno di te quanto tu di lei a quanto vedo o mi sbaglio? –

Abbassai gli occhi, scosso e impotente, come se improvvisamente le energie mi avessero abbandonato, poi tornai a fissare lo sguardo in quegli occhi che sembravano sinceri...muto.

-                     Ecco, lo sapevo, non mi sbaglio affatto, quindi mio caro cerca di alzare il tuo famosissimo e per altro splendido di dietro e con disinvoltura esci da questo posto, recita quella parte che rese tanto celebre Shakespeare e che le donne adorano oltremodo. Non lasciare che le paure di Francies prendano spessore, aiutala a spezzare quella catena che la tiene legata al suo passato e riportala alla vita vera, quella che solo un amore pulito e sincero le può dare. Vuoi ascoltare questo splendido uomo…si fa per dire…che ti sta davanti? – Sorrisi…era davvero un attore nato, ma evitai di palesare i miei pensieri.

-                     Dov’è andata, tu lo sai? – Il cellulare che aveva in tasca inizio a squillare e lo vidi rispondere con un mezzo sorriso, chiedendomi di attendere un momento.

-                     Si Charles? Bene…Grazie di avermi avvertito. – Richiuse il piccolo cellulare riponendolo nella tasca.

-                     Ah le donne…creature prevedibili. Sta andando a casa mia, credendo forse di essere al sicuro…da cosa poi ? Lo sa solo lei. – Gesticolava sempre composto.

-                     Va da lei. Avvertirò Charles di attendere il tuo arrivo e di farti entrare nel mio appartamento, ma attento! Se la farai soffrire dovrai vedertela con me chiaro?Avrai tutto il tempo che vorrai, io mi sistemerò in albergo. -

Mi allungò un biglietto da visita con su scritto l’indirizzo e lo afferrai con entrambe le mani.

-                     Buona fortuna Robert. -

-                     Grazie Louis. -
Fu tutto ciò che gli dissi prima di voltarmi e raggiungere quasi correndo l’uscita…dove ancora si accalcavano i molti curiosi attratti dall’evento.

Fui quasi travolto da un piccolo gruppo di donne urlanti che indossavano una maglietta nera con la mia immagine stampata sopra...le evitai con l’aiuto della guardia del corpo che mi si era affiancata non appena avevo messo piede fuori dalla boutique.
    Raggiunsi l’auto e diedi il biglietto all’autista.

-                     Portami qui più in fretta che puoi. – Partì immediatamente come già conoscesse il posto.
   Afferrai il telefono che tenevo nel taschino della giacca e provai a chiamarla, ma la linea era muta…e piombai nel panico.
Cosa le avrei detto per farle capire che si stava sbagliando?
Perché si ostinava a credere che nella mia vita ci fosse un’altra donna?
Cos’era accaduto di così terribile da portarla ad avere quell’atteggiamento scostante.
    Avevo bisogno di sentire le sue braccia strette intorno a me, le sue dita sfiorarmi il viso, di ritrovare il mio angelo e questa attesa mi logorava…assieme all’immagine di lei che si allontanava senza dirmi una parola.
    Allentai la cravatta aprendo un po’ la camicia e senza trovare pace  cominciai a tormentarmi i capelli, scoprendo che l’auto stava già  rallentando la corsa.
   L’autista accostò al marciapiede e scese per aprirmi lo sportello accorgendosi troppo tardi che lo avevo lasciato spalancato e che mi trovavo già all’altro capo della strada, dove avevo visto parcheggiata la limousine di Louis.
   Vidi uscire un uomo dal portone del palazzo di fronte e venirmi incontro.

-                     Mr Pattinson? –

-                     Sono io…lei dov'è? – Lo raggiunsi .

-                     Mi segua. –
    Faticavo a rimanere calmo di fronte a quell’uomo in livrea che sembrava non aver compreso l’urgenza dei miei passi e senza dire altro entrammo nell’ascensore. Lo vidi premere il pulsante più in alto, 36° piano.
   Veloce, come lo erano solamente i nuovi apparecchi dei grattacieli più recenti, quella lussuosa scatola di ferro ci portò subito a destinazione e non appena le porte si aprirono mi affacciai al corridoio sul quale vedevo un'unica porta.

-                     La prego, stia calmo, ora le aprirò  come mi è stato ordinato dal Senor Martinez…poi me ne andrò e lei avrà modo di stare solo con la signorina. Nessuno verrà a disturbarvi. –

-                     D’accordo, la ringrazio. – Accostò una tessera magnetica ad un sensore e la serratura scattò silenziosa.

Allungai la mano e lentamente scostai l’uscio.

La grande sala era immersa nel buio…profumava di dolce appena sfornato.
    L’unica cosa che i miei occhi misero a fuoco fu il profilo della donna che quasi sembrava fluttuare su New York addobbata a festa…teneva le mani appoggiate al vetro e lo sguardo perso in quell’orizzonte di luci…immobile.
    La parete di fondo dell’intero appartamento era in vetro e sembrava una enorme schermo sul quale veniva proiettata la sfavillante notte della più affascinante metropoli di sempre.
   Non aveva sentito il rumore dei miei passi, mentre cercavo di avvicinarla senza spaventarla.
   Mi sedetti dietro di lei, sul grande divano bianco che copriva gran parte dell’area centrale della stanza, mentre ad illuminare l’elegante figura di Francies, ancora ignara della mia presenza, c’era soltanto la flebile e calda luce del fuoco che scoppiettava nel singolare caminetto aperto…frutto senza dubbio della mente di qualche illustre designer di interni.
   Rimasi ad osservarla, mentre le sue dita scivolavano su quell’ampio strato d’aria compatta che sembrava faticare a sostenerla perchè non precipitasse nel vuoto. Non piangeva…non si muoveva…era come paralizzata da un dolore che sembrava toglierle la forza di reagire ed io ne ero in parte responsabile, anche se ancora non sapevo in quale modo.
    Sembrò risvegliarsi da un lungo sonno e abbassando lo sguardo girò su se stessa. Scorse l’ombra dietro di lei e si spaventò.

-                     Perdonami… sono entrato senza dire una parola, ma quando ti ho vista  non ho trovato più fiato per dire nulla. Sei bellissima.– Feci per alzarmi.

-                     No, ti prego. Rimani dove sei. – Percorse quei pochi passi che la dividevano dal caminetto acceso e si sedette accanto al fuoco, torturandosi le dita delle delicate mani dalle quali non accennava ad alzare gli occhi. Rimasi in piedi...ad ammirare il suo profilo scuro sullo sfondo delle fiamme.

-                     Perchè sei tornato? – Cercava di controllare il tremito della voce, ma me ne accorsi ugualmente.

-                     E’ una domanda alla quale dovresti riuscire a rispondere da sola, lo sai che ti amo…credevo fosse così anche per te. – Un gemito le sfuggì…soffocato.

Mi costrinsi a rimanere fermo al mio posto per evitare di innervosirla e per darle modo di confessarmi ciò che la turbava a tal punto.

-                     Credevo di sapere tante cose prima che te ne andassi a Londra…ma ora…- Non finì la frase.

-                     Ma ora?...Che cosa è cambiato Francies? Non capisco. – Volevo delle risposte, ma ricevevo solo sordide allusioni su qualcosa che non riuscivo a comprendere.

-                     Hai la tua vita…non hai bisogno di me. – Si alzò incamerando aria…dopo una lunga assenza di respiro.

Tornò a guardare i grattacieli illuminati, sistemando dietro l’orecchio il lungo ciuffo di capelli che le copriva il viso. La sua mano tremava…la nascose in fretta nell’altra, stringendola al ventre.

-                     Sicuro che ne ho bisogno… così come l’aria che respiro…e…- Incapace di starle ancora lontano mi avvicinai, si girò di scatto arretrando di un passo.

-                     …E cosa? Stammi lontano! Hai intenzione di riportarmi in quel Paradiso che sai creare come un illusionista, per poi sparire di nuovo tra le braccia di un’altra? Non sono quel tipo di donna che accetta un trattamento del genere. Credevo l’avessi capito. Ma a quanto pare..la cosa non ti sfiora nemmeno. Hai solo perso del tempo con me…ti consiglio di cercare altrove le tue cavie…io non ci sto più. –
Attaccava…fiera e decisa a difendersi …da me che non desideravo altro che renderla felice.

-                     Calmati Cristo santo, ma che hai oggi? Cosa avrò mai fatto di male?-Avevo alzato la voce anch’io senza volere.

-                     Hai ucciso ogni istante di felicità che credevo ritrovata, hai insultato le mie buone intenzioni …riducendo quel che è accaduto tra noi ad una cosa sporca, senza sentimento...quasi …volgare direi. Ma perché mi hai portata con te quel maledetto giorno?…- Urlando scoppiò a piangere. – Non potevi lasciarmi alla mia monotona vita…no…dovevi distruggere quel po’ di buono che vi era rimasto. – Si avventò su di me colpendomi il petto…disperata e fuori controllo. Ero sconvolto da quella reazione violenta.

Le circondai le braccia impedendole i movimenti e la strinsi forte a me.

-                     Calmati tesoro… va tutto bene. –

-                     No…non va tutto bene…niente va bene. –

Non voleva arrendersi e mi strattonò fino a liberarsi.

-                Non c’è nessun’altra donna nella mia vita Francies…nessuna…davvero. – Respirava ansimando per lo sforzo e rimase ferma di fronte a me, fissandomi in silenzio. Le ombre che oscuravano le profondità dei suoi occhi sembrarono dileguarsi, mentre mi auguravo che l’amore profondo che provavo per lei mi si leggesse a chiare lettere in viso. Ero incapace di difendermi di fronte a quel sentimento così intenso e non trovavo la forza di separarmi da quella creatura unica al mondo nemmeno per un attimo…non più.

-                     Ti amo angelo mio, ti amo come non ho mai amato e non ho mai smesso di farlo dal momento in cui sei entrata nella mia vita. Posso averti delusa per non averti chiamata da Londra, ma credimi…ho fatto di tutto per mettermi in contatto con te…e la mia unica colpa è di non esservi riuscito.
Non voglio che tu ti senta tradita, non hai nessun motivo per pensare questo, ma ti chiedo perdono ugualmente per essere stato tanto cretino da dare per scontato che avresti capito ...che davanti a te c’è soltanto un uomo tanto innamorato da perdere la testa e dimenticare il telefono in un maledetto taxi. –

Strinse forte le mani sulle orecchie e voltandosi corse via lungo il corridoio.

-                     Basta! Non voglio sentire altre bugie. –

La raggiunsi veloce e abbracciandola forte la voltai verso di me. Puntai gli occhi nelle iridi infuocate di quella splendida creatura che mi portava all’inferno e in Paradiso con un battito di ciglia e senza il suo permesso la baciai.
Fu un bacio violento e profondo…spinto dalla necessità di risentire il sapore della sua bocca.
Non le lasciai modo di riprendersi e la costrinsi alla parete per poter godere a pieno del contatto con quel suo corpo afrodisiaco che riusciva a risvegliare la parte animale che risiedeva in me sopita. Fece resistenza ed io le afferrai i polsi portandoli in alto sopra le nostre teste, allacciate in una sfrenata ricerca della lingua dell’altro. Sentivo il calore dei nostri corpi aumentare, mentre pressante e sempre più  intenso il desiderio di unirci diveniva per entrambi incontrollabile.
   Liberai le mani per poterla toccare. Erano giorni e notti insonni che sognavo di riassaporare la sua pelle …il suo profumo mi ubriacava.

-                     Sai di buono…- Le sussurrai mordendole il lobo facendola gemere.

Le spalline dell’abito di sottili veli di organzino caddero sotto le mie dita, liberando il seno soffice che accolsi tra le labbra incurante dei lamenti poco convinti di lei. Il velluto caldo della sua pelle che scivolava sulla lingua mi fece quasi impazzire e con un impeto selvaggio la sollevai da terra avvolgendo le sue gambe ai fianchi e assaporai il mio rifugio ritrovato, strappandole sottili ed eccitanti gridolini di piacere, mentre perdevo il senso dello spazio e del tempo…e vivevo soltanto di lei.
   Sentivo le sue dita affondare tra i miei capelli quasi aggrappandosi e il suo respiro aumentare il ritmo fino a divenire un delizioso lamento…sorrisi vittorioso mordendole un seno e sollevai la testa per guardarla.

-                     Non ti azzardare mai più a trattarmi in questo modo…Sei mia come lo sono io di te e non ti lascerò mai più dire il contrario. Ti ho desiderata ogni istante fino a sentirmi male e ora voglio sentirti urlare che quel che hai detto…erano solo bugie. – Morsi il delicato frutto che sporgeva sull’aureola di cioccolato…e la feci urlare.

-                     Dillo che mi ami …che ti sono mancato…e che quel che hai blaterato prima erano solamente sciocchezze. – Sorrise lamentandosi.

-                     - Tu sei pazzo…- Cercò di scostarmi mettendomi la mano in faccia e spingendomi via, ma ripresi a morderla infilandomi le sue dita in bocca e si arrese.

-                     Ok ok…mi sei mancato. – La feci cadere di colpo liberando le gambe e afferrandola al volo la costrinsi ad un casquet.

-                     E?.....- Eravamo ad un soffio uno dall’altra…sudati…eccitati e con un’immensa voglia di fare l’amore, ma volevo sentirmi dire che mi amava…in quel delizioso modo che soltanto lei sapeva fare e le sfiorai le labbra provocandola, accarezzandole, facendo violenza anche a me stesso che scoppiavo dalla voglia di sentirla mia…di essere parte di lei…di respirare la stessa aria, l’unica in grado di rendermi felice davvero. La fissai con gli occhi dell’amore…e con quel sottile velo di follia che anima gli sguardi degli amanti irriverenti.

-                     Ti amo. - Sussurrò appena…non mi bastava.

-                     A..Ah…Non ho sentito…- E l’allontanai quando cercò lei di baciarmi.

Liberò la mano posandola dolcemente sulla mia guancia…intrecciando i nostri sguardi in un vortice che risucchiò entrambi in un altro mondo…il nostro mondo…quello che ci isolava da ogni altra cosa e che proteggeva il nostro sentimento da qualsiasi pericolo.

-                     Ti amo alla follia dal primo istante che ti ho visto Robert Pattinson...ed ancor di più quando quei tuoi dolcissimi occhi verdi mi hanno sfiorata la prima volta. Ho lasciato che entrassi dentro di me come fa il vento quando spalanca le finestre…ed ora sono tua …finchè mi vorrai. –

La sollevai da terra facendola girare stretta tra le mie braccia, assorbito completamente dalla visione che avevo davanti…il mio angelo di nuovo sorridente, la gioia nelle sue risate…quegli occhi brillare per me soltanto.
   Percorsi quel corridoio buio finchè trovai la camera da letto.
   Non avevo fretta…non più, solo un gran bisogno di ritrovarmi in lei.
   I nostri abiti si erano dissolti in un attimo e i nostri corpi si intrecciavano come se finalmente si fossero ritrovati dopo lunga assenza.
Sciolsi ogni suo timore accarezzandola con infaticabile perseveranza e quando smise di tremare  sotto il tocco delle mie dita esperte la condussi in un’altra dimensione …a gemere…a chiedere di più…a supplicarmi perché la facessi mia.

 La sua pelle la mia unica dimora…

Arresa e umida era pronta ad accogliermi con pienezza e quando finalmente scivolai in lei non seppi più dov’ero, quale fosse il mio nome e dove iniziasse l’uno e finisse l’altra…il tempo senza sostanza…senza importanza...sospeso.
    Insieme raggiungemmo l’orgasmo….violento come lo sono tutte le cose che cambiano la nostra vita. Le nostre anime, come i nostri corpi, si erano fuse insieme, come se si fossero cercate da sempre e in altre vite avessero compiuto lo stesso identico tormentato viaggio al fine di ritrovarsi.
     Madidi di sudore…abbracciati e ansanti ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere di felicità e accoccolati uno all’altra, baciandoci dolcemente e senza sosta…ci abbandonammo a sogni che insieme ai ricordi di quella magica notte...non avremmo mai più scordato.